Fondamentale il tema della cultura della Scuola rispetto alle connessioni con il profilo della popolazione, ponendo la questione dell' interrelazione ossia del nesso tra scuola (e sua cultura) e il resto della popolazione (e sua cultura).
Premettendo che l'intervento vuol avere un taglio di prospettiva, è necessario precisare che "non possiamo… per ragioni storiche … mettere a confronto il nostro sistema scolastico con quello degli altri paesi europei".
Eppure in Italia, ma tendenzialmente anche in altri paesi europei, assistiamo ad una certa dispersione da parte della popolazione adulta delle conoscenze di base: perché?
Sostanzialmente per due ragioni.
Una ragione culturale: le capacità di base sono oggi meno necessarie per la soddisfazione delle esigenze di vita quotidiane.
Una ragione sociale: proprio l'alternarsi dell'uso di tali capacità di base le fa apparire quasi un "attributo di classe".
Ecco allora che appare una nuova classe sociale: quella di chi detiene il "codice del sapere", diversamente dal resto della popolazione, purtroppo della maggioranza…
Chiediamoci: cosa rende apprezzato il risultato dell'educazione?
Probabilmente è la capacità del soggetto di " mobilitare" quanto appreso a scuola al fine di rendere l'adattamento alla società. Quel che serve oggi è un progetto culturale!
Innanzitutto si dovrebbe innalzare l'obbligo scolastico fino a 18 anni facendo coincidere il periodo della vita in cui si è socialmente protetti con quello della formazione. In questi diciotto anni bisognerebbe creare il "bisogno di conoscenza" e la consapevolezza che la conoscenza è necessaria per poter continuare ad apprendere anche durante il resto della vita (quella adulta e lavorativa).
E non servono alla scuola degli interventi superficiali e verticali: nella sostanza spesso "reazionari". (a cura di Elisabetta Cataldi)
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