diretta web del
28° Convegno Nazionale CIDI

da Sorrento - 9 marzo 2000

"Le culture e i saperi della scuola"

testi: Barbara Accetta, Giuseppe Baldassarre, Lorenza Colicigno,
Daniela de Scisciolo, Velia Di Pietra, Caterina Gammaldi,
Giovanna Miccichè, Lucia Presta, Luciana Scarcia, Ermanno Testa
web: Sergio Fredduzzi

diretta del giorno: 9/10/11
immagini del giorno: 9/10/11

      ore 13.30
      La segreteria del Convegno accoglie i docenti e dirigenti scolastici provenienti da tutta Italia, sono previsti oltre 1100 partecipanti iscritti al convegno e prenotati, più un centinaio di invitati.

      ore 15.00
      Presiede la prima giornata di lavori Bice Foà Chiaromonte del Cidi nazionale - tra i fondatori dell'associazione - che così apre il convegno: "Ancora una volta, in questo nostro 28° Convegno, parlando di scuola parliamo di cultura e di conoscenza. Al plurale, perché, se è vero che uno è il soggetto e uno è l'oggetto della conoscenza, l'uno e l'altro sono poi molto differenziati. E' una riflessione che parte da lontano (non certo da zero!); siamo convinti che questo è, deve essere il centro delle riflessioni sulla scuola: come "tradurre" in scuola le domande che vengono dalla società. Abbiamo vari sogni: per esempio, capire cosa significa democrazia e scuola. La risposta non è unica, l'importante è che i traguardi siano democratici (quelli indicati dall'art. 3 della Costituzione). Noi, il Cidi e tanti colleghi nelle scuole di ogni ordine e grado, ce l'abbiamo messa tutta perché i nostri sogni non siano, come dice la canzone, "suonne 'e fantasia". Del resto, su questi sogni il Cidi è nato e cresciuto!"

      ore 15.15
      L'assessore alla Pubblica Istruzione del comune di Sorrento Vincenzo Stinga saluta e ringrazia i partecipanti: L'amministrazione è felice di ospitare il convegno del Cidi perché reputa molto importante il tema che il convegno deve affrontare e augura buon lavoro.

      ore 15.20
      Interviene l'amministratore delegato della Petrini editore Ulisse Jacomuzzi: mai come in questo momento è importante dire e ascoltare. Questo vale anche per l'editoria scolastica che, rifiutando di essere un "tritatutto", deve svolgere un ruolo di servizio. Quale? Quello di dare agli insegnanti strumenti flessibili ma anche fondati, capaci di formare e sollecitare la capacità di interpretazione. Per far questo serve tempo, tempo per svolgere un compito fondamentale: pensare, dare cioè, strumenti per una scuola come comunità educante, non come azienda. Ma un'altra parte del compito è anche quello di far "sognare".

      ore 15.30
      Il Provveditore agli studi di Napoli Anna Maria Dominici: afferma di essere lieta di partecipare a questo convegno Cidi che è così significativo e rivolge auguri di proficui lavori. Oggi è in atto un cambiamento globale che può provocare ansia e che può far nascere resistenze. Questo processo di trasformazione non può essere pensato fuori dal quadro internazionale. Elementi di cambiamento devono legarsi alla riorganizzazione del curricolo, infatti la capacità dell'uomo a imparare è una risorsa strategica. La complessità del processo formativo impegna i docenti a valutare il proprio lavoro in termini di efficacia. Bisogna rendersi conto dei mutamenti dell'azione educativa e bisogna trovare il punto di mediazione tra apprendimento e insegnamento. Siamo a un punto di non ritorno nel quale il processo di riforma della scuola è diventato organico. Occorre delineare e definire le quote di sapere a carattere nazionale e a carattere territoriale.

