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    mensile del centro di iniziativa democratica degli insegnanti

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      Editoriale - La scuola e le sfide del cambiamento - di Alba Sasso
      Il Convegno nazionale che il Cidi tiene a Montecatini l'11,12,13 marzo 1999 vuol porsi e porre queste domande al ministro della Pubblica Istruzione, agli Enti locali, ai sindacati, agli intellettuali, alle forze politiche e sociali; domande non inedite, ma sulle quali occorre riflettere e ragionare se si vuole costruire un sistema dell' istruzione e della formazione all'altezza dei tempi.
      Di fronte alle grandi trasformazioni della modernità che incidono ogni giorno di più nella vita, nel lavoro, nei comportamenti di ognuno di noi, non è necessario che aumenti il livello medio di cultura della popolazione, nel nostro come in altri Paesi?
      Quali dovranno essere le basi del sapere da acquisire a scuola, quelle che possano permettere di imparare ad imparare , se è vero che nella "società conoscitiva" sarà necessario apprendere per tutta la vita?
      Quale progetto di scuola può permettere a un numero sempre crescente di cittadini di padroneggiare le coordinate del sapere contemporaneo, dalla scienza all'economia, dalla storia alla tecnologia, dalla capacità d'uso della lingua italiana, scritta e parlata, al possesso di almeno una lingua straniera?
      Come partire da culture diverse, da intelligenze diverse, da storie diverse per garantire a tutti uguaglianza di risultati , dal momento che, oggi più di ieri, se le chiavi di accesso al sapere rimangono patrimonio di pochi rischiano di diventare strumento di dominio e di prevaricazione?
      Come costruire una scuola pubblica che sia scuola di tutti, luogo di incontro tra opinioni, culture, etnìe, religioni diverse: luogo del sapere condiviso e strumento di formazione alla democrazia ?
      E come confrontarsi in questo passaggio di secolo con i cambiamenti profondi che il Novecento, il secolo delle comunicazioni di massa, della riproducibilità dell'arte, del superamento dei tradizionali confini disciplinari, ha prodotto in tutti i campi della cultura?
      Si può pensare a una cultura della scuola che non si confronti con le grandi trasformazioni del sapere contemporaneo, col cambiamento del quadro epistemologico - dal determinismo alla complessità - con i problemi di valori e di scelte posti dallo sviluppo della ricerca scientifica e tecnologica?
      Può allora la nuova cultura della scuola essere la risposta a singole domande di sapere, a singoli bisogni formativi o non deve invece fare i conti con quel patrimonio fondamentale di cultura che costituisce l'identità e la storia del nostro Paese?
      Quali allora le idee, i progetti di riforma per il sistema dell' istruzione e della formazione rispetto a nuove necessità di sapere e di conoscenza, a nuove esigenze di cittadinanza?
      Dalla necessità delle riforme all'avvio del processo riformatore. Si può migliorare la qualità complessiva del sistema, ci può essere vantaggio reale per gli studenti se i tanti tasselli messi in moto - i primi regolamenti e decreti dell'autonomia, le sperimentazioni dell'autonomia, il nuovo esame di Stato, l'elevamento dell'obbligo - non si collegano a un riordino complessivo del sistema, alla definizione del nuovo progetto culturale della scuola?
      Con quali risorse e con quali strumenti (dal contratto di lavoro a un piano straordinario di formazione per le riforme, a una ridefinizione dello stato giuridico) gli insegnanti potranno diventare i reali protagonisti del cambiamento?
      Come migliorare la qualità dell'istruzione per renderla strumento democratico di sviluppo? Può l'Europa della moneta diventare Europa della conoscenza?