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Autonomia e curricolo di Carlo Fiorentini
L�autonomia di ricerca,
sperimentazione e sviluppo nelle scuole è una condizione necessaria
per il passaggio dalla scuola del programma alla scuola del curricolo.
Da molti viene individuato
come compito fondamentale di questa fase storica di trasformazione del
sistema scolastico italiano quello della realizzazione del passaggio dalla
scuola del programma alla scuola del curricolo. Condividiamo questa interpretazione,
e ci proponiamo con questo contributo di evidenziarne alcuni significati.
Questo fondamentale obiettivo non costituisce una novità nel dibattito
pedagogico italiano, in particolare durante gli anni settanta e ottanta.
La differenza fondamentale con il passato è la centralità
che oggi gli viene attribuita sul terreno politico-istituzionale, in conseguenza
della riforma dell�autonomia scolastica.
Oggi sembra essere una concezione
diffusa l�idea che la realizzazione di una scuola di massa e di qualità
sia connessa a quel passaggio. Tuttavia, il dibattito in corso dà
a volte l�impressione che molti abbiano abbracciato un�idea di moda, senza
coglierne le implicazioni più significative, e che utilizzino il
termine �curricolo� come sinonimo di programma, seppur organizzato in modo
nuovo rispetto al passato (eventualmente con l�indicazione degli standard
al posto dell�elencazione tradizionale dei contenuti).
Le teorie del curricolo
affondano le loro origini nella comprensione, sviluppata dal miglior pensiero
psicopedagogico del Novecento (da Dewey a Bruner ecc.), che la scuola di
massa costituisce uno scenario nuovo e molto più complesso della
scuola tradizionale, selettiva ed elitaria. In questa situazione, totalmente
nuova nella storia dell�umanità, l�ideale democratico della formazione
di tutti i cittadini impone un ripensamento radicale di consuetudini didattiche,
ormai diventate granitiche grazie alle conferme ricevute nel corso dei
secoli.
L�idea fondamentale della
scuola dei pochi consisteva nell�iniziazione precoce dei �capaci�
alla cultura; la formazione e il pensiero critico avrebbero potuto svilupparsi
soltanto grazie a un�ampia conoscenza dell�enciclopedia dei vari campi
della cultura. L�ispirazione principale della scuola del programma risiedeva
nel ruolo esclusivo attribuito alle discipline, all�enciclopedia delle
conoscenze selezionata dai sacerdoti della cultura alta. Non esisteva sostanzialmente
nessun problema pedagogico: chi non era in grado di capire o di sopportare
un impegno particolarmente gravoso non era meritevole di accedere alla
cultura. La cristallizzazione in un modello istituzionale coerente di queste
concezioni si realizzò con la riforma Gentile, come espressione
di una visione elitaria molto diffusa nella cultura italiana dei primi
decenni del secolo (molto simili erano le posizioni di Salvemini). I quasi
ottanta anni successivi sono intessuti, già durante il fascismo,
di iniziative governative e parlamentari tese ad annacquare il suo assoluto
carattere selettivo ed elitario.
Negli ultimi quaranta anni,
essendo nel frattempo l�Italia diventata uno dei Paesi più sviluppati
economicamente e socialmente, sono state realizzate molteplici riforme
con l�obiettivo di democratizzare la scuola. La pedagogia e la didattica
hanno acquisito sempre più spazio all�interno delle istituzioni
scolastiche; sono stati realizzati dei programmi profondamente innovativi
dal punto di vista curricolare, a partire dai programmi della scuola media
nel 1979, ma l�atavica concezione della scuola del programma ha continuato
a imperare a causa della permanenza degli aspetti fondamentali istituzionali
del ministero della Pubblica Istruzione, risalenti sostanzialmente alla
riforma Casati e Gentile.
La complessità
del curricolo
La scuola del curricolo,
che è quella che si pone l�obiettivo di formare tutti i cittadini,
attribuisce fondamentale importanza non solo ai saperi, ma anche alle metodologie
e alle modalità relazionali, agli strumenti e agli ambienti di apprendimento.
È, cioè, consapevole che molteplici, complesse e interrelate
sono le condizioni che possano permettere la realizzazione di apprendimenti
significativi per la maggioranza degli studenti. Ciò che viene particolarmente
evidenziato rispetto alla scuola del programma è la necessità
di innovazioni metodologico-relazionali, di ambienti e di strumenti
più articolati e adeguati di quelli presenti nella scuola tradizionale.
