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  a cura di Emma Colonna N.74 del 29 maggio 2009   
     
  Questo sarà l’anno scolastico più brutto della storia della Repubblica. Si è aperto con i grembiulini, il voto di condotta, i tagli, si chiude con la discriminazione ormai aperta e dichiarata nei confronti degli alunni stranieri e con l’attacco ai dirigenti scolastici accusati di fare politica solo perché scrivono ai genitori dell’impossibilità di mandare avanti la scuola senza i soldi.
Le scuole sono al collasso, c’è una situazione diffusamente non più sostenibile che lede il diritto all’istruzione dei nostri figli. Di fronte a tutto questo il Ministro che cosa fa? Anziché capire il disagio e affrontare i problemi, attacca chiunque dica la verità. Che fine ha fatto quel necessario e sempre auspicato dialogo con le famiglie? Ora quel dialogo non vale più, a Roma si intimidiscono i dirigenti, a Milano si invia direttamente la Digos nelle scuole?
Che Paese è mai questo, dove gli episodi di discriminazione e di razzismo nelle scuole si stanno moltiplicando, dato il clima generale? Dove si chiede ai ragazzi che devono fare la maturità il codice fiscale non certo per costruire l’anagrafe degli studenti, ma per individuare più facilmente gli alunni irregolari? Che Paese è mai questo, dove si incitano gli insegnanti attraverso provvedimenti iniqui e sbagliati (come quelli sulla valutazione) a selezionare e a escludere i più deboli?
 
 

 
  E ora tocca ai tecnici e professionali

Il Regolamento sulla valutazione

Il Regolamento sulla formazione iniziale

Il decreto Brunetta

Lettera ai genitori

Codice fiscale e maturità

Che succede a L’Aquila?

Nuovi Cidi
     
  E ora tocca ai tecnici e professionali  
 
  Il 28 maggio il Consiglio dei ministri ha approvato in prima lettura i due schemi di regolamento sul riordino degli istituti Tecnici e dei Professionali, sui quali verranno acquisiti i pareri prescritti, in attuazione di quanto previsto dalla legge n.133/08, articolo 64, comma 4.
“Una svolta epocale – l’ha definita il ministro Gelmini – dopo l’ultimo riordino del 1931”. Un grande pasticcio, secondo la maggior parte dei Sindacati scuola.
I regolamenti prevedono: due settori (Economico e Tecnologico) e 11 indirizzi per i Tecnici; due macrosettori e 6 indirizzi per i Professionali; 32 ore settimanali di lezione per tutti. Viene istituito in ogni scuola un Comitato tecnico-scientifico con composizione paritetica di docenti ed esperti del mondo del lavoro, delle professioni, della ricerca. Le scuole potranno nominare esperti esterni con contratti a prestazione d’opera. Dal 2010/11 partono a regime le prime e le seconde classi (protraendo così l’inaccettabile abitudine “di cambiare il cavallo durante la corsa”), mentre le terze e quarte classi proseguono con i vecchi ordinamenti ma con l’orario di 32 ore settimanali! Quale criterio governerà questa stravaganza per ora non si sa.
Siamo d’accordo a ridurre gli indirizzi e a rendere i curricoli e i profili di uscita più adeguati alle nuove esigenze di sviluppo e produttività, ma non è accettabile la logica della drastica riduzione delle ore di lezione (8.000 cattedre in meno solo nel primo anno!), delle attività di laboratorio (circa il 30%), dei docenti tecnico-pratici e dell’abolizione del Diritto e dell’Economia negli ultimi tre anni dei Tecnici, cosa, quest’ultima, che ha suscitato grande scalpore e un forte movimento di protesta nei mesi scorsi. Dopo i drastici tagli resta un percorso di istruzione (il più frequentato dai nostri giovani) non solo più povero, ma anche inadeguato a rispondere alle nuove sfide culturali e a costruire quei profili professionali oggi necessari per competere sul mercato internazionale del lavoro. Non è certo questa la strada per riformare un pezzo così importante del nostro sistema scolastico.
La verità è che la scuola continua ad essere un terreno di tagli e di saccheggi per far fronte ad una crisi economica che pagheranno in prima persona tutti i giovani di questo Paese.
 
 
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  Il Regolamento sulla valutazione  
 
  Il 28 maggio il Consiglio dei ministri ha approvato in via definitiva anche il regolamento sulla valutazione degli studenti nelle scuole di ogni ordine e grado. Dopo la firma del Presidente della Repubblica, lo schema di regolamento dovrà essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale per diventare dispositivo legislativo. Questi alcuni punti di sostanziale novità: oltre al ripristino della valutazione in decimi, si introduce nella scuola media e superiore la valutazione del comportamento degli allievi (che concorrerà alla media complessiva degli apprendimenti) e il criterio del 6 in ogni materia per essere ammessi alla classe successiva. L’insufficienza nel voto di condotta (inferiore a 6) comporterà la non ammissione all’anno successivo o agli esami di Stato. Il regolamento, che coordina le disposizioni vigenti in materia di valutazione degli alunni, rappresenta uno strumento regressivo e dannoso per le scuole di ogni ordine e grado; in qualche modo afferma la distanza con la scuola delle buone pratiche e della buona (e pedagogicamente corretta) valutazione. Per le scuole si aprirà un pericoloso scenario in cui si scontreranno i colleghi che (per salvare i ragazzi) daranno il sei a tutti con quelli che vorranno bocciare ad ogni costo. Gli stessi contenuti sono espressi anche nelle circolari n. 50 e 51 del 20 maggio che hanno tempestivamente dettato le linee di azione in fatto di valutazione, pur in assenza del prescritto regolamento (leggi nota). Cominciano intanto a girare gli appelli da parte di interi collegi per annullare i provvedimenti in corso sulla valutazione.  
 
