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    mensile del centro di iniziativa democratica degli insegnanti

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      Editoriale - Un nuovo patto? - di Sofia Toselli

      Sarebbe un peccato se - allontanata la preoccupazione per il "concorsone"- si smettesse di discutere di professionalità e di progressione di carriera, di contratto e di riforme. Sarebbe un peccato perché la protesta degli insegnanti ha messo in luce due questioni molto importanti.

      1) Se riusciamo a guardare "oltre", oltre cioè i portabandiera della protesta o coloro che l'hanno strumentalmente cavalcata, ci accorgiamo che tutta la vicenda e il malessere che l'ha accompagnata, avrebbero meritato una lettura molto più articolata di quanto non sia stato fatto. La grande adesione allo sciopero, infatti, ha dimostrato che i docenti non sono un corpo inerme su cui si può riversare tutto senza che le innovazioni e le trasformazioni siano partecipate e largamente condivise.

      È importante, allora, che il mondo della scuola continui a discutere, a far circolare idee e proposte. Non possono essere solo gli "altri" - siano essi giornalisti, universitari, rappresentanti qualificati di questa società - a dire come deve cambiare la scuola e come devono cambiare gli insegnanti. E non possono essere solo sindacati e amministrazione a definire i contorni e gli elementi di una professione che ha risvolti così delicati, atipici, difficili anche da generalizzare.

      2) La protesta, inoltre, ha posto fortemente il problema della sostenibilità del processo di riforma. C'era, infatti, da chiedersi fin dove fosse lecito spingere e comprimere il sistema scuola senza che questo implodesse.

      Negli ultimi anni gli insegnanti hanno accolto, con autentica motivazione, piccole e grandi innovazioni, ma il processo di trasformazione ha preso ritmi così accelerati che spesso si è sentita la necessità di una tregua per riflettere, capire, verificarne la fattibilità.

      Pensiamo alla "messa a regime" della storia contemporanea, all'introduzione delle tecnologie informatiche, al nuovo esame di Stato, alla sperimentazione dell'autonomia, alla definizione del piano dell'offerta formativa, alle scuole in rete, all'elevamento dell'obbligo, ai recenti istituti contrattuali, alla sperimentazione sui curricoli, alla riforma dei cicli. Il tutto condito da un mai digerito dimensionamento e accompagnato da una cattiva informazione circa il destino, per esempio, di almeno 50000 docenti, e senza la prospettiva di poter andare in pensione (cosa che sul piano psicologico conta qualcosa).

      E come contropartita: quella di offrire aumenti consistenti solo a una parte della categoria!

      Certo, il ministro si è reso conto degli "umori" e delle difficoltà, tanto da decidere, saggiamente, di azzerare le procedure: per ascoltare, ragionare, ricucire un rapporto di fiducia con gli insegnanti. Perché ora è di questo che si tratta: ricostruire un rapporto di fiducia basato su un nuovo patto in cui si leggano chiaramente le finalità della scuola, gli obiettivi, i vincoli, la direzione di marcia, i ruoli, i compiti e le responsabilità. Un patto, insomma, che dichiari in modo semplice e diretto il progetto di scuola che si vuole costruire, tale che le dichiarazioni di principio non siano poi smentite dalle azioni che l'amministrazione mette in atto. Un patto con gli insegnanti, che devono sentirsi coinvolti realmente nel processo di riforma.

      Si formalizzi allora un luogo in cui i docenti abbiano diritto di parola su sé stessi, si trovi il modo per ascoltare e raccogliere le proposte che vengono dal mondo della scuola, e non solo sul "concorsone", ma anche sui nuovi saperi. Chi lavora in classe potrebbe ragionevolmente dire quali obiettivi, contenuti, competenze siano più "convenienti" dal punto di vista formativo e più "compatibili" con l'età dei ragazzi.

      E soprattutto, sia evidente l'impegno del Governo nel reperire risorse per adeguare gli stipendi degli insegnanti alla media europea.

      Solo così, a partire da questo nuovo patto, si potrà ricucire la fiducia, ridare motivazione, riconsegnare un ruolo sociale a chi nella scuola lavora; solo a partire da qui si potrà costruire un discorso interessante e nuovo sulla professione docente.

      numero 4/2000