notecidi
  a cura di Emma Colonna N.75 del 14 luglio 2009   
     
  Alla fine di quest’anno scolastico il dato sulle bocciature è quello che impone le riflessioni nello stesso tempo più amare e più attente. Perché a bocciare siamo noi, sono gli insegnanti, è la scuola. E quindi almeno noi dovremmo interrogarci su questo. Invece sorprende davvero questa schizofrenia, questa incapacità di capire una cosa così semplice: se la scuola incrementa notevolmente il numero dei bocciati vuol dire che non gode di buona salute, e ha un problema di cui la politica e l’amministrazione si dovrebbero fare carico. Perciò, anziché esultare di fronte ai dati delle bocciature salutate come ritorno alla serietà e al rigore (e invece, come tutti i docenti professionalmente preparati sanno, nella scuola la serietà e il rigore sono tutt’altra cosa), bisognerebbe chiedersi cos’è che non funziona e che bisogna fare per conseguire l’obiettivo costituzionale ed europeo di garantire a tutti i migliori risultati possibili. Oggi si parla molto di valutazione dei docenti e di merito in base al risultato degli studenti: in tal caso come verrebbero valutati, allora, i docenti che bocciano di più?  
 

 
  Siamo tutti precari

La Corte dei Conti e il Regolamento per il primo ciclo

La Corte Costituzionale boccia la Gelmini

A scuola di Costituzione 2008/2009
     
  Siamo tutti precari  
 
  Il Cidi aderisce alla manifestazione nazionale dei precari della scuola che si terrà a Roma il 15 luglio. Perché le ragioni di questa protesta sono in questo momento le ragioni più generali della scuola, sottoposta a tagli pesantissimi che ricadranno sulla qualità della didattica e quindi sull’apprendimento degli studenti. Abbiamo già detto che “la condizione di precarietà di chi insegna ne mortifica l’impegno, ne avvilisce il desiderio di riqualificazione in servizio, priva gli alunni e le famiglie di certezze e non garantisce la continuità didattica”. Oggi, purtroppo, diciamo che la politica cieca di questo governo ha messo tutta la scuola in una condizione di indefinita precarietà. I tagli hanno messo a rischio il normale svolgimento della vita scolastica, la confusione e il pressappochismo legislativo, così come dimostrano le sentenze del TAR e della Corte Costituzionale, pongono le condizioni perché a settembre ci sia nelle scuole un clima di incertezza e disorientamento molto pericolosi.  
 
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  La Corte dei Conti e il Regolamento per il primo ciclo  
 
  È stata resa nota in questi giorni la deliberazione della Corte dei Conti sul Regolamento del primo ciclo. Si capiscono così i motivi del ritardo, dovuto a una serie di rilievi molto importanti che la Corte dei Conti (la Sezione centrale, quella che controlla la legittimità degli atti del Governo e delle Amministrazioni) ha avanzato al Ministero. Senza addentrarci negli articolati passaggi della deliberazione che dà conto di tutti i dubbi che hanno segnato in questi mesi il sofferto iter di questo Regolamento (e per cui rinviamo all’articolo di Osvaldo Roman su ScuolaOggi), ci preme qui sottolineare che, per quel che riguarda il modello del maestro unico a 24 ore, la Corte prende atto dell’affermazione del MIUR che tale modello orario, pur se da privilegiare, è da intendersi come una opzione tra le altre, “tenuto conto della richiesta delle famiglie e nel rispetto dell’autonomia scolastica”. Dopo il fitto confronto con il Ministero (a seguito di numerosi problemi emersi e che riguardano anche il Piano programmatico e il mancato accoglimento delle proposte e osservazioni del Cnpi e della Conferenza unificata), il Regolamento sul primo ciclo è pronto per la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.  
 
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  La Corte Costituzionale boccia la Gelmini  
 
  La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 200/09, ha dichiarato illegittime le norme dell’art. 64 che fanno riferimento al comma 4, lett.f-bis e f-ter. Ciò vuol dire che il dimensionamento della rete scolastica, come è affermato dal Titolo V della Costituzione, è compito esclusivo delle Regioni. Di conseguenza, il regolamento sul dimensionamento e gli organici (DPR n. 81 del 27/2/09) attuativo di tali norme deve considerarsi illegittimo. Questa sentenza, che risponde al ricorso di ben otto Regioni (Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Puglia, Campania, Basilicata e Sicilia), mette in discussione gran parte della politica dei tagli prevista dai ministri Gelmini e Tremonti. Se consideriamo inoltre che anche il Tar del Lazio, nelle ordinanze del 4 giugno, ha rilevato che i tagli sono stati fatti senza la preventiva adozione del Piano di programmazione previsto dall’art. 64 e in base a schemi di regolamento non ancora in vigore, si può capire quale clima di diffusa incertezza e confusione la scuola viva e quanto sarebbe più responsabile da parte del ministro Gelmini fermarsi e verificare le conseguenze dei propri atti.  
 
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  A scuola di Costituzione 2008/2009  
 
  Anche quest’anno si è chiuso il progetto del Cidi realizzato d'intesa con l'Associazione Nazionale Magistrati e con la Fondazione Lelio e Lisli Basso-Issoco: la Giuria nazionale, riunitasi a Roma il 22 giugno 2009, ha decretato le scuole vincitrici per i diversi ordini di scuola. Per la scuola primaria si è classificato al primo posto il lavoro Conoscere per capire, del 10° C.D. di Modena; al secondo Il Consiglio comunale dei ragazzi/e, della D.D. di Scanzano Jonico (MT); al terzo Stop fermati e leggi, del 27° C.D. di Bari-Palese. Per la scuola media si è classificato al primo posto il lavoro I Pugliesi e la Puglia alla Costituente, della Scuola Media “de Rienzo” di Bitonto (BA); al secondo Costitus alla ricerca della Costituzione, della Scuola Media “Gramsci” di Genova; al terzo La Costituzione dal buio alla luce, dell’Istituto Comprensivo di Anzola dell’Emilia (BO). Per la scuola superiore si è classificato al primo posto il lavoro I sistemi elettorali in Italia e in Europa, dell’ISIS “Corridoni-Campana” di Osimo (AN); al secondo L’articolo 1. Viaggio per immagini e parole nel mondo del lavoro, dell’IPSSCT “Einaudi” di Roma, e al terzo Lavorare non stanca, dell’ITC di Pontedera (PI).  
 
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CIDI
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