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Le lingue europee moderne nel curricolo della scuola di base di Maria Teresa Calzetti*
Un’analisi del Documento
contenente le indicazioni curricolari nazionali per il ciclo di base.
Il curricolo nazionale obbligatorio
della scuola di base garantisce a tutti gli alunni, in linea con le indicazioni
comunitarie, l’accesso a due lingue europee moderne. La prima lingua
si sviluppa nell’intero percorso del ciclo settennale, mentre la seconda
è introdotta dal sesto anno della scuola di base. Lo studio di una
seconda lingua europea moderna, a partire dall’età di 11 anni, recepisce
il portato innovativo delle numerose sperimentazioni curricolari dello
studio di una seconda lingua straniera e dei diversi corsi attivati con
l’offerta extracurricolare di una seconda lingua comunitaria nella scuola
media.
Lo studio obbligatorio di
due lingue moderne è una scelta forte, di grande valore formativo
e culturale e ci pone all’avanguardia nel panorama educativo europeo. Il
contatto precoce con due lingue comunitarie favorisce l’interazione con
culture altre e facilita il formarsi di una reale cittadinanza europea.
Le lingue diventano veicolo di un saper fare culturale che rende
gli alunni coscienti dell’esistenza di modi diversi di esprimersi e di
comunicare e li sollecita a riconoscere la propria identità culturale
attraverso un’esperienza multipla di alterità.
Nei primi due anni del ciclo
avviene il contatto con una lingua europea moderna attraverso attività
legate ai linguaggi non verbali, verbali e mass-mediali, per far capire
ai bambini e alle bambine «che esistono altre lingue al di là
di quella materna, altri linguaggi al di là di quello verbale, altre
culture e altri modi di essere». In questa prima fase si intende
sensibilizzare gli allievi al fatto che l’intreccio fra lingua e cultura
è stretto, in quanto la lingua è l’espressione della cultura
di un popolo. L’attenzione a quest’età è volta ai processi
di apprendimento e non ai risultati conseguiti, l’obiettivo primario è
di far acquisire gradualmente consapevolezze linguistiche e culturali.
La prima lingua europea
moderna diventa disciplina specifica solo a partire dal terzo anno del
ciclo di base con scansione di tappe intermedie. Gli alunni vengono orientati
prevalentemente verso lo sviluppo delle abilità di ascolto e di
interazione orale con graduale sviluppo della capacità di lettura
e di scrittura. Tutti gli obiettivi di apprendimento declinati nel curricolo
dovranno concretizzarsi in prestazioni misurabili e verificabili dal terzo
anno della scuola di base in poi.
La seconda lingua europea
moderna viene appresa negli ultimi due anni del settennio con forte focalizzazione
sulle abilità audio-orali.
Aree di azione comune
Le indicazioni curricolari
puntualizzano che l'insegnamento della lingua italiana e delle lingue europee
moderne «devono evolversi con caratteri unitari di continuità
attraverso il graduale sviluppo delle abilità di base e la scelta
di aree tematiche adeguate all’età e al vissuto degli alunni».
Si pone l’accento, a più riprese, sul rapporto tra obiettivi trasversali
e obiettivi disciplinari e si raccomandano aree di azione comune con metodologie,
procedure, modalità di organizzazione della classe concordate collegialmente
per facilitare l’integrazione degli apprendimenti evitando duplicazioni
e ripetizioni nella costruzione dei curricoli della lingua nazionale, dell’eventuale
lingua di contatto e delle due lingue europee moderne.
Questo non significa perdere
di vista la specificità disciplinare e la peculiarità delle
lingue straniere, significa, però, rendersi conto che le odierne
conoscenze enciclopediche richiedono agli insegnanti di lingua e delle
altre discipline di andare oltre la settorialità delle proprie conoscenze
per cimentarsi con progetti trasversali.
Questa dimensione trasversale
accomuna tutte le lingue verbali e gli altri linguaggi, quelli visivi,
musicali, quelli informatici e motori, e rende l’esperienza formativa più
coerente e armonica con un rilevante risparmio cognitivo degli allievi
le cui strategie di apprendimento vengono arricchite e rafforzate da connessioni
che coinvolgono più abilità e più usi linguistici.
L’apprendimento linguistico, al pari degli altri apprendimenti, si innesta
sulle elaborazioni conoscitive pregresse dei bambini, rispetta i loro stili
e ritmi di apprendimento e stimola la trasferibilità di conoscenze,
esperienze e competenze ad ambiti disciplinari diversi.
Sarà compito della
progettazione didattica creare occasioni di apprendimento che potenzino
le capacità comunicativo–relazionali, socio-affettive e psico-motorie
dei bambini, ricorrendo a modalità di lavoro di scoperta ludica
e creativa. La riflessione sulla lingua diventa, in questo caso,
occasione di «osservazioni comparative fra più lingue mediante
contenuti capaci di generare confronto fra culture, integrazione fra lingua
e linguaggi non verbali, fra lingue ed esperienze di fruizione e realizzazione
di prodotti multimediali».
Le modalità di inserimento
degli insegnamenti linguistici nel percorso formativo potranno essere diversificate.
Le indicazioni del Quadro comune Europeo suggeriscono, infatti, di diversificare
il profilo delle competenze nelle diverse lingue, per esempio, discreta
competenza audio-orale in due lingue, ma solo sufficiente competenza scritta
in una. Dato il monte-ore annuale limitato riservato a entrambe le
lingue, e in particolare alla seconda lingua europea, si possono ipotizzare
segmenti modulari di apprendimento intensivo con percorsi diversificati
che privilegino le varie componenti dell’apprendimento linguistico-culturale
differenziando i profili di competenza in uscita.
La singola Istituzione scolastica
può autonomamente attivare progetti che prevedano l’uso di una lingua
europea moderna come veicolo di apprendimento di un'altra disciplina. Gli
allievi, nell’affrontare altri ambiti disciplinari, si rendono conto che
le lingue straniere «servono per produrre messaggi reali e non
solo per assemblare parole o strutture».
*Presidente nazionale
di Lend (Lingua e nuova didattica).
numero 6-7/2001
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