18.12.1999 - Proposta di discussione dei CIDI

      10 TESI PER LA "NUOVA" SCUOLA DI BASE

      Documento di discussione sul riordino dei cicli proposto dai Cidi dell’Emilia Romagna:
      Cidi di Forlì, Faenza, Bologna, Rimini, Cesena, Cesenatico
      Seminario di Faenza (RA) del 12 dicembre 1999

      COSTRUIAMO INSIEME IL CURRICOLO PER IL "SETTENNIO" DI BASE

      In relazione al dibattito parlamentare sulla riforma dei cicli scolastici intendiamo sottoporre all’attenzione di insegnanti, genitori e società civile alcune questioni che riteniamo decisive per la buona riuscita della riforma che si sta delineando, in particolare sul versante della scuola di base. Siamo infatti convinti che una "buona riforma" sia tale solo se sostenuta da un chiaro progetto culturale, dalla valorizzazione dell’impegno degli operatori scolastici, dalla capacità di suscitare "emozioni" e un "immaginario" positivo non solo tra gli addetti ai lavori, ma soprattutto nella società e nelle sedi delle decisioni politiche (nelle nostre città, come nel Parlamento).

      E’ per favorire questa partecipazione che proponiamo le seguenti 10 TESI PER LA NUOVA SCUOLA DI BASE (anzi, solo 9 tesi perché una casella è "libera" per raccogliere ulteriori proposte e suggerimenti). Non vogliamo suggerire scansioni e schemi precostituiti (anche se i nostri favori vanno, per il momento, ad una articolazione 3+4 che supera i tradizionali steccati tra scuola elementare e media), ma piuttosto aprire un confronto sugli aspetti qualificanti della nuova scuola di base. Con un solo obiettivo: offrire ai nostri ragazzi le migliori opportunità di formazione.

      1. (La formazione di base: finalità.) Occorre riscoprire le ragioni della formazione di base (cos’è "elementare" oggi ? cos’è essenziale ? primario ?) nell’ambito di un percorso formativo più ampio e coerente, dai 3 ai 18 anni ed oltre…lungo tutto l’arco della vita…

      2. Quali sono i compiti di una moderna formazione di base ? Non basta rafforzare gli strumenti cognitivi di base (logici, linguistici, espressivi), se non sono accompagnati da una forte motivazione all’iniziativa e all’orientamento, senza dimenticare il "saper fare", cioè la capacità di misurarsi con la soluzione dei problemi, anche quelli quotidiani. In altri termini: l’apprendimento come "risorsa".

