Presiede
la sessione Caterina Gammaldi che, riaprendo i lavori del
Convegno, sintetizza i forum di discussione della sessione pomeridiana
di venerdì. I forum - ricorda la Gammaldi - sono stati
occasione di confronto e di condivisione dei temi del convegno,
luoghi per esprimere la propria idea di scuola e mettere a fuoco
le esperienze scolastiche di ciascuno.
In apertura della giornata è utile riprendere queste idee
venute fuori dai forum, idee che hanno attraversato i gruppi di
lavoro: il bisogno del parlare, di confrontarsi nelle diversità.
I forum hanno offerto l'occasione per "pensare insieme".
Nel forum sugli strumenti per la lettura di un territorio si sono
confrontati i punti di vista differenti, quello dell'economista
e quello del dirigente scolastico. Nel forum sull'autonomia di
ricerca, sperimentazione e sviluppo, sono state rilevate le difficoltà
e le esperienze delle scuole su questo tema. Nel gruppo del curricolo
si sono evidenziate le caratteristiche del curricolo centrato
sull'apprendimento. Sistemi europei a confronto, funzione docente,
obbligo scolastico e obbligo formativo, memoria storica, intercultura,
mondializzazione, temi che hanno avuto modo di snodarsi attraverso
l'esplicitazione di diversi punti di vista. (Assunta
Morrone e Giovanna Miccichè)
Il
fare scuola
Percorsi di insegnamento/apprendimento
- Mario Ambel
Stiamo attraversando un momento difficile, perché se
in questi trenta anni abbiamo avuto un progetto da costruire,
un progetto di scuola che è comunque andato avanti, ora
la novità è che siamo di fronte ad una proposta
radicale e drastica e che l' acutezza dello scontro è
in un contesto di valori che vengono messi in allarme e in discussione.
Vi è un'agenda di punti fermi e irrinunciabili in relazione
al processo di insegnamento/apprendimento ed al curricolo.
· Il curricolo non è un toccasana, e vi sono molte
idee di curricolo: idea di curricolo che passi dal programma
trasmissivo ad un curricolo costruttivo e significativo che
promuove i diritti di cittadinanza di tutti; è importante
coniugare l' uguaglianza dei diritti con le differenze delle
persone perché la scuola è uno dei luoghi di inclusione
sociale. I programmi regionali evocati nel disegno di legge
delega proposto dalla Moratti richiamano la scuola del programma:
fare scuola col curricolo è connesso ai processi organizzativi
perché i processi di insegnamento/apprendimento sono
in una visione sistemica che va tenuta continuamente presente
e monitorata. Affrontare i temi del curricolo vuol dire chiedersi
dove e perché alcuni processi di apprendimento si interrompono,
significa capire come le variabili consentono di farci valutare
ciò che ha funzionato o meno.
- E' necessario trovare un nuovo equilibrio fra gli oggetti
del processo di insegnamento/apprendimento visti come strumentazione
cognitiva di base, nodi strutturali, risposte emotive e dispositivi
didattici che funzionano come mediatori culturali.
- Fare scuola è agire nell'ambito conoscitivo complesso.
- E' necessario affrontare ed accogliere la sfida del ragionare
su cosa sono le competenze che, se non intese come applicazione
rigida alla scuola di schemi ad essa non consueti, possono offrire
un terreno di elaborazione dell'intreccio di conoscenze, abilità,
capacità etc. etc.
- Elaborare un curricolo vuol dire dare coerenza verticale ad
un processo lungo di apprendimento e coesione orizzontale dei
vari pezzi di cui si compone la coerenza verticale.
Se c'è condivisione sul fatto che la scuola di base avvia
un processo di alfabetizzazione culturale strumentale, è
sul biennio della secondaria superiore che iniziano i problemi:
il punto fermo è completare l'acquisizione delle competenze
di cittadinanza, il biennio è pienamente obbligo scolastico
inteso come tempo di acquisizione dei diritti di cittadinanza.
Vi è in conclusione l'urgenza di sconfiggere i processi
di emarginazione dei processi di apprendimento nello sforzo
di capire dove e quando iniziano, e di intrecciare il ragionamento
sul sistema di istruzione con quello della formazione professionale.
