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Riforma dei cicli scolastici: la terza fase
editoriale - di Alba Sasso

Con l’insediamento della commissione sul riordino dei cicli si è aperta quella che potremmo definire la terza fase dell’avvio della riforma dei cicli scolastici.
Dopo l’approvazione parlamentare della legge (febbraio 2000), dopo il lavoro della commissione dei saggi chiamati dal ministro Berlinguer a indicare i contenuti essenziali del sapere, questa commissione ha il compito di «delineare un programma che consenta la progressiva attuazione del riordino dei cicli scolastici, collegandoli all’autonomia delle scuole, al decentramento amministrativo, alla riforma del ministero».
I tempi sono stretti: entro i primi di settembre il governo deve presentare alle Camere il programma di attuazione della legge e una relazione che ne dimostri la fattibilità, sulla base del documento presentato dal ministro, frutto del lavoro della commissione. Solo dopo che le Camere avranno deliberato indirizzi relativi a ogni aspetto del piano di attuazione si potrà mettere mano alla definizione dei curricoli disciplinari.
Resta forte anche in questa fase la necessità di garantire un ampio confronto di  opinioni, prima ancora che esiti e documentazione del lavoro stesso vengano discussi nelle scuole alla ripresa dell’anno scolastico. Tuttavia la forte presenza di “bravi” insegnanti nella commissione può servire, più che a convalidare la “sostenibilità didattica” delle nuove proposte, a far pesare, nella costruzione del progetto, quanto della migliore tradizione didattica e pedagogica è diventato scuola  vissuta, patrimonio consolidato di riflessione e di operatività.
Peraltro il dibattito più che ventennale sulla scuola, il dibattito serrato di questi ultimi anni hanno già prodotto una condivisione di fondo sul ruolo dei sistemi formativi nelle società contemporanee: è attraverso l’istruzione che «gli individui si renderanno padroni del loro futuro […] e sarà decisiva la posizione di ciascuno nello spazio del sapere e della competenza». Istruzione e formazione, dunque, come strumenti di inclusione e di democrazia.
Con questa condivisione dovrebbe misurarsi ogni singolo aspetto del lavoro: ci troviamo, infatti, di fronte a una riforma complessiva rispetto alla quale non si può correre il rischio di riproporre gerarchie tra sistemi o tra percorsi. Perciò appaiono particolarmente complessi temi come quello del rapporto tra obbligo scolastico e obbligo formativo o  quello della definizione degli standard e delle certificazioni finali, questioni strettamente legate alla pari dignità dei percorsi e alla capacità dei sistemi di interagire e promuovere passaggi.
Strettamente legato a questi problemi è il lavoro di individuazione dei criteri per “la riorganizzazione dei curricoli”.  Anche qui non si parte da zero: la stessa recente esperienza degli Istituti comprensivi (6-14 anni) offre indicazioni preziose in proposito.
Ma qui voglio affrontare essenzialmente due questioni . La prima riguarda il carattere nazionale e unitario del nostro sistema di istruzione. Stiamo ragionando di un sistema già da settembre autonomo e credo sia giusto scommettere sulla responsabilità e capacità progettuale complessiva delle scuole.
La seconda riguarda l’individuazione di  saperi e conoscenze  necessari a ragazze e ragazzi per vivere con consapevolezza nel nostro tempo. A partire dalla convinzione che la formazione delle persone si promuove attraverso l’incontro con la cultura e le conoscenze, si tratta di trovare un equilibrio, in ogni momento del curricolo, tra esperienza di alunne e alunni (legata alla loro età, alla loro fisicità, ai loro sistemi simbolico-percettivi, ai loro interrogativi) e sistema organizzato delle conoscenze.
Le discipline, che rappresentano «gli esiti migliori dei nostri sforzi di pensare il mondo in maniera sistematica», sono da intendersi come ambiente ricco di segni, di informazioni, di strumenti, di linguaggi, di modi e forme di rappresentazione della realtà. È attraverso attrezzati “ambienti di apprendimento” che si restituiscono senso e significato a quanto si può apprendere in maniera straordinaria e caotica in ogni momento e ovunque. Si costruiscono, così, abilità e competenze, indispensabili in un curricolo per la cittadinanza, come la capacità di comprendere, nominare e rappresentare il reale in qualsiasi forma e di saper usare nel tempo le conoscenze acquisite. Da garantire perciò a tutti.

numero 9/2000


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