Tavola rotonda - Le scienze per l'educazione alla democrazia
(Sala della Protomoteca in Campidoglio)

Apre la discussione Pino Donghi per i ringraziamenti ai convenuti e agli organizzatori. Segue un sentito e commosso ricordo di Franca Mariani, "compagna di molte avventure organizzative". Nel ricordo di Donghi la frase di Franca secondo la quale "il convegno meglio organizzato crolla davanti ad una spina non funzionante".
La questione da discutere appare immediatamente nella sua complessità e le domande a cui i relatori dovranno tentare di dare una risposta lo sono allo stesso modo:
- Cosa sono le scienze?
- Cosa si intende per educazione?
- Cosa c'è nella parola democrazia?
È importante ordinare queste parole e trovare la giusta relazione.
La cultura scientifica come modello per esportare la cultura nel suo complesso.

Carlo Bernardini
È sempre difficile cominciare. Trovare la chiave giusta per parlare dei temi di questa tavola rotonda. La domanda che dobbiamo porci è se la comunità scientifica, quella "comunità diversa" degli anni '60, è ancora una comunità capace di essere sovranazionale. Affermava Crover che è esistito un popolo che non ha mai fondato la sua ragion d'essere su una religione monoteista né su un governo autocratico: i Greci.
Da qui la nascita del pensiero scientifico contemporaneo. La paura di Crover era molto singolare: lo sviluppo del senso comune non è cosa solita, anzi può essere considerata un'eccezione e se dovesse "morire" non potrebbe rinascere.
"Per poter convincere qualcuno tu devi essere capace di farlo razionalmente".
Quale miglior presupposto per un regime democratico? Sicuramente il dialogo.
Le armi come strumento non sono appropriate per il dialogo. Alcune cose che accadono in questi tempi non permettono al dialogo di farsi avanti. In Cina, però, ci si sta preoccupando della cultura scientifica. È un segnale importante. In Italia accade il contrario perché si privatizza e si precarizza la ricerca.
Sentirsi "eredi" della cultura greca deve essere un passato da salvare . Da noi le cose stanno andando malissimo, il modo di gestire la ricerca è davvero "volgare". Dinanzi a questa spaventosa "volgarità" la sensibilità dell'opinione pubblica è bassa .

Interviene Pino Donghi per domandare se la "comunità diversa" a cui faceva riferimento Bernardini è ancora davvero una comunità diversa, considerato che leggiamo spesso di controversie tra gli scientisti, è ancora una realtà stabilmente diversa o sta cambiando qualcosa? (a cura di Assunta Morrone)

