insegnare
    mensile del centro di iniziativa democratica degli insegnanti

      il sommario - l'archivio - la redazione - gli abbonamenti

      Habeas mentem - Fine Millennio - di Umberto Cerroni

      Non provo alcun interesse per la questione se il nuovo secolo e quindi il nuovo millennio cominceranno nel duemila o nel duemilauno. È assai più interessante azzardare il bilancio del vecchio secolo e del millennio che si chiude. Naturalmente non lo tenterò in questa sede. Vorrei però notare che l’avvicinarsi del duemila vede intensificarsi iniziative e discussioni sul giubileo religioso assai più che su quello che ben potremmo chiamare il giubileo laico. Dopo tutto il secondo millennio ha visto una formidabile ripresa del mondo occidentale nel quale viviamo e ha visto in particolare la grandiosa fioritura delle culture europee. Al centro di questa fioritura occorre porre alcuni elementi che sono andati sviluppandosi e che hanno rinnovato le caratteristiche dell’Occidente arricchendo il suo patrimonio specifico e differenziale. Non faccio che tracciare un sommario e del tutto incompleto elenco: nascita delle lingue "volgari" e di tante letterature nazionali, sviluppo del soggetto nelle grandi stagioni dell’Umanesimo, del Rinascimento e dell’Illuminismo, svolta dalla pittura ionica alla pittura di prospettiva, nascita della musica polifonica, nascita della scienza sperimentale (Bacone, Galilei, Newton, Darwin, Freud, Einstein), costruzione dei grandi sistemi filosofici moderni (Cartesio, Kant, Hegel) e del criticismo laico (Feuerbach, Marx, Nietzsche), nascita della scienza sociale e specie della scienza economica e politica (Hobbes, Locke, Hume, Smith).

      Come si vede molte sono vere e proprie nascite intellettuali, in questo millennio, e ne avremmo pertanto da celebrare. Ma altrettanto importanti sono le nascite istituzionali.

      Nascono nel nostro millennio gli Stati nazionali, le grandi esplorazioni geografiche di continenti "nuovi", le Carte dei diritti, lo Stato di diritto, il suffragio universale, l’organizzazione internazionale, le Università. Molte di queste istituzioni sono nate o si sono particolarmente sviluppate proprio nel ventesimo secolo. Basti pensare, per esempio, alla grandiosa espansione delle organizzazioni internazionali di derivazione governativa e cioè degli enti che emanano dagli Stati e diventano articolazioni dell’intera comunità delle nazioni. Erano cinquanta all’inizio del secolo e sono ormai più di quattrocento. Gli enti, poi, che non sono emanazione degli Stati erano centotrentaquattro e sono adesso circa cinquemila.

      In questo millennio si struttura in forme sistematiche il grande albero delle scienze fisiche, naturali, mediche, matematiche, storiche, sociali, astronomiche, psicologiche. L’oceano delle invenzioni e delle scoperte è davvero sterminato: va dalla bussola al barometro, dai vaccini all’angioplastica, dall’aspirina al computer, dall’automobile al jet, dalla radio alla tv satellitare, dal telefono al fax, dal microscopio al telescopio, dal cinema al compact disk, dalla stampa a internet.

      Gran parte di tutto questo è stata una conquista della civiltà europea e occidentale. Sicché a fine secolo si ripropone su scala assai più ampia il problema che angustiò agli inizi del secolo Max Weber, Adolf Weber, Husserl, Spengler. Questi e altri studiosi si chiedevano quale sia stata la molla propulsiva del grande cammino percorso dall’Europa e dall’Occidente e si interrogavano sul possibile "tramonto dell’Occidente". Sono problemi che molti rivisitano oggi e spesso in chiave ancor più pessimista perché temono che l’impetuoso sviluppo delle tecniche soffochi il tessuto umanistico della nostra civiltà. Ma non è proprio da questo tessuto che ha preso slancio lo spirito della ricerca, della scoperta, dell’invenzione, dell’esplorazione? Non è questo spirito, appunto, che ci ha via via condotto dal mondo chiuso dei miti, dei pregiudizi e dei magismi a quello aperto sul futuro? Proprio la coscienza del finito ha sospinto la cultura europea alla cerca inquieta e persistente dell’infinito.

      Senza per nulla sminuire il peso delle tragedie che in questo millennio si sono avute, è difficile sottrarsi al fascino delle sua storia. Problemi e pericoli non mancano, ma - diceva Saint-Exupéry - "ho mille anni di civiltà dietro di me per aiutarmi". Sarebbe giusto, dunque, celebrare questo millennio con un laico giubileo della cultura e della scienza.