30° Convegno nazionale Cidi
le sintesi di sabato 23 marzo

 
ore 9.30/13.30

Presiede la sessione Caterina Gammaldi che, riaprendo i lavori del Convegno, sintetizza i forum di discussione della sessione pomeridiana di venerdì. I forum - ricorda la Gammaldi - sono stati occasione di confronto e di condivisione dei temi del convegno, luoghi per esprimere la propria idea di scuola e mettere a fuoco le esperienze scolastiche di ciascuno.
In apertura della giornata è utile riprendere queste idee venute fuori dai forum, idee che hanno attraversato i gruppi di lavoro: il bisogno del parlare, di confrontarsi nelle diversità. I forum hanno offerto l'occasione per "pensare insieme".
Nel forum sugli strumenti per la lettura di un territorio si sono confrontati i punti di vista differenti, quello dell'economista e quello del dirigente scolastico. Nel forum sull'autonomia di ricerca, sperimentazione e sviluppo, sono state rilevate le difficoltà e le esperienze delle scuole su questo tema. Nel gruppo del curricolo si sono evidenziate le caratteristiche del curricolo centrato sull'apprendimento. Sistemi europei a confronto, funzione docente, obbligo scolastico e obbligo formativo, memoria storica, intercultura, mondializzazione, temi che hanno avuto modo di snodarsi attraverso l'esplicitazione di diversi punti di vista. (Assunta Morrone e Giovanna Miccichè)

Il fare scuola

Percorsi di insegnamento/apprendimento - Mario Ambel
Stiamo attraversando un momento difficile, perché se in questi trenta anni abbiamo avuto un progetto da costruire, un progetto di scuola che è comunque andato avanti, ora la novità è che siamo di fronte ad una proposta radicale e drastica e che l' acutezza dello scontro è in un contesto di valori che vengono messi in allarme e in discussione.
Vi è un'agenda di punti fermi e irrinunciabili in relazione al processo di insegnamento/apprendimento ed al curricolo.
· Il curricolo non è un toccasana, e vi sono molte idee di curricolo: idea di curricolo che passi dal programma trasmissivo ad un curricolo costruttivo e significativo che promuove i diritti di cittadinanza di tutti; è importante coniugare l' uguaglianza dei diritti con le differenze delle persone perché la scuola è uno dei luoghi di inclusione sociale. I programmi regionali evocati nel disegno di legge delega proposto dalla Moratti richiamano la scuola del programma: fare scuola col curricolo è connesso ai processi organizzativi perché i processi di insegnamento/apprendimento sono in una visione sistemica che va tenuta continuamente presente e monitorata. Affrontare i temi del curricolo vuol dire chiedersi dove e perché alcuni processi di apprendimento si interrompono, significa capire come le variabili consentono di farci valutare ciò che ha funzionato o meno.
- E' necessario trovare un nuovo equilibrio fra gli oggetti del processo di insegnamento/apprendimento visti come strumentazione cognitiva di base, nodi strutturali, risposte emotive e dispositivi didattici che funzionano come mediatori culturali.
- Fare scuola è agire nell'ambito conoscitivo complesso.
- E' necessario affrontare ed accogliere la sfida del ragionare su cosa sono le competenze che, se non intese come applicazione rigida alla scuola di schemi ad essa non consueti, possono offrire un terreno di elaborazione dell'intreccio di conoscenze, abilità, capacità etc. etc.
- Elaborare un curricolo vuol dire dare coerenza verticale ad un processo lungo di apprendimento e coesione orizzontale dei vari pezzi di cui si compone la coerenza verticale.
Se c'è condivisione sul fatto che la scuola di base avvia un processo di alfabetizzazione culturale strumentale, è sul biennio della secondaria superiore che iniziano i problemi: il punto fermo è completare l'acquisizione delle competenze di cittadinanza, il biennio è pienamente obbligo scolastico inteso come tempo di acquisizione dei diritti di cittadinanza.
Vi è in conclusione l'urgenza di sconfiggere i processi di emarginazione dei processi di apprendimento nello sforzo di capire dove e quando iniziano, e di intrecciare il ragionamento sul sistema di istruzione con quello della formazione professionale. (Daniela de Scisciolo)

