Sintesi dell'intervento di Claude Thélot

La scuola, ovvero, l'identità della Francia
Mi soffermerò sugli aspetti di metodo e di sistema piuttosto che su quelli di contenuto. Prima però voglio fare una premessa: il sistema educativo è centrale per il nostro Paese ed è questione che riguarda tutti.
Il presidente della Repubblica, Jacques Chirac, vuole riformare il sistema di istruzione, perciò ha avviato una discussione molto estesa, amplissima, capace di coinvolgere tutto il Paese, non solo gli addetti ai lavori e i sindacati. Lo scopo è sia quello di formulare una diagnosi condivisa delle condizioni del sistema sia quello di enunciare alcune linee guida per la riforma del sistema stesso. Un programma così ambizioso è stato annunciato in una data solenne, quando cioè la Francia celebra la Rivoluzione francese, il 14 luglio, anniversario della presa della Bastiglia.
L'aspetto di originalità messo in atto in Francia è l'appello a tutta la Nazione, proprio perché ognuno possa riflettere sui problemi della scuola. E' vero che da vent'anni si sono fatti molti dibattiti sulla scuola ma si è trattato sempre di dibattiti di addetti ai lavori, insegnanti, sindacati, studenti. Questa volta deve essere l'intera Nazione a discutere di scuola. Anche gli stranieri che risiedono in Francia sono stati coinvolti nella discussione, per dimostrare l'importanza del problema politico "scuola", patrimonio comune di tutti i cittadini.
Perché proprio in questo momento si è deciso di inviare l'appello alla Nazione sulla scuola?
Per almeno tre ragioni.
La prima: la Francia fino a questo momento si è considerata il paese dell'Universale. Non è più così, deve perciò interrogarsi sulla propria "identità". Ma interrogarsi sulla propria "identità" vuol dire riflettere sul proprio sistema di istruzione, perché la Francia ha sempre considerato la scuola come il fulcro della Repubblica.
La seconda, è di ordine demografico: entro cinque anni metà degli insegnanti e i due terzi degli ispettori andranno in pensione. Ciò vuol dire che in poco tempo ci sarà un rinnovamento dei quadri della scuola. Ora, la prima ricchezza della scuola è data proprio dal personale che nella scuola lavora, perciò il massiccio pensionamento richiede una riflessione sulla "missione" della scuola e sugli obiettivi del sistema.
La terza: da dieci anni la scuola francese non progredisce più, non regrediscono i dati sulla dispersione, sugli abbandoni, sugli alunni in difficoltà, non aumenta il numero dei diplomati e dei laureati. Abbiamo raggiunto un punto di equilibrio soddisfacente o dobbiamo rilanciare la scuola verso nuovi traguardi? Non lo sappiamo, ma dobbiamo scoprirlo.

