La scuola contro la guerra - comunicato della segreteria nazionale Chissà se Pasqua sarà una tregua per i kosovari
e per gli abitanti di Belgrado e di tutta la Serbia. Lo sarà
sicuramente per noi insegnanti, che in questi giorni potremo evitare
imbarazzate risposte alle domande di bambine e bambini, ragazze
e ragazzi sul come e perché accade quel che accade. Viviamo passo dopo passo l'esodo disperato di un popolo e a ciò si aggiunge l'immagine altrettanto crudele di ciò che non vediamo e che riusciamo a immaginare. Continueremo a dire, tra qualche giorno, che i rapporti tra culture
diverse sono il terreno dove oggi, come nel passato, e forse più
che nel passato, si misurano la civiltà di un popolo e le
qualità personali di ciascun individuo. E' difficile il nostro compito: educare attraverso l'esperienza - in questo caso l'esperienza di una virtualità vera, perché presente nello spazio e nel tempo - affinché nulla di simile debba nel futuro accadere, vicino o lontano da noi; e, contemporaneamente, porre al centro la domanda che fare, in quanto fare qualcosa adesso, subito, può salvare la vita di un bambino, di una donna, di un anziano, di un soldato... Chissà se qualche padre, qualche madre - in quell'esodo
povero di mezzi e di strade, in quel rifugio antiaereo - racconta
al figlio una visione felice della storia (del cammino che li porta
lontani dalla patria, del fragore delle bombe nella vicina periferia).
Roma, 1 aprile 1999 - CIDI (centro di iniziativa democratica degli insegnanti) |