Due scuole? Due società? - Benedetto Vertecchi
Per comprendere adeguatamente l'attuale situazione scolastica italiana, occorre inserire i processi in corso in un quadro internazionale. I paesi industrializzati stanno vivendo un processo di trasformazione culturale in cui si è perso il carattere attrattivo dei sistemi scolastici ed in cui i repertori conoscitivi acquisiti nella prima parte della vita sono chiamati ad una durata più lunga rispetto al passato. Sembra che oggi peraltro leggere, scrivere e far di conto sia sempre meno necessario per una larga fetta di popolazione, che riesce a gestire i propri comportamenti sociali, in senso consumistico, attraverso strumenti tecnologici che possono sostituire quelle abilità di base. Si configura cioè una larga maggioranza di popolazione che può tranquillamente vivere accontentandosi di livelli culturali elementari, a fronte di una minoranza del 15-20% che può permettersi invece un possesso di strumenti simbolici elevati. In Italia la percentuale di questa minoranza si abbassa, per motivi storici, ma quel che è rilevante è il modo in cui il sistema formativo italiano sta attrezzandosi per rispondere a questa divaricazione sociale.
In Italia sembra che la quota funzionale minoritaria di popolazione capace di operare con simboli potrà disporre di un sistema scolastico proprio, ben distinto da un altro sistema, quello chiamato della "formazione", cui verranno destinati tutti gli altri cittadini, che vengono a costituire la nuova classe subalterna. Una classe, quest'ultima, non costituita necessariamente di "poveri" sul piano economico, ma certamente di soggetti culturalmente non attrezzati o, meglio, attrezzati quanto basta per risultare funzionali al sistema economico. Ciò vuol dire che alle "due società", in Italia, si pensa di rispondere con "due scuole", con la conseguenza che i cosiddetti "diritti di cittadinanza" finiranno per essere anch'essi differenziati e, soprattutto, non saranno più pensabili dentro lo Stato, ma dentro la rispettiva classe sociale. (Maurizio Muraglia)


... per una scuola della cittadinanza e della democrazia (1) - Nicola Tranfaglia
Il cammino della scuola e dell'università appare in pericolo rispetto alle stesse prospettive costituzionali. Esiste un paradosso tra la costituzione democratica italiana che è tra le più avanzate e il freno posto dall'attuale politica alla piena applicazione dell'autonomia scolastica di cui, peraltro, si è riconosciuta giuridicamente la fisionomia costituzionale. L'autonomia, non del tutto compiuta, è sottoposta a consistenti attacchi da parte di numerosi decreti e proposte legislative dell'attuale governo contrari al suo spirito o del tutto fuorvianti. Basterà ricordare:
- L'unificazione delle graduatorie tra insegnanti della scuola pubblica e di quella privata
- Il controllo da parte dell'autorità ecclesiastica degli insegnanti di religione che tuttavia possono essere inseriti nell'organico curricolare
- Il taglio d'organico di 34000 cattedre
- L'innalzamento a trenta allievi della composizione delle classi
- La descolarizzazione implicita nella diminuzione dell'orario cattedra
- La revisione degli organi collegiali che limita la partecipazione degli studenti e l'autonomia degli insegnanti
- La delega al governo dell'intero progetto di riforma che espropria il Parlamento della sua funzione democratica a legiferare dopo un'ampia discussione
- Il tentativo di abrogazione della legge 30 e l'elaborazione dei curricoli affidata ad una commissione di esperti del tutto ridotta.
- La rinuncia all'obbligo scolastico fino ai sedici anni che blocca la formazione effettiva di una scuola della cittadinanza e della democrazia e, in generale, il diritto allo studio.
- Anche la strategia del doppio canale diventa lesiva del diritto alla cultura di tutti i cittadini.
Ma le misure governative appaiono disarticolate anche rispetto alle politiche scolastiche dell' Unione Europea, vedi la dequalifica della certificazione del titolo di studio conseguente al ritocco della fisionomia della commissione degli esami di Stato; vedi anche l'implicita diminuzione potenziale dei laureati dovuta alla rigida restrizione dell'accesso all'università.
L'auspicio è la creazione di una piattaforma comune di intenti e progetti tra tutte le componenti della scuola. (Rosanna Angelelli)



