La legge Finanziaria per il 2007, approvata dal Consiglio dei Ministri e portata in Parlamento come proposta del Governo in attesa di iniziare l’iter parlamentare, ha sgombrato parzialmente il campo dalle voci allarmanti che si erano diffuse in merito ad un pesante intervento sul rapporto studenti-insegnanti, considerato preliminarmente troppo più basso di quello dei paesi europei. E’ stata infatti cancellata l’ipotesi di alzare a 1/168 l’indice per calcolare i posti di sostegno e si andrà solo gradualmente verso un progressivo superamento del rapporto 1/138, attualmente vigente. Attraverso una revisione dei criteri e dei parametri per la formazione delle classi, si tenderà ad incrementare dello 0.4% il valore medio nazionale del rapporto alunni/classe.
Dal 2007 al 2010 viene prevista l’assunzione di 150mila precari e 20mila Ata. Per evitare la formazione di ulteriore precariato, si provvederà al blocco delle graduatorie permanenti e all’individuazione di nuove regole di reclutamento.
Una voce importante – coerente con le precedenti dichiarazioni del ministro Fioroni – è rappresentata dagli interventi sull’edilizia scolastica, per la quale viene previsto lo stanziamento di 250 milioni di euro, unito a un pari importo da parte di Regioni e Comuni. Solo in seguito alla definitiva stipula di questo patto relativo al pari contributo congiunto (1/3) sull’edilizia scolastica di Stato, Regioni e Comuni, si concederà la proroga fino al 2009 per la messa a norma degli edifici.
Per ciò che riguarda l’autonomia scolastica, ogni singola scuola riceverà direttamente il contributo dal Ministero – destinato al funzionamento amministrativo e alla gestione dei servizi - portato da 100 milioni di euro a 2 miliardi e 700 milioni. Sempre nella logica di un potenziamento dell’autonomia, vengono riorganizzati e razionalizzati 19 enti. In seguito a tale intervento nascerà l’Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell’Autonomia scolastica, con compiti estremamente rilevanti di ricerca, formazione, monitoraggio e collaborazione con enti locali e organismi europei.
Vengono stanziati 30 milioni di euro l’anno per l’innovazione tecnologica all’interno delle scuole e la defiscalizzazione di 1000 euro per tutti gli insegnanti – anche precari – per l’acquisto di un computer (detraibilità del 19% della spesa fino a un tetto massimo di 1000 euro).
Si prevede il potenziamento degli IFTS – Istruzione Formazione Tecnica Superiore -, un’ offerta formativa post-diploma volta a incentivare la cultura tecnico-scientifica nel nostro paese.
Viene ripristinato il fondo per le scuole paritarie, che il Governo Berlusconi aveva ridotto rispetto a quanto previsto dalla legge 62, destinandolo prevalentemente alle scuole dell’infanzia. Per i più piccoli, si prevede la formazione di classi per i bambini dai 2 ai 3 anni, seguendo un preciso progetto educativo, d’intesa con gli enti locali, che vede il ministero contribuire con personale adeguatamente formato. Viene abrogato l’anticipo scolastico di morattiana memoria nella scuola dell’infanzia.
Previo un innalzamento dell’età del lavoro dai 15 ai 16 anni, l’art. 68 prevede che “l’istruzione impartita per almeno 10 anni è obbligatoria ed è finalizzata a consentire il conseguimento di un titolo di studio di scuola secondaria superiore o di una qualifica professionale di durata almeno triennale entro il diciottesimo anno di età”. Inoltre “l’adempimento dell’obbligo di istruzione deve consentire, una volta conseguito il titolo di studio conclusivo del primo ciclo, l’acquisizione dei saperi e delle competenze previste dai curricula relativi ai primi due anni degli istituti di istruzione secondaria superiore. Tuttavia “possono essere concordati tra il Ministero della Pubblica Istruzione e le singole regioni percorsi e progetti che, fatta salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche, siano in grado di prevenire e contrastare la dispersione e di favorire il successo nell’assolvimento dell’obbligo di istruzione”.
Su un impianto che sostanzialmente non scontenta buona parte del mondo della scuola, osserviamo come certamente il capitolo relativo al finanziamento delle scuole paritarie ma, soprattutto, quello dedicato all’innalzamento dell’obbligo di istruzione sono destinati a suscitare riflessioni, discussioni, critiche rispetto al valore e al significato di tale provvedimento e degli aspetti che in questa prima definizione riteniamo essenziale vadano chiariti