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    mensile del centro di iniziativa democratica degli insegnanti

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      Editoriale - Contratto di lavoro: la partita si apre ora - di Ermanno Testa
      Con la firma dell'ipotesi di contratto nazionale di lavoro da parte dei quattro maggiori sindacati della scuola si è aperta una fase di consultazione in cui i docenti sono chiamati ad esprimere le loro valutazioni.
      È importante, intanto, che sia pure dopo una lunga e difficile trattativa, si sia pervenuti a un tale esito: in tempi non lontani è già accaduto che non si sia potuto giungere ad un contratto, con danno per l'intera categoria. Ma tale esito è importante anche perchè in una fase, come l'attuale, di trasformazione della scuola italiana caratterizzata da un difficile e complesso processo di riforma e da incertezze sul progetto stesso di scuola che da parte del governo si intende realizzare, un contratto di lavoro può rappresentare obiettivamente un punto fermo e un elemento non secondario di chiarezza, almeno per chi opera all'interno della scuola.
      Intendiamoci, i motivi di disagio dei docenti, se non - in molti casi - di esasperazione, sono tanti, alcuni di lunga data, altri, più recenti, dovuti all'aumento notevole del carico di lavoro e ad un certo disorientamento circa il proprio futuro. E un contratto di lavoro è pur sempre, oltre che soggetto a vincoli, giuridici e di spesa - specie nel pubblico impiego - , un punto di mediazione tra ciò che si chiede e ciò che si offre e non potrebbe perciò mai dare risposte - almeno in una sola volta - a tutti i problemi di una categoria da troppo tempo marginalizzata.
      Si tratta perciò di capire se la mediazione raggiunta sia o non sia, allo stato delle cose, una buona mediazione; se cioè da essa scaturisca un'inversione di tendenza rispetto al passato, se contenga risposte - anche se non definitive - verso una rivalutazione della professione docente, il riconoscimento della sua centralità, di un suo spazio di autonomia e di responsabilità più ampio che nel passato. E se tutto questo possa costituire una garanzia per una scuola dell'autonomia effettivamente pluralista, sottratta, anche al suo interno, a condizionamenti gerarchici e burocratici.
      L'autonomia e la diretta responsabilità del Collegio per tutto ciò che attiene al progetto didattico e all'organizzazione del lavoro (funzioni di sistema), la separazione tra funzioni gestionali e didattiche, maggiori certezze sul diritto-dovere all'aggiornamento (i cinque giorni di permesso) sganciato finalmente da logiche quantitative (non più legato ai "gradoni"), un riconoscimento speciale per chi opera nelle "aree a rischio" e, per altro verso, per chi svolge nella scuola funzioni aggiuntive a vantaggio della qualità generale dell'offerta formativa e, infine, una crescita stipendiale per tutti - certo modesta e ancora inadeguata - ma comunque doppia rispetto agli altri comparti del pubblico impiego, sono scelte nel contratto che sembrano andare nella direzione di un positivo cambiamento.
      Più complessa è la questione del riconoscimento per titoli e prove d'esame di un'accelerazione stipendiale riservata al 20 - 30 % degli insegnanti. Se infatti ad una parte dei docenti appare ormai insostenibile che, a fronte di una dinamizzazione di tutto il sistema scolastico e quindi di una inevitabile differenziazione di prestazioni, si continui a essere pagati tutti allo stesso modo, sussiste tra i medesimi - ma questo è il vero motivo del dissenso anche tra molti di coloro che sono contrari a tale scelta - la preoccupazione di come garantire criteri di giudizio equi, trasparenti, pertinenti, non punitivi, accettabili da tutti, tali da evitare gerarchizzazioni e spaccature e favorire la cooperazione.
      Se sia da privilegiare la capacità progettuale innovativa del singolo o di ripensamento critico della propria attività didattica, come riconoscere la qualità del lavoro in classe, quali titoli valutare: sono già motivi di discussione tra molti docenti e dimostrano che i criteri in merito potranno essere definiti positivamente solo in virtù di un forte radicamento nell'esperienza scolastica, in particolare, didattica. Su questo tema - demandato ad una fase della contrattazione successiva al contratto nazionale - si intravvede dunque il bisogno di una grande costruttiva partecipazione e di un ampio dibattito all'interno della categoria. Sotto tale profilo l'approvazione di questo contratto non conclude la partita sulla professionalità docente, al contrario, ne apre una nuova, di diretta responsabilizzazione dei docenti sulle scelte riguardanti il loro prossimo futuro