Queste concezioni erano
già presenti in molti dei programmi innovativi della scuola materna,
elementare, media e in alcuni programmi Brocca. Esse, inoltre, sono state
fatte proprie e tradotte in sperimentazioni dalla parte più impegnata,
sul terreno della riforma, del mondo della scuola; ma esse non si sono
tradotte in una innovazione generale del sistema scolastico, sia per mancanza
di orientamento e sostegno politico istituzionale, sia per insufficiente
chiarezza e condivisione delle implicazioni contenutistiche di un effettivo
rinnovamento metodologico-relazionale.
Negli ultimi venti anni
si è venuto sempre più affermando come teoria psicopedagogica
maggiormente riconosciuta, il costruttivismo, concezione che evidenzia
la fondamentale importanza di metodologie di insegnamento-apprendimento
basate su processi sociali di costruzione della conoscenza, che presuppongono
una modificazione radicale del ruolo dell�insegnante, da quello di trasmettitore
di nozioni a quello di regista del processo di costruzione della conoscenza.
«Già nella
prospettiva cognitivista l�acquisizione della conoscenza ha un carattere
costruttivo. Apprendere qualcosa � si tratti di un compito più o
meno complesso � non è mai un semplice immagazzinare l�informazione,
ma un connetterla all�informazione già presente nella memoria a
lungo termine dell�individuo� In fondo, il cognitivismo ci insegna che
non si impara mai nulla di veramente nuovo, perché ogni acquisizione
si innesta in strutture di conoscenza già organizzate; e d�altra
parte, se il conoscere è sempre un costruire (o ricostruire) le
informazioni in base alle conoscenze accumulate, l�apprendimento non è
mai semplicemente ripetitivo� Ciò implica un�attenzione maggiore
al processo dell�apprendere, e non solo ai suoi risultati, ai meccanismi
attraverso cui la conoscenza viene trasformata, assimilata o addirittura
deformata, e non solo ai contenuti di tale conoscenza.»
Metodologie e modalità
relazionali innovative
L�utilizzo non occasionale
di metodologie e modalità relazionali innovative non si è
generalmente verificata neppure nella scuola di base (la scuola che è
stata riformata in modo più profondo), da una parte per mancanza
di risorse adeguate (strumenti, ambienti, seria formazione in servizio),
dall�altra perché bisogna «svolgere il programma», per
la permanenza, cioè, in molti insegnanti, direttori, presidi e genitori,
della visione nozionistica-enciclopedica della scuola tradizionale.
Modalità realmente
innovative nella conduzione del processo di insegnamento-apprendimento
implicano tempi molto lunghi per poter prestare attenzione ai processi
di costruzione della conoscenza realizzati da tutti gli studenti, alle
loro difficoltà, agli ostacoli epistemologici che incontrano
e ai loro �errori�. Nuove concezioni, nuove conoscenze possono essere,
infatti, costruite solo se esse vengono innestate in modo adeguato su quelle
precedenti.
Modalità innovative
del fare scuola che vogliano sintonizzarsi con le motivazioni, gli interessi
e le cognizioni della maggior parte degli studenti richiedono conseguentemente
e necessariamente un profondo ripensamento del che cosa si insegna, sia
dal punto di vista quantitativo che qualitativo. L�aspetto quantitativo
è quello più evidente: se non ci si concentra su una minore
quantità di saperi non è possibile realizzare nessun rinnovamento
metodologico-relazionale (cioè curricolare). Vi è poi l�aspetto
qualitativo. Anzi, noi riteniamo che questo problema costituisca il nodo
fondamentale del rinnovamento del curricolo, ma anche quello più
complesso. La soluzione non risiede infatti in una essenzializzazione (che
corre spesso il rischio di trasformarsi in banalizzazione) della struttura
(o organizzazione o canone) tradizionale del sapere dei vari ambiti disciplinari,
ma in una loro radicale destrutturazione e riorganizzazione, passando così
dalla loro struttura specialistica a una struttura formativa.
I saperi essenziali da
un punto di vista formativo
Nella scuola del programma,
nella scuola dei pochi, la formazione consisteva, fin dall�inizio, nell�inserimento
dello studente nel mondo degli specialisti, all�interno della cultura alta.
