notecidi
  a cura di Emma Colonna N.71 dell'11 marzo 2009   
     
  Vale più di un referendum la volontà espressa in massa dai genitori italiani di iscrivere i loro figli al tempo pieno. E infatti i giornali hanno titolato sulla bocciatura della Gelmini e del maestro unico. Il governo va contro le famiglie, è stato scritto. E le famiglie sono affezionate alla loro scuola, che tanto ha dato a questo Paese. Questo dimostra che l’opinione pubblica (e i genitori costituiscono un significativo campione in questo senso), quando può, esprime tranquillamente il proprio parere, sa orientarsi, informarsi, scegliere. Come per il referendum sul contratto della scuola. Anche in questo caso: la percentuale dei partecipanti è stata altissima, molto più alta degli iscritti alla FLCgil, e la percentuale dei no schiacciante. Come sta avvenendo in modo chiaro a partire dallo scorso settembre, il popolo della scuola non ha molti dubbi: genitori, docenti, personale ATA, dirigenti condannano a gran voce la politica di questo governo e del suo ministro. Per tutte queste ragioni, anche il Cidi aderisce allo sciopero proclamato dalla CGIL per il prossimo 18 marzo.  
 

 
  Sul documento Israel

Regolamenti. Lo stato dell’arte

La ferita aperta della valutazione

Cittadinanza e costituzione

A sostegno della seconda lingua comunitaria

Adozione libri di testo

10 anni di scuola statale

Iniziative
     
  Sul documento Israel  
 
  In un incontro svoltosi al MIUR alla fine di febbraio, è stata discussa con le associazioni professionali dei docenti e dei dirigenti scolastici la bozza di Regolamento per la formazione docente, elaborata dalla Commissione Israel. Unanimi sono state le critiche da parte delle associazioni presenti in quel tavolo, soprattutto perché il profilo docente che il documento ipotizza è distante dai bisogni della scuola. Il Cidi, in un articolato commento, ha espresso “la non condivisione dell’impostazione di fondo e di molte delle soluzioni presenti nel documento, perché troppo legate ad una logica interna all’Università e poco rispondenti agli interessi e alle attese della scuola; esse sembrano essere il mero punto di mediazione tra ‘desiderata’ di diverse corporazioni accademiche”.  
 
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  Regolamenti. Lo stato dell’arte  
 
  Approvati definitivamente lo scorso 27 febbraio dal Consiglio dei Ministri i Regolamenti attuativi sulla riorganizzazione della rete scolastica e sulla scuola dell’infanzia e il primo ciclo. I testi definitivi sono ora presso la Corte dei Conti per la registrazione. Ricordiamo, per riassumere la tormentata vicenda di questi due primi regolamenti, il parere negativo del CNPI su quello dell’infanzia e primo ciclo e il parere della Conferenza Unificata che ha respinto a maggioranza lo schema di regolamento sugli ordinamenti e ha proposto importanti modifiche su quello sulla riorganizzazione della rete scolastica. Ricordiamo anche che il Cidi, la scuola Iqbal Masih e il CGD, che già hanno fatto ricorso contro il Piano Programmatico, presenteranno ricorso contro i regolamenti non appena i testi saranno ufficiali.  
 
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  La ferita aperta della valutazione  
 
  Una pioggia, una valanga di 5 in condotta. È questa la scuola italiana? Purtroppo è anche questa, ed è un segnale che va letto e non sottovalutato. Perché c’è qualcosa che va oltre rispetto alla scelta dei voti. Voti o giudizi, certo, sono scelte completamente diverse, che evidenziano atteggiamenti professionali molto distanti. Ma, comunque la si pensi, costituiscono un modo di esercitare la valutazione, che è un aspetto della professionalità docente. Il 5 in condotta no, vuol dire che la scuola non ce la fa. Il 5 in condotta esprime, più di tutto il resto, l’impotenza e la resa della scuola. Il disagio degli insegnanti, oltre che degli alunni. Se non rappresenta, come dovrebbe essere, una rarissima eccezione, e così non è, ci deve allarmare moltissimo, perché, oltre a costituire la punta dell’iceberg del problema valutazione, rivela in tutta la sua profondità il malessere in cui la scuola tutta si trova a vivere.  
 
