28.02.1999 - Il Cidi
per le riforme - a cura della segreteria nazionale
Vogliamo rappresentare la nostra volontà
e il nostro impegno per le riforme.
Siamo tra coloro che pensano che questa scuola pubblica non debba
solo essere difesa, ma debba essere cambiata profondamente.
Siamo tra coloro, e sono tanti, che vogliono che il processo di
riforma della scuola, già avviato, vada avanti.
Siamo profondamente convinti
- che un paese moderno ed europeo non possa continuare ad avere
un obbligo di soli otto-nove anni
- che sia necessaria oggi una riforma dell�intero sistema dell�istruzione
e della formazione, affinché ogni ragazza e ogni ragazzo
del nostro Paese possa acquisire quel patrimonio di conoscenze
e competenze necessario per vivere e lavorare, per agire e amare
la democrazia
- che, se oggi serve una formazione per tutto l�arco della vita,
occorra ripensare profondamente alle caratteristiche, alle finalità,
ai contenuti dell�istruzione della prima parte della vita; quell�istruzione
su cui si basa ogni successivo apprendimento che deve per questo
essere garantita a tutti, in uno spazio pubblico, laico e plurale
di confronto.
Infatti riteniamo
- che il processo di riforme finora avviato soprattutto sul terreno
dell�autonomia scolastica abbia bisogno di essere ricollocato
al più presto all�interno del mandato che questo Paese
assegna alla sua scuola
- che perciò occorra immediatamente accelerare l�iter delle
riforme: dal riordino dei cicli, alla definizione di un sapere
della scuola rinnovato, fino alla riforma della formazione professionale
e alla ridefinizione e costruzione di un sistema post-secondario.
E perciò pensiamo
- che rappresenti un obbligo di civiltà la presenza - su
tutto il territorio nazionale - di quella scuola che per impegno
costituzionale la Repubblica deve garantire a ognuna e ognuno:
scuola fondata sul pluralismo e sul confronto, sulla libertà
di insegnamento e apprendimento e dove la diversità è
un valore e una risorsa
- che gli investimenti, le risorse per garantire la qualità
e il funzionamento di questa scuola debbano rappresentare una
priorità del governo del nostro Paese, dal momento che
il privato, in questo come in altri settori, nasce spesso anche
sulle inadempienze e carenze del pubblico
- che la esplicita diversità di funzione e finalità
tra scuola statale e scuole private non possa configurare un sistema
integrato pubblico dell'istruzione, ipotesi che oltre ad aggirare
il "senza oneri per lo Stato" determinerebbe la possibilità
che scuole private possano essere alternative o sostitutive rispetto
a quelle dello Stato
- che il problema della scuola gestita da enti e privati (oggi
frequentata dal 7% di ragazze e ragazzi e peraltro ampiamente
garantita nella sua libertà dalla Costituzione) debba essere
risolto con rigore e serietà sul piano legislativo, con
una legge che ribadisca il diritto-dovere dello Stato a verificare
la qualità dell�offerta formativa dovunque essa avvenga
- che il diritto allo studio debba essere garantito e potenziato
per tutti, entro una certa fascia di reddito
- che ogni provvedimento debba essere preso nel pieno rispetto
delle norme costituzionali.
Non possiamo accettare allora
- che i problemi della scuola non-statale finiscano con l'ostacolare,
ancora una volta, il già difficile percorso delle riforme
- che interessi di parte mettano in discussione quel principio
di democrazia che vede il terreno dell'istruzione e della formazione
come bene collettivo del Paese, come investimento per il futuro,
come responsabilità della società nei confronti
delle giovani generazioni.
Vogliamo infine che contino la volontà,
la sensibilità, la passione di tanti che per anni si sono
impegnati nella e per la scuola pubblica (che anche per questo oggi
non è allo sfascio) e che oggi si sentono lontani da una
politica che sembra spesso rispondere a logiche estranee ai bisogni
della scuola e del Paese.
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