(Daniela de Scisciolo)
Due
scuole? Due società? - Benedetto Vertecchi
Per comprendere adeguatamente l'attuale situazione scolastica
italiana, occorre inserire i processi in corso in un quadro
internazionale. I paesi industrializzati stanno vivendo un processo
di trasformazione culturale in cui si è perso il carattere
attrattivo dei sistemi scolastici ed in cui i repertori conoscitivi
acquisiti nella prima parte della vita sono chiamati ad una
durata più lunga rispetto al passato. Sembra che oggi
peraltro leggere, scrivere e far di conto sia sempre meno necessario
per una larga fetta di popolazione, che riesce a gestire i propri
comportamenti sociali, in senso consumistico, attraverso strumenti
tecnologici che possono sostituire quelle abilità di
base. Si configura cioè una larga maggioranza di popolazione
che può tranquillamente vivere accontentandosi di livelli
culturali elementari, a fronte di una minoranza del 15-20% che
può permettersi invece un possesso di strumenti simbolici
elevati. In Italia la percentuale di questa minoranza si abbassa,
per motivi storici, ma quel che è rilevante è
il modo in cui il sistema formativo italiano sta attrezzandosi
per rispondere a questa divaricazione sociale.
In Italia sembra che la quota funzionale minoritaria di popolazione
capace di operare con simboli potrà disporre di un sistema
scolastico proprio, ben distinto da un altro sistema, quello
chiamato della "formazione", cui verranno destinati
tutti gli altri cittadini, che vengono a costituire la nuova
classe subalterna. Una classe, quest'ultima, non costituita
necessariamente di "poveri" sul piano economico, ma
certamente di soggetti culturalmente non attrezzati o, meglio,
attrezzati quanto basta per risultare funzionali al sistema
economico. Ciò vuol dire che alle "due società",
in Italia, si pensa di rispondere con "due scuole",
con la conseguenza che i cosiddetti "diritti di cittadinanza"
finiranno per essere anch'essi differenziati e, soprattutto,
non saranno più pensabili dentro lo Stato, ma dentro
la rispettiva classe sociale. (Maurizio Muraglia)
...
per una scuola della cittadinanza e della democrazia (1)
- Nicola Tranfaglia
Il cammino della scuola e dell'università appare in pericolo
rispetto alle stesse prospettive costituzionali. Esiste un paradosso
tra la costituzione democratica italiana che è tra le
più avanzate e il freno posto dall'attuale politica alla
piena applicazione dell'autonomia scolastica di cui, peraltro,
si è riconosciuta giuridicamente la fisionomia costituzionale.
L'autonomia, non del tutto compiuta, è sottoposta a consistenti
attacchi da parte di numerosi decreti e proposte legislative
dell'attuale governo contrari al suo spirito o del tutto fuorvianti.
Basterà ricordare:
- L'unificazione delle graduatorie tra insegnanti della scuola
pubblica e di quella privata
- Il controllo da parte dell'autorità ecclesiastica degli
insegnanti di religione che tuttavia possono essere inseriti
nell'organico curricolare
- Il taglio d'organico di 34000 cattedre
- L'innalzamento a trenta allievi della composizione delle classi
- La descolarizzazione implicita nella diminuzione dell'orario
cattedra
- La revisione degli organi collegiali che limita la partecipazione
degli studenti e l'autonomia degli insegnanti
- La delega al governo dell'intero progetto di riforma che espropria
il Parlamento della sua funzione democratica a legiferare dopo
un'ampia discussione
- Il tentativo di abrogazione della legge 30 e l'elaborazione
dei curricoli affidata ad una commissione di esperti del tutto
ridotta.
- La rinuncia all'obbligo scolastico fino ai sedici anni che
blocca la formazione effettiva di una scuola della cittadinanza
e della democrazia e, in generale, il diritto allo studio.
- Anche la strategia del doppio canale diventa lesiva del diritto
alla cultura di tutti i cittadini.
Ma le misure governative appaiono disarticolate anche rispetto
alle politiche scolastiche dell' Unione Europea, vedi la dequalifica
della certificazione del titolo di studio conseguente al ritocco
della fisionomia della commissione degli esami di Stato; vedi
anche l'implicita diminuzione potenziale dei laureati dovuta
alla rigida restrizione dell'accesso all'università.
L'auspicio è la creazione di una piattaforma comune di
intenti e progetti tra tutte le componenti della scuola. (Rosanna
Angelelli)
per una scuola della cittadinanza
e della democrazia (2) - Fernando Savater
"Educare
alla cittadinanza significa ovviamente garantire i diritti,
ma nel concetto di educazione alla cittadinanza c'è qualcosa
in più, c'è l'impegno a operare come se tutti
dovessero divenire governanti,come se ognuno fosse " il
principe" , perché da tutti e da ognuno dipende
la democrazia di un Paese.
Questo significa che come insegnanti dobbiamo essere capaci
di selezionare i contenuti che riteniamo utili alla formazione
di cittadini responsabili , traendoli dalla cultura umanistica,
scientifica, democratica. Ma questo significa anche fornire,
tutti, di quegli strumenti indispensabili per conoscere e vivere
nella complessità del mondo contemporaneo; certo è
importante dotare le scuole di nuove tecnologie, computer, internet
ecc. ma più importante è dare a ogni bambino,
a ogni bambina strumenti per comprendere e per agire.
