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Commissione De Mauro: un passo significativo editoriale - di Ermanno Testa
Un primo significativo passo
per l’applicazione della legge di riordino dei cicli scolastici (30/2000)
è stato compiuto. Il 12 settembre scorso la Commissione di esperti,
nominata a fine giugno al fine di «predisporre il programma quinquennale
di progressiva attuazione» della legge, ha consegnato al ministro
De Mauro i documenti di sintesi sui temi (undici) intorno a cui, nei mesi
di luglio e agosto - sia attraverso momenti di discussione diretta, sia
con l’attivazione via Internet di un forum riservato - altrettanti gruppi
della Commissione hanno lavorato intensamente.
È significativo il
fatto che dopo la crisi di governo dell’aprile scorso, il nuovo ministro
sia riuscito a rispettare, nei pochi mesi rimasti, la scadenza prevista
dalla legge entro cui presentare alle Camere il programma di attuazione
del riordino dei cicli.
È significativo altresì
che il risultato del lavoro della Commissione sia stato conseguito attraverso
un confronto serrato che non ha trascurato alcun contributo o punto di
vista; la Commissione, d’altra parte, eterogenea e composita, era ampiamente
rappresentativa di quanto in questi anni in Italia è stato espresso
in tema di ricerca e di riflessione sulla scuola: in essa figuravano esponenti
della scuola militante, forze sociali (dalle associazioni delle famiglie
a quelle professionali e disciplinari), personalità del mondo scientifico,
del settore educativo quanto di quello disciplinare, amministratori locali,
esperti vari ecc.
Certo, il passo in sé
non è risolutivo; dopo la presentazione al Parlamento da parte del
ministro del programma d’attuazione della riforma accompagnato dai documenti
della Commissione e solo dopo i 45 giorni previsti dalla legge entro cui
le Camere adotteranno «una deliberazione che contenga indirizzi specificamente
riferiti alle singole parti del programma», sarà possibile
procedere alla stesura dei programmi delle scuole dei nuovi cicli e alla
loro approvazione con appositi decreti ministeriali senza ulteriori passaggi
parlamentari. Dunque - da qui a poche settimane - il mondo della scuola
potrà/dovrà dire molto su questo terreno e sarà assai
opportuno garantire in quella fase una vera e ampia consultazione.
Ma l’avvio del procedimento
attuativo della riforma dei cicli assume già ora un significato
assai importante per la scuola: esso ha il valore di una risposta concreta
- ancorché di prospettiva - ai tanti perché e per che cosa
che hanno accompagnato quest’anno l’avvio dell’autonomia scolastica.
Abbiamo sempre considerato
l’autonomia scolastica una riforma importante ma non tale da arrivare a
considerarla - e ora ne abbiamo la certezza - di per sé risolutiva
della complessa crisi della nostra scuola. Flessibilità, responsabilità,
integrazione - connotati dell’autonomia - assumono tutto il loro valore
e significato solo se “al servizio” di un nuovo progetto di scuola - progetto
culturale e formativo - al passo con i tempi e condiviso, capace di fronteggiare
in primo luogo quel crescente fenomeno di massa che è l’analfabetismo
di ritorno (illitteratismo) e di favorire, in ogni direzione, sviluppo
e crescita del nostro Paese. Un modo di dare certezza e motivazioni, tra
l’altro, agli stessi cambiamenti in atto nell’organizzazione scolastica
e nel modo di fare scuola.
Aver separato nel tempo
i due momenti fondamentali del processo di cambiamento del nostro sistema
scolastico - autonomia e riforma dei cicli, con tutto quello che ne consegue
- ha indebolito il complessivo progetto rinnovatore: un ritardo che va
perciò recuperato al più presto. Con l’autonomia scolastica
si modificano pratiche, consuetudini, modi di essere e di fare ecc. che
indubbiamente vanno cambiati; tale processo investe particolarmente la
complessa questione della professionalità docente che è da
rinnovare e da valorizzare; ma senza le necessarie certezze, senza l’indicazione
degli “approdi” - in termini di scelte culturali, didattiche e professionali
- verso cui è necessario riorientarsi, senza cioè l’attuazione
di una riforma di strutture e di indirizzi, di curricoli e di programmi
si rischia di mortificare nelle scuole la voglia, che c’è in tanti,
di fare e di migliorare, e di generare approssimazione, confusione e forse
anche smarrimento; comunque delle difficoltà.
Ecco perché ogni
tappa di avvicinamento alla nuova scuola diventa da subito un passo significativo.
numero 10/2000
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