Anno scolastico 2000-2001,

utilizzazioni assegnate al Cidi: 24

(riconfermata la quota degli ultimi 15 anni)

 

Anno scolastico 2001-2002,

anno primo del ministero Moratti, utilizzazioni al Cidi: 19

(in pieno agosto, con i 24 decreti già firmati dal ministro De Mauro,

al Cidi vengono tolte 5 utilizzazioni!)

 

Anno scolastico 2002-2003,

utilizzazioni al Cidi: 8

(e il totale delle utilizzazioni assegnate

alle varie associazioni rimane invariato!)

E il prossimo anno?

Roma, 14 settembre 2002

 
 

A proposito

di pluralismo e

di democrazia!

 

 

 

 

Perché  un taglio così drastico al Cidi, e solo al Cidi?

 

Non si dica che è una questione di risparmio, dal momento che tutte le unità previste per legge [1] sono state  assegnate.

Allora è il nostro impegno per la difesa e la valorizzazione della scuola pubblica? La nostra contrarietà all’ipotesi di riforma delineata dalla legge delega? O è una nuova idea di pluralismo?

Perché non si dichiara pubblicamente il criterio utilizzato nell’assegnare le utilizzazioni e a chi sono state destinate quelle sottratte al Cidi?

Ci piacerebbe avere una risposta, altrimenti si è costretti a pensare che l’unico criterio seguito sia stato quello politico e che dietro tale decisione ci sia l’intento di indebolire una associazione indipendente, non soggetta a condizionamenti, sempre attenta alle esigenze della scuola e perciò  indisponibile a mediare sui principi e sui diritti.

E si è costretti a pensare che tale modo di procedere sia un ulteriore segnale del disegno politico volto a sottrarre al mondo della scuola ogni spazio di confronto libero, autonomo, pluralista, in coerenza con l’obiettivo più generale di ridimensionare l’autonomia delle scuole e la libertà di insegnamento.

Il Cidi, da oltre 30 anni, è un punto di riferimento per moltissimi insegnanti. Ha svolto, con piena autonomia culturale, un ruolo attivo nei processi  di innovazione e di riforma, nella formazione continua e in servizio dei docenti. Ha contribuito in modo non marginale a porre all’attenzione generale temi di grande significato culturale e politico. Promuove negli oltre cento Centri, grandi e piccoli, grazie alla partecipazione volontaria di migliaia di insegnanti, convegni, seminari, dibattiti, iniziative di formazione e aggiornamento. Svolge ricerca didattica in ogni ambito disciplinare, pubblica volumi, quaderni, bollettini informativi, oltre la rivista “Insegnare”.

Il tutto, senza altro intento se non quello di realizzare una scuola di qualità per tutti, capace di formare persone libere, attrezzate culturalmente, in grado di pensare criticamente, disposte a rispettare le regole democratiche e  a crescere nel confronto.

Ma dunque è proprio in questo il motivo di tanto risentimento?

Si spera, ridimensionando il Cidi, di ridurre l’iniziativa democratica degli insegnanti?

La convinzione che la scuola pubblica di questo Paese non possa essere piegata a logiche che non le appartengono e il senso di responsabilità nei confronti delle giovani generazioni, ci impongono di andare avanti con eguale determinazione e maggiore consapevolezza. Così come lo impongono ai moltissimi insegnanti e dirigenti che lavorano ogni giorno per una scuola secondo Costituzione.

 

 

Il Cidi   

 



[1] Ai sensi dell’art.26 della legge 448/98, alle associazioni professionali del personale direttivo e docente, nonché agli enti e istituzioni che svolgono, per loro finalità istituzionale, impegni nel campo della formazione e della ricerca educativa e didattica, possono essere assegnati dal ministro dell’Istruzione docenti e dirigenti scolastici nel limite massimo di cento unità.