      3. (Un laboratorio per l’innovazione.) Il concetto di "scuola di base" ha una storia accreditata nelle esperienze pedagogiche più avanzate (ad es.: Scuola-città Pestalozzi di Firenze), in pratiche sperimentali diffuse (ad es.: continuità educativa), nelle più recenti iniziative sugli istituti comprensivi "verticali" (che, nel 2000/2001, riguarderanno oltre il 30 % della scuola di base italiana). Tali esperienze dovranno essere pienamente valorizzate ed utilizzate nella fase di gestione della riforma, anche costituendo scuole laboratorio dell’innovazione.
      4. (Nel quadro delle riforme.) Le ingegnerie istituzionali non bastano: per realizzare una nuova scuola di base non è sufficiente definirne la durata temporale (di 6 o 7 o 8 annualità); è necessario capirne il senso, la dimensione culturale, il progetto curricolare sotteso… Il riordino dei cicli va quindi strettamente correlato allo sviluppo dell’autonomia (come valorizzazione di una quota locale del curricolo pari almeno al 25 % del tempo-scuola) e alla ricerca sui saperi essenziali, che ne costituisce l’asse portante (anche nell’ottica di una semplificazione dei contenuti). La nuova scuola di base dovrà dialogare strettamente con i genitori, la comunità, le istituzioni: serve un vero e proprio patto formativo con la città.
      5. (Conoscenze e competenze.) Il curricolo "verticale" non pone solo un problema di ridistribuzione dei contenuti disciplinari lungo l’asse diacronico, ma di interpretazione dei compiti formativi della scuola di base: quali competenze? quali abilità trasversali ? quale autonomia nello studio ? quale rapporto con i saperi ? Il nuovo curricolo della scuola di base dovrà promuovere una dimensione dinamica dell’apprendimento, attraverso contesti interattivi e stimolanti, in modo da favorire motivazioni e atteggiamenti positivi di ragazzi verso la conoscenza. La scuola di base dovrà essere vissuta dai ragazzi come una esperienza di vita e di crescita personale e sociale.
      6. (Primario e secondario.) La scuola di base contiene in sé elementi di primarietà (intesa come vicinanza, accompagnamento, esperienza diretta, intensità della relazione, ecc.) e di secondarietà (intesa come riorganizzazione, uso di codici, forme di rappresentazione, padronanza articolata dei saperi, ecc.). Ogni livello scolastico integra dimensioni primarie e secondarie dell’esperienza educativa; così come alimenta lo sviluppo di conoscenze specifiche (conoscenze disciplinari, dichiarative) e di abilità trasversali (procedurali, immaginative, ecc.).
      7. (La scansione interna: 3+4, perché no ?) L’articolazione interna della scuola di base deve evitare la riproposizione di vecchi steccati e l’eccessiva frantumazione del percorso in segmenti scarsamente significativi. I primi tre anni potrebbero essere destinati alla conquista di abilità e linguaggi fondamentali, attraverso un modello organizzativo molto semplice (massimo due docenti contitolari di classe), in grado di garantire continuità di presenza, tempi distesi, ampie fasce di compresenza, stabilità dei gruppi. Il secondo quadriennio dovrebbe prevedere una articolazione del curricolo per ambiti/aree disciplinari differenziati (es.: 4 aree: linguistico, matematico-scientifico, dei linguaggi non verbali, storico-antropologico), tali da consentire specifici approfondimenti in un quadro culturale fortemente unitario (all’insegna del consolidamento e dello sviluppo di competenze di base). Questa ipotesi, come altre scansioni prospettate (come ad esempio il ritmo 4+1+2, per favorire con un anno di "snodo" l’integrazione tra i precedenti "gradi" scolastici) potrebbero essere sperimentate in una fase di transizione, a partire dagli istituti "verticali", per coglierne limiti e potenzialità.
      8. (I nuovi docenti di base.) L’insegnamento nella scuola di base viene affidato a docenti in possesso di competenze culturali (disciplinari) e professionali (didattiche) acquisite attraverso un percorso formativo universitario equivalente al nuovo profilo di laurea (tre anni + due di specializzazione). I docenti del primo triennio potrebbero accentuare la preparazione pedagogico-didattica (per un triennio), integrata da una successiva specializzazione biennale di ambito disciplinare; viceversa per i docenti del quadriennio (ove comunque si integrano le competenze degli attuali docenti di scuola elementare e media). Va assicurata la piena mobilità dei docenti lungo tutto il percorso della scuola di base (anzi, dell’intero arco di scolarità 3-18 anni). Nella fase transitoria vanno offerte opportunità di ri-qualificazione (anche a distanza, con riconoscimento di crediti) per l’acquisizione di un unico profilo giuridico ed economico dei docenti che operano nella scuola di base.
      9. (Esubero o risorsa ?) L’eventuale eccedenza di personale che dovesse risultare un fase di attuazione del progetto di ciclo di base unitario settennale, dovrà essere utilizzata interamente per il potenziamento del servizio scolastico, con riferimento a:
      10. - definizione di organici funzionali (con attenzione alle aree di disagio);
        - attivazione di figure di sistema (orientamento, progettazione, documentazione, ecc.);
        - attività di supporto, sostegno, tutoring, individualizzazione, ecc.
        - periodi sabbatici per consentire modalità innovative di formazione in servizio (borse di ricerca, frequenza dell’università, ecc.).
        In generale la riforma dovrà comportare un esplicito investimento di risorse finanziarie aggiuntive.

      11. (Una riforma che si deve "vedere".) L’attuazione del nuovo progetto dovrà avvenire attraverso un periodo transitorio e graduale di almeno un quinquennio, con sostegno di attività di ricerca e formazione per tutti gli insegnanti coinvolti, che permetta di sviluppare sul campo ipotesi di curricoli verticali qualificati. La scuola di base dovrà collocarsi in spazi possibilmente unitari e coordinati, ma il criterio prevalente dovrà essere la qualità degli spazi (laboratori, aule, attrezzature, ecc.) coerenti con il modello pedagogico. La riforma dovrà rappresentare un’occasione per l’ammodernamento del patrimonio e delle strutture della scuola di base. In ogni plesso dovrà essere garantita la presenza almeno di una biblioteca, un laboratorio scientifico-tecnologico, una palestra, un atelier espressivo, un’aula multimediale attrezzata (meglio, un computer in rete in ogni aula), un auditorium per incontri comuni. La nuova scuola di base dovrà avere una sua precisa qualità, concretamente percepibile dai ragazzi, dai genitori e dai cittadini.
      12. (La decima tesi… scrivila tu.)

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