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  Cittadinanza e costituzione  
 
  Con un Documento di indirizzo il Ministero detta le indicazioni per la sperimentazione e la formazione dei docenti relativamente alla nuova disciplina istituita col DL 137/08 convertito nella legge n.169/08.
La prima cosa da dire è che, prima di elaborare delle “linee guida per la sperimentazione”, sarebbe stata necessaria una verifica delle iniziative avviate dalle scuole in questi anni sul tema dell’educazione alla cittadinanza. Quindi, che tutto il Documento ha la pretesa di definire gli obiettivi e le finalità educative della scuola anziché proporre semplici indicazioni e suggerimenti su come sia possibile sperimentare una nuova materia con quei vincoli orari e organizzativi che tutti conosciamo. Inoltre non condividiamo il ruolo che sembra essere assegnato a questa nuova materia nella determinazione della valutazione del comportamento degli studenti. Ritroviamo nel testo le argomentazioni e gli obiettivi del “progetto giovani”, introdotto dall’allora sottosegretario Luciano Corradini, e che anche allora non condividemmo perché spostava l’attenzione e l’azione della scuola dai saperi ai comportamenti. Infine, gli obiettivi di apprendimento sono troppi e alcuni di essi troppo ambiziosi.
 
 
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  A sostegno della seconda lingua comunitaria  
 
  Se le cose non cambiano rapidamente, l’insegnamento della seconda lingua comunitaria nella scuola media avrà certamente una vita molto difficile prima di scomparire lentamente. Come sappiamo infatti nel regolamento sul primo ciclo si consente – in realtà si favorisce – l’abbandono dell’insegnamento della seconda lingua per potenziare quello dell’inglese. Si tratta di un provvedimento miope destinato a emarginarci in Europa. Le norme europee infatti ci ricordano che occorre conoscere almeno due lingue, oltre a quella madre, per essere cittadini a tutti gli effetti.  
 
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  Adozione libri di testo  
 
  Con la circolare n. 16 del 10 febbraio sono stati resi operativi i cambiamenti sull’adozione dei libri di testo introdotti dalla legge 169/08. Sottolineiamo qui due punti critici. Il primo si riferisce ai limiti temporali, e cioè al fatto che un testo, una volta adottato, non può essere cambiato prima di cinque anni nella scuola primaria e di sei nella secondaria. Come a dire: tanto le materie sono quelle! È vero che la girandola di testi va evitata, non aiuta nessuno ed è uno spreco enorme, ma è anche vero che imporre un blocco simile non può che irrigidire un sistema delicato e difficile che avrebbe bisogno certamente di qualche regola in più, ma soprattutto di cambiamenti condivisi, nel rispetto della libertà di insegnamento. Il secondo punto riguarda la possibilità di scegliere un formato digitale, presentando questa ipotesi come un deterrente rispetto al caro libri. Poiché la tesi del risparmio non corrisponde al vero, come è stato ampiamente dimostrato, non ci sembra di poter condividere l’obbligatorietà, a partire dal 2011/12, dell’adozione dei testi on line. I motivi non sono difficili da immaginare: è giusto lasciare ai docenti e alle scuole un’ampia libertà di scelta.  
 
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  10 anni di scuola statale  
 
  Gli alunni sono aumentati (del 3% a livello nazionale), i docenti di ruolo sono diminuiti, i precari si sono moltiplicati. Questa in estrema sintesi la fotografia della scuola italiana che emerge dal Rapporto del Ministero dal titolo 10 anni di scuola statale (che si riferisce al decennio 98/99-07/08), reso noto in questi giorni. L’incremento degli alunni – dovuto soprattutto all’arrivo di ragazzi stranieri – riguarda le regioni del Nord, che registrano un aumento del 13%, mentre al Sud le scuole si sono svuotate. Un altro elemento, noto da tempo, riguarda il crollo degli istituti tecnici a favore dei licei. Una scuola dinamica e in forte cambiamento, quindi, in crescita, e che avrebbe bisogno davvero di attenzione, risorse, investimenti, politiche coraggiose.  
 
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  Iniziative  
 
 

Bologna 16 marzo
Incontro con Manuela Ghizzoni

Palermo 16-17 marzo
Cosa valuta la scuola chi valuta la scuola

Brescia 19 marzo
L’insegnamento delle Scienze: incuriosire, motivare, costruire competenze significative

 
 
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CIDI
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