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Editoriale - Il nuovo obbligo: opportunità, diritti, democrazia - di Alba Sasso
Con il convegno di novembre, il ventisettesimo convegno nazionale, il Cidi vuole affrontare i problemi - immediati e di prospettiva - legati all'applicazione della legge sul nuovo obbligo scolastico, legge approvata lo scorso anno come stralcio dal più complessivo disegno di riordino dei cicli.
Certo - lo abbiamo più volte sottolineato - elevare l'obbligo scolastico nella scuola così com' è rischia di rimanere un provvedimento, politicamente corretto, ma ininfluente se non si mette in conto un ripensamento complessivo dell'intera fascia dell'obbligo, e forse anche del percorso successivo; se non si affrontano i problemi di come fare perché ognuno apprenda meglio e di più.
È proprio per questo che l'applicazione di questa legge sollecita, da un lato, la rapida approvazione, anche al Senato, della legge-quadro di riordino dei cicli; dall'altro chiede alla scuola di orientare la sperimentazione dell'autonomia verso progetti di accoglienza, orientamento, integrazione di percorsi e di esperienze.
L'art.3 della legge prevede infatti nell'ultimo anno dell'obbligo di istruzione iniziative formative… volte a favorire il senso critico, iniziative di orientamento… per combattere la dispersione… per favorire passaggi dall'uno all'altro degli indirizzi della scuola secondaria superiore.
Come è possibile realizzare tutto questo in un unico anno, che è comunque a tutt'oggi iniziale di un nuovo ciclo scolastico?
Nel nostro convegno vogliamo perciò riflettere su come lavorare - nella media e nel primo anno delle scuole superiori - per consolidare i saperi e le competenze, per motivare allo studio, per riuscire veramente a orientare, intercettando intelligenze e attitudini, insegnando a scegliere.
Ma quale elaborazione culturale è necessaria per sostenere questo lavoro? Ci è sembrato allora utile tornare a discutere del sapere della scuola, del valore formativo delle discipline (quali, perché e come), di cosa significa negli ultimi anni della media e nei primi della superiore parlare di operatività - se il saper fare deve significare sempre e comunque fuga dalla scuola verso altri percorsi - di come riformare la formazione professionale perché diventi una reale e qualificata offerta formativa, del rapporto tra istruzione, formazione professionale, apprendistato in funzione dell'obbligo formativo a 18 anni.
Vogliamo, infine, ragionare di come trasformare quello che ancora chiamiamo 'obbligo' in opportunità, in diritto, in conquista per tutti di quelle conoscenze e competenze necessarie per diventare cittadine e cittadini colti, protagonisti consapevoli di una democrazia matura.
Con questo convegno, insomma, il Cidi intende continuare la riflessione su questi problemi con esperti e rappresentanti del governo e delle istituzioni, ma vuole soprattutto mettere al centro le esperienze concrete di chi già da quest'anno, nel Piano dell'offerta formativa, si trova a dover organizzare iniziative e a riorganizzare percorsi al fine di dare attuazione, appunto, alla legge sull'obbligo, spesso recuperando e valorizzando proposte già realizzate negli anni passati.
Ci sembra infatti che mettere a confronto le esperienze più significative avviate dalle scuole - ma anche da enti e istituzioni - può aiutare a conoscere e riconoscere meglio il proprio lavoro, può contribuire a costruire un patrimonio progettuale comune, un serbatoio "di pensiero e di operatività", può arricchire ogni singola scuola del lavoro svolto da ogni altra, può infine dar voce a quanti, da tempo, affrontano i problemi connessi all'insuccesso scolastico, al senso e alla qualità dell'apprendimento.
numero 10/'99
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