Il meccanismo messo in atto
Intanto è stata creata una commissione, di cui sono presidente, che affianca il Ministro dell'istruzione, ma è una commissione indipendente. Senza la garanzia dell'indipendenza non avrei neppure accettato l'incarico. Il processo si articola in due fasi, le prime due sono di responsabilità della commissione, la terza del livello politico.
Le prime due fasi hanno compreso: 1) l'organizzazione del dibattito nel Paese (è inutile sottolineare quanto sia stato immane il lavoro per la capillarità che il dibattito doveva assumere);
2) l'elaborazione del rapporto con le raccomandazioni della commissione rivolte sia al Paese sia al Governo.
Bisogna precisare che se il rapporto si basa sulle consultazioni, è comunque un documento di espressione della commissione che ne è responsabile.
La terza fase è di responsabilità del Governo e del Parlamento.
Va ricordato che in Francia nel 1989 fu varata una importante legge quadro, detta di Orientamento del sistema scolastico, che aveva stabilito gli obiettivi del sistema, la formazione iniziale per gli insegnanti della scuola primaria, e che serviva da riferimento per tutta la scuola. Il Presidente della Repubblica ha annunciato che alla fine di questo lungo e complesso processo, il Governo intende presentare una nuova legge di Orientamento che tenga conto delle fasi precedenti e che serva a rilanciare ambiziosamente la scuola e i suoi obiettivi. Questa nuova legge, presentata dal Governo e dibattuta in Parlamento, non nascerà però dal nulla ma poggerà su tutto il lavoro ora descritto.
Voglio aggiungere due corollari. Il primo, non si è trattato di un referendum, non si è chiesto ai cittadini di rispondere con un sì o un no, ma di riflettere sulla scuola. Nei nostri Paesi c'è un dato che denuncia il tasso di partecipazione democratica dei cittadini alla vita politica ed è la partecipazione alle elezioni. In Francia cresce l'astensionismo elettorale e questo fatto preoccupa molto. Attraverso il dibattito sulla scuola si è perciò anche voluto ridare corpo alla partecipazione diretta dei cittadini al processo politico, che in questo caso riguarda la scuola, ma che assume una valenza molto più ampia.
Il secondo, la commissione è indipendente ma sono indipendenti anche il Governo e il Parlamento, nel senso che se il dibattito avrà successo, se la commissione produrrà delle risposte efficaci è logico che il progetto di legge se ne avvarrà, ma non c'è il vincolo ad acquisire per forza quello che proviene dal dibattito.

L'organizzazione del dibattito
La commissione, composta da 45 membri, ha avviato il dibattito il 15 settembre e lo ha chiuso il 15 marzo. Sei mesi dunque di lavoro indicibile. Il primo problema che la commissione si è posta è stato l'ambito di riflessione. Bisognava ragionare di tutto il sistema di istruzione o delimitare il campo? Ci siamo orientati a ragionare fino agli esami di Stato, il baccalaureato francese, in particolare sulla scuola primaria e secondaria, sull'accesso all'università (che in Francia non funziona bene), sulla prima formazione degli insegnanti e sull'apprendimento per tutta la vita. L'istruzione terziaria e universitaria è stata invece lasciata fuori, almeno in questa fase.
Il secondo problema è stato quello di fornire ai francesi il materiale utile al dibattito, infatti non si può discutere di ciò che non si conosce.
Sono stati perciò preparati e distribuiti due documenti, il primo relativo allo stato, alle condizioni della scuola, il secondo contenente alcune grandi domande, fra l'altro molto contestate da chi ha pensato che la commissione volesse condizionare il dibattito.
L'obiettivo della commissione era quello di rendere concreto l'appello del Presidente della Repubblica, facendo in modo che al dibattito partecipasse realmente un alto numero di persone.
Per questo sono state date cinque possibilità di partecipazione. La prima, l'organizzazione di riunioni ovunque nel Paese, nelle scuole, nei quartieri, con la consegna che a coordinare le riunioni fossero persone con incarichi istituzionali, per esempio i capi di istituto, i sottoprefetti ma ad animare i dibattiti fossero giornalisti, genitori di allievi, insomma persone senza cariche istituzionali. Ogni dibattito doveva essere svolto in due riprese, in due riunioni. In tutto ci sono stati 13.000 dibattiti, quindi 26.000 riunioni, alle quali hanno partecipato circa 1 milione e mezzo di persone. Per agevolare la partecipazione sono state organizzate di sabato mattina, nei pomeriggi in cui non c'era scuola, la sera o la domenica. Ogni dibattito è stato sintetizzato e standardizzato secondo un modello predisposto dalla commissione.
I partecipanti al dibattito sceglievano le domande che preferivano tra quelle proposte dalla commissione, in media tre. La cosa interessante è stata che l'attenzione di gran parte dei dibattiti si è concentrata su una domanda in particolare: come motivare gli studenti, come farli lavorare efficacemente. Evidentemente è stata ritenuta centrale ai fini della discussione.
Le sintesi dei dibattiti venivano poi scaricate nel sito internet della commissione, senza che ci fossero manipolazioni o interventi esterni. Era insomma garantita la riservatezza e la trasparenza.
Il contributo delle nuove tecnologie è stato certamente fondamentale, dieci anni fa non sarebbe stata possibile una consultazione di tale capillarità.
E' stato anche aperto un sito internet dove ogni cittadino poteva mandare un messaggio di posta elettronica oppure poteva partecipare ai 22 forum di discussione aperti, uno per ciascuna domanda. In totale sono giunti 400.000 messaggi di posta elettronica e 1.500 lettere per posta.
Sono state coinvolte le Associazioni degli insegnanti, i sindacati della scuola e tutte le organizzazioni competenti in materia. A loro è stato richiesto di esprimere un parere articolato, hanno perciò inviato i loro contributi, in tutto 300 documenti, inseriti nel sito.
Complessivamente si sono espressi spontaneamente circa due milioni di francesi che, in rapporto alla popolazione, è un dato rilevante. Si sono espressi gli insegnanti più qualificati, i genitori, gli studenti, i cittadini. Ma la commissione è andata anche là dove le persone non si sono espresse spontaneamente. Sono state organizzate indagini su campioni rappresentativi di fasce della popolazione o di tutta la popolazione per capire che cosa pensavano della scuola. Il dibattito è stato organizzato anche in sede politica, tutti i partiti hanno svolto dibattiti sul tema. La Camera e il Senato hanno fatto altrettanto. A fronte però di una massa così sconfinata di informazioni e documenti si poneva il problema di come sintetizzare il tutto per renderlo leggibile. A tale compito hanno lavorato per tre mesi un centinaio di persone, che hanno letto insieme a me tutti i documenti. Da questi sono state estratte le idee principali, che sono poi state restituite al Paese in un documento chiamato significativamente lo specchio del dibattito e stampato in 7 milioni e mezzo di copie. Una settimana fa è stato consegnato al Ministro.
La prima fase è così conclusa, ora partirà la seconda, quella politica.