      ore 15.40
      Alba Sasso presidente nazionale del Cidi apre il convegno con la relazione introduttiva dal titolo "Una scuola veramente pubblica" - Nel 1988 Ernest Boyer, dopo la pubblicazione del Rapporto sull'istruzione statunitense, Una nazione a rischio, scriveva: "Siamo turbati dal fatto che gli insegnanti della nazione rimangano così scettici, così poco impressionati dalle azioni di riforma intraprese fino a questo momento. In tutte queste materie per quanto importanti gli insegnanti non sono stati coinvolti." Il Rapporto, dati alla mano, raccontava come il sistema scolastico del Paese più ricco e più potente del mondo non era riuscito ad elevare il livello di alfabetizzazione e di cultura della maggioranza della popolazione, anzi aveva prodotto e continuava a produrre un consistente inarrestabile analfabetismo di ritorno... (il testo integrale della relazione).

      ore 16.30
      La relazione di Emanuele Barbieri, "Quando i dati aiutano a capire", analizza quanto è accaduto negli ultimi dieci anni con l'obiettivo di suffragare la relazione di Alba Sasso con dati di carattere quantitativo (fonte Ocse e centro documentazione della Camera). Si è passati "da una fase di ristrutturazione senza riforme a una fase che riconsidera la sfera dell'istruzione come un investimento". Barbieri si chiede: "dobbiamo aumentare o riorganizzare le spese?" "Oggi paghiamo il prezzo di mancate riforme". Nell'intervento passa poi ad analizzare i dati:
      1) l'innalzamento dell'obbligo dell'istruzione ha coinvolto il 97% della popolazione in età scolastica, si tratta ora di garantire oltre l'accesso, anche i risultati.
      2) il riordino dei cicli non porterà effetti se non tra 12 anni, c'è necessità di riconversione professionale, non ha quindi motivo il panico per la perdita di posto.
      3) sui ritardi nella scuola dell'obbligo: non guardare solo agli abbandoni, molti arrivano diciassettenni alla licenza media e la maggior parte sono maschi. Occorre ragionare sui modelli culturali, sulle aree geografiche in cui questo dato è superiore alla media per trovare soluzioni qualitativamente significative.
      4) è necessario altresì intervenire sulla qualità degli interventi educativi a vantaggio degli studenti di nazionalità non italiana che sono in aumento nelle scuole italiane.
      5) un dato preoccupante è quello relativo agli studenti che si fermano al di sotto della licenza media e che provengono da famiglie senza titolo di studio. La scuola non garantisce il successo formativo a questi studenti malgrado esso sia richiamato esplicitamente dall'articolo 1 del regolamento dell'autonomia.
      Bisogna che il processo di riforma diventi cultura e comportamento quotidiano, occorre passare da una gestione amministrativa ad un governo del sistema. Occorre far sì che i risultati siano misurati costantemente per poter cambiare rotta.

      ore 17.10
      La relazione di Benedetto Vertecchi, "La valutazione che migliora il sistema", richiama alcuni aspetti della valutazione che incidono sul sistema scolastico, ma non sono considerati. Variabili costanti: esiste una prima classe di variabili, è rappresentata da ciò che la scuola può fare, una seconda classe di variabili riguarda l'acquisizione del processo scolastico. Bloom definiva in un suo libro tali variabili e osservava che un grande paese avanzato ha bisogno di una percentuale - 10 o 15% - di istruzione di alta qualità, il resto può avere una infarinatura generale. Bloom aveva capito che nelle società avanzate non c'è bisogno di diffusione di cultura, il bisogno di cultura non è un'esigenza economica ma democratica. Questa concezione portò a una definizione statica dell'istruzione che ha prodotto conservazione. Sulla base dei modelli tradizionali la verifica di quanta cultura diffusa produrrà la riforma dei cicli sarà valutabile tra molto tempo. Bisogna ripensare a un effetto di trasformazione dell'istruzione. Quale sarà il quadro che caratterizzerà la società del 2020, cioè quando i bambini che cominciano ora la scuola saranno diventati adulti? Possiamo valutare ciò se pensiamo a 20 anni fa. Quale differenza c'è con oggi in termini di sviluppi e cambiamenti. Bisogna pensare alla nuova scuola come a un campo aperto che si costruisce progressivamente. Non si possono prevedere a freddo i percorsi della formazione. Nel quadro internazionale si coglie un fenomeno regressivo che è quello dell'illitteratismo. L'obiettivo non può che essere collegato a una idea di qualità che riguarda la vita, i rapporti sociali.... La perdita di capacità alfabetica è prossima alla perdita di capacità linguistiche, cioè conoscere meno parole significa avere meno idee, e avere meno idee significa avere meno libertà. Quando si parla di educazione bisogna stare attenti a ciò che dicono le organizzazioni internazionali che stanno sviluppando una politica colonialista dell'area anglofila sulle altre. Il nostro paese è un'isola culturale e ci pone la necessità di un rapporto con le altre esperienze ma rifiutiamo il colonialismo. Alcuni punti fermi: l'istruzione deve valere per tutta la vita. Responsabilità significa definire curricoli non soltanto per il periodo scolastico e che si aprano al contesto sociale. La vita democratica di un paese è messa in discussione se ci sono fenomeni di recessione nelle conoscenze di base. La disponibilità di risorse culturali a disposizione dei ragazzi a casa (libri) sono una variabile indipendente che aiuta il successo scolastico. Alla vecchia monumentalità dei sistemi scolastici tradizionali va sostituita una struttura centrata sul carattere organico del cambiamento. E' importante individuare la categoria e gli strumenti necessari per realizzare la riforma.

