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    mensile del centro di iniziativa democratica degli insegnanti

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      Habeas mentem - Eredità del Novecento - di Umberto Cerroni

      Tutto il Novecento è stato attraversato dalla battaglia che più o meno consapevolmente è stata condotta per la dilatazione, il contenimento o la repressione della democrazia. Agli inizi del secolo il nome democrazia non aveva buona fama. Subiva gli anatemi della Chiesa, ma anche di Croce e Gentile che tenevano a distinguere e anzi a contrapporre alla democrazia il loro liberalismo ancorato alla "prerogativa" dell’autorità costituita. Per i socialisti la democrazia era un affare borghese, una fittizia parvenza, una sorta di trucco con cui la borghesia cercava di distrarre la classe operaia dalla lotta di classe.

      Oggi possiamo misurare il cambiamento del clima teorico-politico principalmente dal fatto che la democrazia è invocata o esibita da tutti: è il modello che tutti chiedono e offrono.

      Sarebbe un errore grave pensare che questa "universalizzazione" della democrazia sia solo una manifestazione di opportunismo. C’è stata, invece, una reale storia delle "trasformazioni della democrazia", come diceva Pareto. Le più importanti sono tre e si sono compiute nella seconda metà del secolo. La prima è la sconfitta militare e politica dei nemici "storici" della democrazia: il fascismo e il nazismo. La seconda è l’assunzione del suffragio universale come principio cardinale della sovranità popolare e quindi della investitura politica. La terza è il progressivo consolidamento di una sorta di Costituzione politica mondiale che poggia sulla Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948 e su numerose altre Carte internazionali.

      Queste "trasformazioni" sono alla base di quella che ben potremmo chiamare l’odierna globalizzazione politico-giuridica che fa perno sulla Organizzazione delle Nazioni Unite. Naturalmente nessuna di queste trasformazioni è di per sé irreversibile e automaticamente efficiente. Ne sono prova continua le insorgenze di totalitarismi crudeli, di nostalgie minacciose, di manovre occulte e anche le concrete difficoltà di consolidare un regime politico evoluto dentro le nazioni e tra le nazioni. Tuttavia la dinamica storica sembra spingere verso una progressiva espansione e stabilizzazione della convivenza democratica. Nell’ultimo scorcio del Novecento abbiamo registrato alcune prove importanti di questa tendenza. Penso alla soluzione del problema sudafricano, di quello palestinese e di quello nordirlandese ma anche al ritorno della democrazia in tanti Paesi dell’Europa orientale e del Sudamerica. Persino la grande Cina sta cercando di rompere i ghiacci di Tienanmen di cui si era circondata e di rientrare nella vita internazionale. Naturalmente non mancano difficoltà, minacce, pericoli. Basta pensare al fanatismo etnico-religioso che insidia grandi zone del mondo in Asia e in Africa. Quanto all’Europa l’Unione Europea sta sviluppandosi anche sul piano politico, progetta un esercito europeo, programma l’ingresso di altri Stati. Sta diventando, anzi è già oggi un grande soggetto politico-economico e culturale attorno a cui si sviluppano importanti prospettive per i Balcani, per il Maghreb, per il Vicino Oriente.

      C’è anche da dire che, nonostante l’impasse di Seattle, le grandi agenzie internazionali lavorano intensamente in settori sempre più vasti intrecciando normative e iniziative metanazionali molto importanti. Si pensi che gli enti interstatali erano all’inizio del secolo cinquanta e sono ora quattrocento e che gli Enti internazionali sono passati da centotrentaquattro a circa cinquemila.

      Da questa eredtà costruita nella seconda metà del secolo ventesimo il nuovo secolo puù fiduciosamente partire per imprese finalizzate alla soluzione dei grandi problemi planetari: fame, sete, malattie, desertificazione, tutela del patrimonio culturale e ambientale, alfabetizzazione. e forse proprio in questi programmi la nostra Italia, erede della civiltà umanistica, potrebbe trovare un suo più grande ruolo nel millennio della tecnologia avanzata.

      numero 1/2000