Tutte le democrazie attuali vivono con il timore degli "
ignoranti", intendendo con questo termine coloro che non
hanno gli strumenti per comprendere, per argomentare, per fare
domande, "ignoranti" che bloccheranno tutti i cambiamenti
e sosterranno tutti i demagoghi.
C'è chi sostiene che tutte le opinioni sono rispettabili,
io ritengo invece che tutte le persone sono rispettabili, ma
che le opinioni siano tutte discutibili e che a questo dobbiamo
educare i giovani. Non certo nel senso che devono contrastare
sempre tutto, ma che devono abituarsi a non dare mai nulla per
scontato, che ogni idea deve essere discussa e verificata per
divenire competenti nell'argomentazione.
Questo impegno educativo richiede però investimenti economici,
richiede molte risorse per insegnanti qualificati, per scuole
attrezzate, per sussidi didattici ecc. La tendenza di molti
governi è perciò di segno opposto e si preferisce
proporre soluzioni che negano i diritti di cittadinanza per
tutti, proponendo quelle due società, quelle due scuole
di cui parlava prima il prof. Vertecchi.
A questo disegno bisogna opporsi e gli insegnanti, che hanno
bisogno della società, dell'appoggio politico della società,
devono cercare e costruire alleanze con studenti, genitori e
con quanti hanno a cuore il futuro della vita democratica e
della formazione culturale del proprio Paese. (Barbara
Accetta)
Conclusioni
- Sofia Toselli
Difficile chiudere un convegno, la particolarità di questo
è stato che tutti gli interventi dal primo all'ultimo
hanno ruotato intorno a parole-chiave: diritti, libertà,
autonomia, buone pratiche
E' emersa la capacità degli intellettuali di tenere insieme
i problemi più generali, politici, con quelli particolari
del fare scuola. Nell'attuale momento in cui c'e' da temere
per la rottura delle regole democratiche, che ritenevamo ormai
acquisite, la scuola deve essere luogo di difesa e di affermazione
d'equità, solidarietà, sviluppo, sostenibilità
e diritto alla cultura, per tutti.
Le ragioni di una scuola pluralista, laica e democratica restano
ancora le ragioni della nostra proposta ed è in quest'ottica
che va interpretato il messaggio del presidente delle Repubblica
giuntoci in apertura del Convegno.
La costruzione dell' Europa include quella di una cultura, di
una scuola, tocca il tema della Democrazia. Oggi sono a confronto
due modelli di scuola e due modelli di società. Uno dove
la dimensione individualistica è sempre più caratterizzante,
dove i tagli all'istruzione e alla sanità riducono diritti
affermando un modello sociale in cui si affermano deregolamentazione
e devoluzione. Si afferma un modello di scuola di cui una tessera
è la legge di riforma degli organi collegiali che impongono
un modello verticistico e una funzione docente, relegata a ruolo
impiegatizio.
Si realizzerà un arretramento culturale e sociale.
Gli economisti propongono più competenze, più
investimenti per la ricerca, in Italia si risponde al contrario:
la scuola delle tre I. Potrà questa risolvere il problema
dell'occupazione? Solleverà il livello culturale del
Paese?
Dall'altra parte c'è un modello di società caratterizzata
da solidarietà e ricerca di senso, dove è connesso
il rapporto tra istruzione e formazione e l'apprendere avviene
lungo tutto il percorso della vita.
I percorsi che la nuova riforma propone sono a due velocità
dietro è nascosta la scelta di differenziare, l'obbligo
è ridotto a soli 7 anni: sono esclusi i perdenti, quelli
che da sempre la scuola insegue.La storia ci insegna che non
funziona un sistema a due velocità, Gardner dice l'istruzione
è per se stessa di utilità pubblica, abbiamo bisogno
di un sistema scolastico pubblico che dia più istruzione
ai nostri figli.
Si deve fare appello all'etica della responsabilità.
Il nostro lavoro diventa sempre più complesso: come garantire
istruzione e formazione a tutti? Come costruire un curricolo
significativo che accompagni l'allievo dalla scuola di base
a quella superiore? Come costruire un ambiente di apprendimento
significativo?
come rapportarsi con gli avvenimenti recenti
che disorientano , ma chiedono di essere affrontati, discussi?
Come dare chiavi di lettura senza essere e apparire di parte?
Etica di responsabilità e cercare la strada nell'Autonomia,
nell'art.6 del regolamento, nei curricoli della commissione
De Mauro , teniamo saldo il principio dell'Autonomia attraverso
responsabilità progettuale e collaborativi. Costruiamo
le nostre proposte dalla scuola, dalle buone pratiche per affermare
il principio questo sì, modernissimo, del diritto di
tutti alla cultura. (Giovanna Miccichè)