il sommario
- l'archivio
- la redazione
- gli abbonamenti
È in gioco un'idea di società e di futuro editoriale - di Caterina Gammaldi
Gli obiettivi di lavoro emersi
a Ferrara (29° Convegno nazionale, 22 – 23 – 24 marzo 2001) delineano
il percorso che intendiamo realizzare a conclusione di una fase importante
per il futuro delle riforme, avviate nel 1996 con i governi dell'Ulivo.
L’abitudine a confrontarci
con le domande rivolte dalla società al sistema di istruzione e
formazione non può essere considerata una rinuncia a un progetto
di scuola democratica, una scuola secondo Costituzione. Non ci hanno mai
convinto le posizioni (neo)-liberiste in materia di istruzione e formazione
(lontane dall’idea di democrazia delineata dalla Costituzione), schiave
dei consumi e dei modelli ereditati dal mercato, della stessa idea di committenza
rivolta solo al soddisfacimento di esigenze spesso individuali.
Un terreno, questo, di
scontro politico, che sancisce l’abbandono di un’idea che ci è cara:
la libertà individuale si costruisce a partire dall’impegno collettivo.
È forse perché
abbiamo visto rinunciare ai luoghi di discussione politica, agli spazi
collettivi di confronto (altro che quello proposto dai dibattiti televisivi),
che riteniamo di poter chiedere - da insegnanti della scuola pubblica,
da insegnanti del Cidi - che si parli di scuola, della scuola della Repubblica,
sfidando il senso comune, i cosiddetti opinionisti, ripristinando nel ragionamento
e nelle scelte conseguenti il tema dei diritti di cittadinanza, coerentemente
con il mandato affidato alla scuola pubblica e agli insegnanti dalla
Costituzione.
Chi insegna e chi apprende
sa quanto questo compito sia difficile, faticoso. Domandarsi come cambiano
l’insegnamento e l’apprendimento non può farci arretrare di fronte
alla velocità del cambiamento.
In questo quadro di questioni
vogliamo ri-collocare i nostri obiettivi, contro le inutili semplificazioni,
riprendendo la discussione a partire dal progetto culturale, che non può
che essere negoziato e condiviso.
Il Documento sui curricoli
ci impegna fin da ora a garantire, nel confronto e nel dibattito, le scelte
culturali e organizzative conseguenti, secondo il principio della responsabilità
affidato alle singole Istituzioni scolastiche e ai docenti.
Superare le rigidità
culturali, strutturali e professionali, ma soprattutto ragionare (e fino
in fondo) della delicatezza delle questioni in gioco (politiche, culturali,
professionali) può consentirci di concentrare l'attenzione sul tema
dell'identità professionale (ruolo, contesto di riferimento, struttura
della professione ) nella scuola che cambia.
Accompagnare il processo
di riforma, salvaguardare il carattere nazionale e unitario del sistema
scuola, garantirne a tutti i livelli il governo ci sembra possa essere
considerato un impegno politico serio.
Per parte nostra, ritenendo
la scuola un organo costituzionale, una istituzione della Repubblica, e
l'istruzione un bene costituzionale, non possiamo che collocarci accanto,
insieme ai bambini e alle bambine, ai ragazzi e alle ragazze, ai giovani
adulti e ai cittadini che chiedono alla scuola strumenti culturali, chiavi
di interpretazione del mondo, criticità di pensiero.
Se sulla scuola si gioca
un'idea di società e di futuro il faut chercher avec le coeur.
numero 5/2001
|