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 a cura di Emma Colonna N.59 del 24 maggio 2008
A scuola, tutti i giorni, si dovrebbe imparare a connettere, a distinguere, a capire; si dovrebbero acquisire strumenti culturali capaci di dare risposte alle domande del futuro. La scuola è il luogo dove si dovrebbe imparare che alla domanda “come posso distruggere il mio nemico” si risponde con un’altra domanda: “come posso risolvere il problema che ci ha fatto diventare nemici”. La scuola dovrebbe essere il luogo dove si cresce tutti insieme nel dialogo, nel confronto, nella solidarietà e nella libertà, dove tutti i bambini e tutti i ragazzi hanno gli stessi diritti e dove si tutelano le diversità, secondo le leggi italiane e internazionali.
L’assalto ai campi rom di Napoli, lo sgombero in piena notte degli stessi campi in tante città d’Italia, le ronde per la sicurezza cittadina ovunque si può, ci lasciano senza parole, perché è quasi impossibile esprimere la preoccupazione e lo sgomento che azioni come queste suscitano, soprattutto in chi, come noi, ha il compito e la responsabilità di istruire ed educare le giovani generazioni.
Le questioni che questo nostro mondo si trova di fronte nel secolo che è appena cominciato sono grandi e complicate, e del tutto inedite. Nessuno finora è stato in grado di affrontarle: il ritmo del cambiamento è velocissimo e noi siamo lenti a metabolizzarlo. Ma ormai ci troviamo di fronte a scelte non più rinviabili: rapporto fra nord e sud del mondo, alimentazione dell’umanità, emergenza clima e catastrofi naturali, emergenza rifiuti, pace, immigrazione, istruzione come diritto universale, globalizzazione e privatizzazione delle informazioni…
Risposte che hanno bisogno di strumenti culturali forti, di solidarietà e reciprocità, mentre è molto più facile rimanere attaccati ai propri privilegi e alle proprie sicurezze. È molto più facile rincorrere le paure e cavalcare l’ignoranza.
Il compito della scuola però è quello di far capire, distinguere e riflettere; è quello di costruire dialogo e rispetto per tutti, è quello di dare, attraverso gli strumenti della cultura, possibili risposte al bisogno di futuro.
Dispersione, i dati del Ministero

Cultura degli italiani, i dati dell’Istat

La CEI e l’insegnamento della religione cattolica

A scuola di Costituzione

Iniziative

  Dispersione, i dati del Ministero
  Con l’indagine sulla dispersione scolastica nella scuola secondaria di primo e secondo grado, a cura del servizio statistico del Ministero, sono stati finalmente resi noti i dati che si riferiscono a questo fenomeno. Lo studio si muove su due livelli: il primo prende in esame la quantità di ragazzi che, pur accumulando ritardi nel corso della propria vita scolastica, tuttavia continua a rimanere dentro la scuola (ripetenti, promossi con debito, ritardi accumulati negli anni, passaggi ad altro indirizzo). Il secondo livello invece prende in esame i veri e propri abbandoni, i cosiddetti early school leavers, ragazzi cioè che sono fuori dalla scuola. Questa informazione è ottenuta incrociando i dati del Ministero con quelli dell’Istat e considerando unicamente i giovani fra i 18 e i 24 anni che posseggono soltanto la licenza media e sono fuori dal sistema di istruzione-formazione. Complessivamente, viene confermato il fatto che l’Italia è al di sotto dei livelli europei (nel nostro Paese i ragazzi che si fermano alla terza media sono il 20,8%, in Europa il 15,3% e in Germania, Francia e Gran Bretagna addirittura meno del 14%). Ma non basta. Come tutti i docenti sanno, anche nella scuola media si verificano abbandoni (1047 nel 2006/07), soprattutto in terza, cioè a un passo dal diploma. Un altro elemento che viene evidenziato da questi dati è che il sud è complessivamente più indietro (in Puglia e Sicilia la media degli early school leavers è ampiamente sopra il 20% e in Campania arriva quasi al 30%) e che il fenomeno degli abbandoni è molto più ampio negli istituti tecnici e professionali piuttosto che nei licei. Anche per le ripetenze (23,1% del totale) prevalgono gli istituti tecnici e professionali.
 
  Cultura degli italiani, i dati dell’Istat
  A completare il quadro i dati Istat, pubblicati a qualche giorno di distanza. Nella sezione dedicata all’istruzione infatti, è confermato che in Italia la spesa in istruzione e formazione corrisponde solo al 4,4% del Pil, mentre la media europea è del 5,1 nel 2004. Ancora, il 48,8% (dato del 2007) degli italiani fra i 25 e i 65 anni si è fermato alla terza media, valore questo che ci colloca lontanissimi dalla media europea (30% nel 2006) e nelle ultime posizioni. Inoltre, cosa davvero allarmante, per il mezzogiorno si registra addirittura un peggioramento della situazione, e cioè la popolazione in possesso della sola licenza media aumenta tra il 2004 e il 2007 di 2,4 punti percentuali. Inutile dire che la quota degli abbandoni è alta e che la percentuale di giovani fra 20 e i 24 anni che ha conseguito il diploma di scuola secondaria superiore è inferiore alla media europea. Di fronte a questi dati non ci sono molte cose da dire, se non richiamare i governi ad assumersi le proprie responsabilità. È inutile per qualsiasi governo porsi obiettivi di crescita e di sviluppo: senza istruzione, come del resto senza ricerca scientifica, non si va da nessuna parte, anzi si retrocede pericolosamente.
 
  La CEI e l’insegnamento della religione cattolica
  Con una circolare inviata a tutte le scuole Fioroni, nei suoi ultimi giorni da ministro, ha accolto un documento episcopale in cui la CEI chiede che l’insegnamento della religione cattolica sia integrato nel curricolo scolastico collocandolo nell’area disciplinare linguistico-artistico-espressiva. Nella circolare citata, appunto, si invitano le scuole ad inserire anche la religione cattolica nei Piani dell’offerta formativa che stanno preparando per il prossimo anno scolastico. Come se non bastassero le precedenti incursioni di Fioroni in questo campo, verso le quali abbiamo, insieme a altre associazioni e sindacati, avviato ben due ricorsi. Anche il Cidi quindi si unisce alle tante voci di protesta e di denuncia per una scelta che penalizza fortemente la scuola pubblica minandone la laicità e lede i diritti di quanti non si riconoscono nella religione cattolica.
 
  A scuola di Costituzione
  Anche quest’anno giunge al termine A scuola di Costituzione, il progetto promosso dal Cidi d’intesa con l’Associazione Nazionale Magistrati e la Fondazione Lelio e Lisli Basso-Issoco, e in collaborazione con il Liceo Ginnasio Plauto di Roma. Il progetto, che ha avuto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, ha visto la partecipazione di centinaia di scuole di tutti gli ordini e di ogni regione. Buon lavoro alla giuria nazionale, che si riunisce il 24 maggio, e che avrà il compito di selezionare i lavori più belli delle scuole finaliste. Un grazie, senza distinzioni, a tutte le scuole che hanno partecipato, rendendo ancora più significativo, con il loro lavoro, questo anno così importante per la nostra Costituzione.
 
 
 

Cosenza 30 maggio
La parola alla scuola

 
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