      ore 17.40
      La relazione di Federico Butera, "Autonomie e cultura dell'organizzazione", apre sottolineando che sono tre le frontiere per costruire la scuola dell'autonomia: a) scuole e territori in rete; b) l'istituto inteso come organizzazione autoregolata basata su cooperazione, comunicazione estesa, conoscenza condivisa, comunità professionale; c) lo sviluppo di una vera professione degli insegnanti. La scuola deve essere capace di supportare le comunità con risultati tangibili sul territorio. In altri termini la riforma deve essere proiettata verso gli studenti, verso la comunità. Il cambiamento in atto nella scuola è interessante e straordinario: bisogna fare presto perché i risultati stiano entro tempi storici. Picto è il Programma Integrato Tecnico Operativo che è intervenuto sulla domanda: come facciamo a fare la riforma in tempi brevi? Due le questioni collegate a questa domanda: 1) non si può avere una nuova scuola senza ingegnerizzare. 2) senza una forza per gestire il cambiamento la trasformazione non ci sarà. Dove è la forza? Nelle persone che lavorano nelle scuole. Picto ha una base culturale fondamentale: il modello processuale di cambiamento con obiettivi precisi, che ha alla base il concetto di learning organization. Il libro verde della Pubblica Istruzione ha cercato di intervenire su quattro ambiti: 1) fattibilità, 2) sistema professionale, 3) sistema organizzativo, 4) circolazione di informazioni. Negli istituti scolastici la struttura per team è importante ma è di difficile costruzione: vanno fluidificati gli elementi decisionali. E' importante il sistema di autovalutazione delle scuole, che costituisce la base dell'autonomia. Il tema della professione degli insegnanti è sicuramente centrale: sul tema della professione vi sono due interpretazionii, quella debole (fatta di un insieme di competenze e prestigio), quella forte (è un'unità del sistema scolastico, è un chip della scuola dell'autonomia). Per costruire una professione docente servono 1) uno o più modelli dell'insegnante con alla base quattro elementi (docenza, educatore, membro del team, membro leader), 2) leve per sviluppare la professione e sono almeno sette: assunzioni di qualità, mobilità per lo sviluppo, formazione professionale certificata, curriculum professionale certificato, differenziali retributivi per maturità professionale, differenziali retributivi per incarichi, risorse aggiuntive per lavoro in team. Dobbiamo pensare a una professione che abbia in sé la professione assegnata e la professione vissuta.

      ore 18.30
      Si concludono i lavori della prima giornata del convegno,
      la diretta riprenderà domani, venerdi 10 marzo, alle ore 9.30.

Petrini editore - Garzanti scuola - Marietti scuola - Theorema libri