Appunti di alcune tesi per le
scuole
di società sostanzialmente democratiche
di
Tullio De Mauro
1)
La scuola opera e se ne intende pienamente l'opera solo guardandola
nel suo rapporto di dare e avere reciproco con tutta la cultura,
e non soltanto la cultura intellettuale, scientifico-letteraria,
ma la cultura complessiva, antropologica, di una popolazione.
2)
Se si considera la scuola nell'orizzonte della cultura, appare
più chiaro che i problemi di istruzione e formazione di
un particolare Paese si vedono e si pongono e devono risolversi
fuori di un'ottica solo sincronica e/o solo nazionale. Si vedono,
si pongono e si risolvono là dove si collocano: in rapporto
a una più o meno lunga tradizione storico-culturale e nel
mutuo scambio con altre culture.
3) Istruzione e formazione hanno un costo. Hanno anche
una redditività economica perfino se ci si restringe al
solo Pil e al solo reddito individuale. La redditività
emerge tanto più se, accettando le critiche alla restrizione,
si guarda (come parecchi economisti suggeriscono: in Italia Sylos-Labini)
alle capacità produttive individuali e collettive e alle
capacità di scelte autonome, individuali e sociali.
4) Scuola e formazione restituiscono il loro costo fornendo,
quando le forniscono, quelle "idee" che "sono a
capo della produzione" (Cattaneo) e dunque impegnandosi nella
vitalizzazione di tutta la cultura di una popolazione, garantendone
il coerente rapporto con una tradizione identitaria e con l'accesso
a nuovi saperi e antichi e nuovi life skills.
5) Allo sviluppo di scuola e formazione come luoghi di
potenziamento della cultura individuale e collettiva, portano
anche (a) l'esigenza della flessibilità delle produzioni
e dei lavori retribuiti e (b) l'esigenza di fare fronte alle conseguenze
della fragilità dei sistemi complessi.
6) Allo stesso luogo riconduce anche l'esigenza di non
lasciare crescere, ma di fronteggiare e, se possibile, azzerare
le divaricazioni che l'attuale modo di sviluppo crea sia all'interno
di ciascuna area culturale e nazionale, sia tra aree diverse.
7) Da 4-6 deriva, forse prima indipendentemente da ogni
scelta ideologica, la necessità di rafforzare scuole
e luoghi della formazione rendendole operanti non solo verso le
fasce giovani, ma verso tutte intere le popolazioni attraverso
il longlife learning.
8) Se la scelta è quella di una organizzazione democratica
non solo formale (diritto di voto), ma sostanziale
(pari opportunità nell'accesso alle risorse economiche
e culturali), la necessità di 7 non è più
la conseguenza che una destra saggiamente conservatrice, non fascisteggiante,
deve subire con rassegnazione per sopravvivere, ma è, dovrebbe
essere, l'obiettivo centrale di un progetto politico democratico,
che nel raggiungimento di quell'obiettivo trova la misura della
sua efficacia.
9) Coloro che guidano i processi d'apprendimento e formazione,
gli insegnanti, devono rendersi consapevoli di non essere impiegati
degli Stati o, peggio, dipendenti di imprese private, ma pubblici
professionisti dello sviluppo delle capacità culturali
e produttive, individuali e collettive: devono formarsi e trasformarsi
in funzione di ciò e avere un soldo (la parola salario
essendo sdegnata da taluni) pari alla loro decisiva funzione.
10) Forse anche a chi protegge (fascisticamente o no) differenze
e alti redditi, ai conservatori e alle destre, e certamente ben
più a chi intenda lavorare per una democrazia sostanziale,
toccano il compito e l'obbligo di progettare e costruire quanto
occorre per realizzare gli obiettivi 8 e 9 non solo nel Nord del
mondo e nelle aree di più consistente Pil, ma in tutto
il mondo, per tutte e tutti, no lesser than one. Riuscire
a esprimere gruppi dirigenti in grado di rispettare e, prima ancora,
di intendere questo compito e obbligo, è una questione
di sopravvivenza che tocca tutte e tutti, no lesser than one.
Ovvero, per chi trovi più chiaro il titolo originale cinese
del film di Zhang Yimou, Yi ge dou bu neng shao.