Le grandi domande della commissione

1) Quali sono i valori della scuola repubblicana e come fare in modo che la società li riconosca?
2) Quali devono essere le finalità della scuola nel momento in cui si costruisce l'Europa e per i decenni a venire?
3) Verso quale tipo di eguaglianza deve tendere la scuola?
4) L'educazione deve essere divisa diversamente tra giovinezza ed età adulta e coinvolgere di più il mondo del lavoro?
5) Quale patrimonio comune di conoscenze, di competenze e di regole di comportamento gli allievi devono prioritariamente padroneggiare al termine di ogni tappa della scuola dell'obbligo?
6) Come deve la scuola rispondere alla diversità degli allievi?
7) Come migliorare l'organizzazione del percorso professionale? Come caratterizzarlo meglio?
8) Come motivare e far lavorare efficacemente gli allievi?
9) Quali devono essere le funzioni e le modalità della valutazione degli allievi, voto ed esami?
10) Come organizzare e migliorare l'orientamento degli allievi?
11) Come preparare e organizzare l'entrata nell'istruzione superiore?
12) Come possono i genitori e i partner esterni della scuola favorire il successo scolastico degli allievi?
13) Come farsi carico degli allievi in grande difficoltà?
14) Come scolarizzare gli allievi handicappati o affetti da gravi malattie?
15) Come lottare efficacemente contro la violenza e le inciviltà?
16) Quali relazioni stabilire tra i membri della comunità educativa, in particolare tra genitori e docenti e tra docenti e allievi?
17) Come migliorare la qualità della vita degli allievi nella scuola?
18) Come definire e ripartire i ruoli e le responsabilità rispettive dello Stato e delle collettività territoriali in materia di educazione?
19) Bisogna dare più autonomia agli istituti scolastici, introducendo la valutazione di scuola?
20) La scuola come deve utilizzare al meglio i mezzi di cui dispone?
21) Bisogna ridefinire le professioni della scuola?
22) Come formare, reclutare, valutare gli insegnanti e organizzare meglio la loro carriera?