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  Il Regolamento sulla formazione iniziale  
 
  Lo schema di decreto del Miur recante regolamento sulla formazione iniziale dei docenti (ai sensi dell’articolo 2, comma 416, della legge 24 dicembre 2007, n.244), che fu oggetto nella sua bozza iniziale di forte contestazione da parte di tutte le associazioni professionali, va ora, con pochissimi aggiustamenti, al parere del Cnpi. Nel merito continuiamo a rilevare in negativo: la diversificazione drastica e radicale del percorso di formazione iniziale per i docenti dei vari ordini e gradi di scuola; la distanza del profilo professionale che si vuole costruire dai bisogni reali della scuola; l’università-centrismo per cui, come la terra ruota intorno al sole, così ruotano gli interessi della scuola intorno a quelli accademici: anzi, l’impostazione di fondo sembra inseguire esclusivamente le logiche di potere interne all’università; il poco tirocinio e la poca didattica nell’ultimo anno di laurea magistrale; l’ininfluente ruolo della scuola nelle attività di progettazione, attuazione e valutazione; lo scorporo del reclutamento dalla formazione iniziale. Peccato: un’altra occasione persa, un altro affondo alla scuola.  
 
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  Il decreto Brunetta  
 
  Sempre il 28 maggio, il Consiglio dei ministri ha approvato, su proposta del ministro per la pubblica amministrazione e l’innovazione, Renato Brunetta, lo schema di decreto legislativo che dà attuazione alla delega contenuta nella legge n.15 del 2009 in materia di ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e di efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni; il provvedimento verrà trasmesso alle parti sociali, attraverso il CNEL, alla Conferenza unificata e alle Commissioni parlamentari per il parere. Il decreto cambierà molte cose anche per la scuola.  
 
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  Lettera ai genitori  
 
  Le scuole non hanno i soldi per andare avanti, per garantire la gestione ordinaria e la quotidianità. Il segretario generale della FLCigl, Pantaleo, ha inviato una lettera al Presidente della Repubblica per denunciare questa situazione ed esporre tutta la sua preoccupazione perché in questo modo il diritto allo studio, diritto tutelato dalla Costituzione, rischia di non essere più garantito. Infatti è stata presentata un’interrogazione parlamentare dall’opposizione su tale questione. Molte scuole del Lazio (oltre 200) hanno mandato una lettera ai genitori per metterli al corrente della gravissima situazione finanziaria in cui si trovano. I dirigenti scolastici, infatti, hanno il dovere di rispondere del proprio operato ai genitori e agli alunni, che hanno il diritto di avere una scuola pubblica che funzioni. E questa ovvia iniziativa ha determinato un putiferio, insulti e proteste verso i dirigenti definiti incapaci. Non solo si devono subire tagli di ogni tipo che si abbattono a valanga sulla scuola, ma ora è anche vietato dirlo. Ma i dirigenti, come gli insegnanti peraltro nel loro campo, hanno una responsabilità civile alla quale non vogliono e non possono sottrarsi.  
 
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  Codice fiscale e maturità  
 
  Ma per fare gli esami di maturità ci vuole il codice fiscale? Certo che no, non è fra i documenti richiesti. E allora perché il ministro invita le scuole a richiederlo ai maturandi, come è avvenuto nei giorni scorsi? Secondo il ministero, perché entra nelle rilevazioni statistiche, al fine dell’anagrafe degli studenti. Il sospetto avanzato con una interrogazione parlamentare da Mariangela Bastico però, responsabile scuola del Pd, è che questa iniziativa possa essere utilizzata per discriminare i figli degli immigrati irregolari che stanno per sostenere la maturità. In realtà questo timore è rafforzato dal clima che ha accompagnato la discussione sul ddl sulla sicurezza che, anche se alla fine non contiene la norma che impone ai presidi di denunciare gli alunni irregolari, in realtà ha fatto passare l’idea che questa cosa sia possibile, come è dimostrato dalle azioni del tutto illegittime che alcuni dirigenti hanno recentemente compiuto a Genova e a Padova.  
 
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  Che succede a L’Aquila?  
 
  Che succede a L’Aquila? Le informazioni che circolano in rete sono molto preoccupanti, si parla di una situazione nelle tendopoli ai limiti della vivibilità e sostenibilità, di tensioni, di controlli militari su tutto, al di là di ogni ragionevole giustificazione, e anche di mancanza delle libertà fondamentali, come la libertà di informazione. Se così fosse, quale idea delle Istituzioni e dello Stato si possono fare i giovani che stanno vivendo questa drammatica emergenza? Pur con la cautela necessaria quando si riportano informazioni di seconda battuta ci sentiamo in dovere di invitare tutti i colleghi a mantenere viva l’attenzione sull’Abruzzo e sulla sua scuola. Ed invitiamo i dirigenti e i docenti ad aderire al progetto Scuola adotta scuola, lanciato dalle associazioni professionali, fra cui il Cidi, come gesto di solidarietà e sostegno alle scuole abruzzesi per una rapida ripresa della vita scolastica.  
 
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  Nuovi Cidi  
 
 

Un folto numero di docenti e dirigenti, provenienti dai diversi ordini di scuola e dai diversi paesi dell'hinterland della Valle del Belice si è riunito a Partanna, nell'aula Magna dell'Istituto Comprensivo "Amedeo di Savoia Aosta" per dar vita ad un nuovo Centro Territoriale Cidi. L'incontro, presenti tanti giovani, è stato caratterizzato da tanto entusiasmo e da tanta voglia di innovarsi e trasformarsi per trasformare. Un incontro analogo si è tenuto a Siracusa presso l’Istituto Comprensivo “Verga”.

 
 
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CIDI
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