… per una scuola della cittadinanza e della democrazia (2) - Fernando Savater
"Educare alla cittadinanza significa ovviamente garantire i diritti, ma nel concetto di educazione alla cittadinanza c'è qualcosa in più, c'è l'impegno a operare come se tutti dovessero divenire governanti,come se ognuno fosse " il principe" , perché da tutti e da ognuno dipende la democrazia di un Paese.
Questo significa che come insegnanti dobbiamo essere capaci di selezionare i contenuti che riteniamo utili alla formazione di cittadini responsabili , traendoli dalla cultura umanistica, scientifica, democratica. Ma questo significa anche fornire, tutti, di quegli strumenti indispensabili per conoscere e vivere nella complessità del mondo contemporaneo; certo è importante dotare le scuole di nuove tecnologie, computer, internet ecc. ma più importante è dare a ogni bambino, a ogni bambina strumenti per comprendere e per agire.
Tutte le democrazie attuali vivono con il timore degli " ignoranti", intendendo con questo termine coloro che non hanno gli strumenti per comprendere, per argomentare, per fare domande, "ignoranti" che bloccheranno tutti i cambiamenti e sosterranno tutti i demagoghi.
C'è chi sostiene che tutte le opinioni sono rispettabili, io ritengo invece che tutte le persone sono rispettabili, ma che le opinioni siano tutte discutibili e che a questo dobbiamo educare i giovani. Non certo nel senso che devono contrastare sempre tutto, ma che devono abituarsi a non dare mai nulla per scontato, che ogni idea deve essere discussa e verificata per divenire competenti nell'argomentazione.
Questo impegno educativo richiede però investimenti economici, richiede molte risorse per insegnanti qualificati, per scuole attrezzate, per sussidi didattici ecc. La tendenza di molti governi è perciò di segno opposto e si preferisce proporre soluzioni che negano i diritti di cittadinanza per tutti, proponendo quelle due società, quelle due scuole di cui parlava prima il prof. Vertecchi.
A questo disegno bisogna opporsi e gli insegnanti, che hanno bisogno della società, dell'appoggio politico della società, devono cercare e costruire alleanze con studenti, genitori e con quanti hanno a cuore il futuro della vita democratica e della formazione culturale del proprio Paese. (Barbara Accetta)

Conclusioni - Sofia Toselli
Difficile chiudere un convegno, la particolarità di questo è stato che tutti gli interventi dal primo all'ultimo hanno ruotato intorno a parole-chiave: diritti, libertà, autonomia, buone pratiche…
E' emersa la capacità degli intellettuali di tenere insieme i problemi più generali, politici, con quelli particolari del fare scuola. Nell'attuale momento in cui c'e' da temere per la rottura delle regole democratiche, che ritenevamo ormai acquisite, la scuola deve essere luogo di difesa e di affermazione d'equità, solidarietà, sviluppo, sostenibilità e diritto alla cultura, per tutti.
Le ragioni di una scuola pluralista, laica e democratica restano ancora le ragioni della nostra proposta ed è in quest'ottica che va interpretato il messaggio del presidente delle Repubblica giuntoci in apertura del Convegno.
La costruzione dell' Europa include quella di una cultura, di una scuola, tocca il tema della Democrazia. Oggi sono a confronto due modelli di scuola e due modelli di società. Uno dove la dimensione individualistica è sempre più caratterizzante, dove i tagli all'istruzione e alla sanità riducono diritti affermando un modello sociale in cui si affermano deregolamentazione e devoluzione. Si afferma un modello di scuola di cui una tessera è la legge di riforma degli organi collegiali che impongono un modello verticistico e una funzione docente, relegata a ruolo impiegatizio.
Si realizzerà un arretramento culturale e sociale.
Gli economisti propongono più competenze, più investimenti per la ricerca, in Italia si risponde al contrario: la scuola delle tre I. Potrà questa risolvere il problema dell'occupazione? Solleverà il livello culturale del Paese?
Dall'altra parte c'è un modello di società caratterizzata da solidarietà e ricerca di senso, dove è connesso il rapporto tra istruzione e formazione e l'apprendere avviene lungo tutto il percorso della vita.
I percorsi che la nuova riforma propone sono a due velocità dietro è nascosta la scelta di differenziare, l'obbligo è ridotto a soli 7 anni: sono esclusi i perdenti, quelli che da sempre la scuola insegue.La storia ci insegna che non funziona un sistema a due velocità, Gardner dice l'istruzione è per se stessa di utilità pubblica, abbiamo bisogno di un sistema scolastico pubblico che dia più istruzione ai nostri figli.
Si deve fare appello all'etica della responsabilità. Il nostro lavoro diventa sempre più complesso: come garantire istruzione e formazione a tutti? Come costruire un curricolo significativo che accompagni l'allievo dalla scuola di base a quella superiore? Come costruire un ambiente di apprendimento significativo? … come rapportarsi con gli avvenimenti recenti che disorientano , ma chiedono di essere affrontati, discussi? Come dare chiavi di lettura senza essere e apparire di parte?…
Etica di responsabilità e cercare la strada nell'Autonomia, nell'art.6 del regolamento, nei curricoli della commissione De Mauro , teniamo saldo il principio dell'Autonomia attraverso responsabilità progettuale e collaborativi. Costruiamo le nostre proposte dalla scuola, dalle buone pratiche per affermare il principio questo sì, modernissimo, del diritto di tutti alla cultura. (Giovanna Miccichè)