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Elezioni politiche: cinque punti di confronto
editoriale - di Emma Colonna

Alla vigilia di un confronto elettorale nazionale il cui esito è destinato a incidere profondamente sulla scuola, è richiesto a tutti noi di riflettere sugli scenari possibili futuri. È un dato accertato, infatti, che tra i due principali schieramenti elettorali l’alternativa sulla scuola non sarà, come in passato, tra conservatorismo e progressismo; nulla rimarrà come prima perché numerosi fattori, esterni e interni al sistema, impongono comunque il cambiamento: entrambe le coalizioni infatti avanzano proposte di trasformazione. Il problema è sapere in quale direzione, per quale idea di scuola. Questa perciò è la questione intorno alla quale ragionare, oggi.
E non c’è dubbio che le posizioni siano del tutto antitetiche.
Un primo punto riguarda il sistema d’istruzione: nell’Ulivo l’orientamento è a mantenere alla scuola il carattere nazionale assicurando al ministero una funzione unitaria di indirizzo e di valutazione ma con una amministrazione che si snellisce notevolmente e si decentra a livello regionale; nel Polo si punta invece alla “devolution” del sistema scolastico, cioè a devolvere ai governi regionali il potere di indirizzo e di gestione di un sistema scolastico regionalizzato con evidenti rischi di frantumazione e di differenziazione legati a interessi localistici.
Un secondo punto riguarda l’autonomia delle scuole: quella introdotta dall’Ulivo assegna ai singoli Istituti scolastici la capacità di esercitare la responsabilità di fare scelte in merito alla didattica e all’organizzazione scolastica con il concorso, integrato, di più soggetti - dirigenti, docenti, genitori e studenti – garantendo il carattere pubblico e pluralistico delle scuole. Nel Polo, viceversa, si evidenzia la spinta verso un’autonomia, anche finanziaria, volta a privatizzare i singoli Istituti, che affida ai dirigenti e ai Consigli scolastici il potere di assumere e di licenziare il personale docente, di accoglierne o meno le domande di trasferimento in base a specifici regolamenti di Istituto e di autonome valutazioni.
La gravità di una tale scelta – e questo è un terzo punto di confronto – sta appunto nella pesante limitazione della libertà di insegnamento che ne conseguirebbe con il rischio di produrre clientelismo, conformismo culturale, progressiva negazione di spirito critico.
Sul terreno del nuovo assetto scolastico – quarto punto – il riordino dei cicli attraverso la flessibilità dei curricoli intende assicurare a tutti i ragazzi e le ragazze il diritto all’istruzione nel rispetto della persona umana e secondo le inclinazioni di ciascuno, in base a un criterio di inclusione; nel programma del Polo, viceversa, rispunta un’idea di separazione, di distinzione dei percorsi - per i più bravi e per i meno bravi - presente nelle proposte sia di netta differenziazione interna ai curricoli, sia di forte distinzione, di stampo gentiliano, degli indirizzi secondari; altrettanto netta è la separazione annunciata tra scuola e formazione professionale.
Infine, - quinto punto – un confronto decisivo tra Polo e Ulivo si rileva nelle opzioni culturali. Le tre “i” (inglese, informatica, impresa) semplificano assai quella che è la complessità dell’azione formativa e la rendono apparentemente più chiara: si tratta, in realtà, di una risposta riduttiva, sul piano culturale, che finalizza la formazione alla produzione e al mercato. Altra cosa è la formazione alla cittadinanza, comprensiva, per sua natura, anche di una preparazione atta ad accedere al mondo del lavoro e a permanervi, perché garantita da una cultura generale.
L’Ulivo, nei cinque anni trascorsi, ha dato vita a un processo di trasformazione della scuola quale mai vi era stato in Italia da settanta anni a questa parte, un processo complesso che richiederebbe una continuità dell’impegno assunto. E anche se il percorso non è sempre stato lineare e chiaro, anzi spesso caotico e non privo di errori - e tra questi soprattutto il non aver saputo interpretare al meglio le attese di molti docenti pur desiderosi di riforma - non c’è dubbio che il sistema scuola nel frattempo si sia liberato di molti intralci burocratici e che, soprattutto con la riforma dei cicli – di prossima attuazione - correlata all’autonomia, si stiano creando le condizioni sia per migliorare l’efficacia della nostra scuola, sia per valorizzare il ruolo e la funzione docente.

numero 4/2001


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