Edoardo Boncinelli
"Io sento di essere nato nel Paese sbagliato. A me la scienza piace (e lo dico al singolare). Quando si dice al plurale si mette lo sgambetto e si mina alla base il concetto stesso di scienza. La scienza prima che un contenuto è un metodo. In altri Paesi c'è un riconoscimento sociale dell'opera dello scienziato. In Italia gli scienziati sono appena tollerati".
La scienza è nata sì con i greci ma la parte dura, l'anima di fil di ferro è nata da pochi secoli. Il riferimento è alla scienza sperimentale. In alcuni casi potremmo dire che la scienza è nata da pochi anni ed è:
- Propulsione di progresso materiale
- Avanzamento culturale
- Scuola di atteggiamento democratico.
Queste motivazioni dovrebbero allontanare i giovani dallo studio delle Facoltà scientifiche per la loro complessità.
Il termine "innovazione" può portare a dei fraintendimenti. "Per fare bene" è necessario portare avanti ricerche per almeno dieci o quindici anni. La ricchezza delle nazioni dipende dallo sviluppo scientifico e tecnico. È vero, ad esempio, che in Francia gli intellettuali hanno da ridire sulla scienza ma è altrettanto vero che il potere li ascolta poco; in Italia si disprezza la scienza e la tecnicalità, quelle che vengono disprezzate in quanto la scienza produrrebbe solo verità limitate, settoriali. Qual è il merito di porsi domande? È facile porsi domande, trovare le risposte è la cosa più difficile. Lo scienziato cerca queste risposte ed è la sua più grande fatica. Egli si pone le domande per le quali una risposta dovrà pur esserci.
Parliamo in continuazione con i termini e con le problematiche della scienza.
Platone non avrebbe mai concepito il suo sistema filosofico senza la geometria di Euclide, Aristotele senza l'osservazione della natura non sarebbe mai giunto ai concetti di forma e sostanza, Kant senza Newton e così via.
La scienza produce continuamente argomenti e concetti di cultura. Si pensi, a questo proposito, dell'apporto della chirurgia. La forma mentis scientifica è quella che potrebbe essere la punta di diamante, il valore più alto della scienza: la capacità di discutere tutte le questioni.
La scienza non finisce qui, nel mondo scientifico per fare un passo reale c'è la necessità di un controllo collettivo. Esso non è garanzia di obiettività ma è il miglior modo per seguire l'evoluzione, per essere meno incerti su quello che il mondo e gli uomini ricercano.
È quindi necessario:
1. definire i termini
2. non essere contraddittori
3. essere capaci di ascolto
4. essere disponibili al controllo collettivo.
Questa è la democrazia. La democrazia è come la scienza, non è perfetta ma va discussa perché al momento non possediamo niente di meglio (Churchill).
Chi deve propagandare?
Gli scienziati, i media, gli insegnanti. Il peso principale di questa formazione ricade su tutti gli insegnanti. Solo così questo Paese può davvero diventare il Paese della scienza. (a cura di Assunta Morrone)

Gilberto Corbellini
Il dibattito scientifico ha dimostrato in che consistono i benefici della tolleranza. Ricordo il contributo della scienza alla democrazia (Jefferson) Oggi il problema vero è che a rischio la libertà della scienza. La nostra classe politica non sa come si stabilisce l'efficacia di una terapia medica; azioni disinformanti per cancellare nel nostro paese la ricerca nella genetica. Si vede la riforma Moratti, chi ha scritto di scienza? I nomi di chi scrive i programmi in altri paesi sono noti a tutti; in Italia non è cosi. La vicenda evoluzione emblematica di come nel mondo politico si pensi all'insegnamento scientifico. In questo momento il rapporto analizzato. Gli esempi in Europa non mancano si vedano le scienze fatte in Gran Bretagna in Germania, sul rapporto scienza e società. C'è nel nostro paese una percezione negativa dello scienziato. Piuttosto che trasmettere nozioni bisognerebbe utilizzare aspetti e concetti che sono più facilmente oggetto di fraintendimento. Ad esempio a differenza di altri, io penso che la storia della scienza importante per creare le condizioni per l'acquisizione di nozioni scientifiche. Anche in questo s'impara ad essere cittadini. (a cura di Caterina Gammaldi)

Corrado Sinisgaglia
E' necessario discutere del rapporto tra scienza e filosofia. Siamo dinanzi alla contrapposizione tra un pensiero umanistico ed un pensiero scientifico che porta a discutere con una totale misconoscenza di alcune delle cose di cui si parla, questo atteggiamento sembra disconoscere che la scienza nasce come una filosofia della natura. Sulla nostra incapacità di pensare alla scienza come cultura, dipende da questa visione. Oggi il problema sembra in che misura le scelte di un governo possano configgere con la scienza. Quale rapporto tra sapere e democrazia? Un risultato scientifico o una metodologia scientifica non si decide per alzata di mano. Da un lato si possono prendere le comunità scientifiche come modello per la democrazia; dall'altra può accadere che non è necessario che questa coincidenza ci sia. La ricchezza e la conoscenza scientifica è una conquista non solo teorica ma anche pratica e critica, nel senso sociale e civile. Una dicotomia come questa investe l'informazione e la formazione e bisogna sostenere con forza perché timore, paura, ignoranza non vengano ritenuti come valori su cui cercare consenso. La scuola, in questo senso, ha un profondo ruolo anche se non è possibile capire quanto essa possa sostenerlo. (a cura di Assunta Morrone)



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