Nella scuola del curricolo l�operazione fondamentale è quella di
passare, per potere raggiungere risultati formativi, dalla cultura alla
cultura della scuola e, cioè, di selezionare e organizzare le conoscenze
delle varie discipline in modo tale che esse siano, da una parte, fondamentali
in relazione alle discipline stesse, e dall�altra, contemporaneamente,
adeguate in riferimento alla struttura cognitiva degli studenti alle varie
età .
Abbiamo detto precedentemente
che il passaggio dalla cultura alla cultura della scuola è un�operazione
particolarmente complessa, perché comporta un�accurata analisi delle
discipline per estrarne i saperi essenziali sul piano sia epistemologico
sia psicologico. La necessità di scegliere le conoscenze fondamentali,
la struttura concettuale portante delle varie discipline, è avvertita
ormai da molti decenni, di fronte allo sviluppo sempre più accelerato
delle conoscenze e diventa la condizione per mantenere un canale di comunicazione
tra gli stessi esperti delle molteplici specializzazioni all�interno degli
ambiti disciplinari principali.
Dal punto di vista formativo,
tuttavia, questa è un�operazione necessaria, ma tutt�altro che sufficiente:
l�individuazione della struttura di una disciplina, indicando le conoscenze
fondamentali, può rappresentare, infatti, il punto di arrivo del
processo educativo, ma non può di per sé prospettare le tappe
e le modalità intermedie nell�arco della scolarità tra i
3 ed i 18 anni. Mentre la struttura di una disciplina può essere
individuata essenzialmente dagli esperti disciplinari, per la costruzione
di strutture formative (per la costruzione, cioè, del curricolo)
è indispensabile la collaborazione di molteplici competenze, come
è indicato nello schema seguente:
DISCIPLINE
EPISTEMOLOGIA E DIDATTICA DISCIPLINARE
-
discipline linguistiche
-
discipline scientifiche
-
discipline storiche
IPOTESI DI CURRICOLO
(che cosa e come insegnare alle varie età)
SCIENZE
DELL�EDUCAZIONE
RIFLESSIONI SULL�ESPERIENZA DIDATTICA
Difatti la pedagogia e la
psicologia dell�apprendimento, che sono indispensabili per impostare in
modo adeguato l�insegnamento, da sole non sono in grado di farlo: senza
la mediazione della riflessione storico-epistemologica e della didattica
della disciplina, rischiano di rimanere due mondi incomunicabili, il mondo
delle esigenze educative e dell�apprendimento, da una parte, e quello della
cultura dall�altra. Soltanto le riflessioni storico-epistemologiche e di
didattica disciplinare possono permettere effettivamente la realizzazione
di esigenze psicopedagogiche fondamentali, quali l�individuazione, per
ciascuna disciplina, dei concetti basilari, delle metodologie caratteristiche,
dei prerequisiti � non arbitrari o semplicemente linguistici � dei diversi
concetti, delle gerarchie o delle reti concettuali ecc., cioè,
di proposte di curricolo verticale che non siano più la riproposizione
di ciò che si verifica oggi in molte situazioni, in cui il curricolo
verticale consiste nella ripetizione ossessiva del manuale universitario
di base, in modo sempre più semplificato e banalizzato man mano
che si scende nei vari gradi scolastici.
Senza questo profondo rinnovamento
dei saperi, la realizzazione della scuola del curricolo non è possibile,
anche quando si prendano come riferimento le migliori teorie psicopedagogiche.
Nella scuola del programma, contenuti specialistici e metodologie tradizionali
essenzialmente di tipo trasmissivo costituivano infatti un tutto organico.
Il rinnovamento metodologico-relazionale
prospettato dal costruttivismo, e più in generale dalle concezioni
psicopedagogiche più rilevanti, riguarda tutto l�arco della scolarità
preuniversitaria; ma , in particolare, quando si focalizza l�attenzione
sulla scuola primaria, non può che diventare un imperativo categorico
la necessità di utilizzare prevalentemente modalità di insegnamento
non trasmissive. Tuttavia, questo imperativo qui ipotizzato potrebbe rivelarsi
di impossibile realizzazione o addirittura controproducente, se il rinnovamento
metodologico-relazionale non fosse strettamente interrelato alla ristrutturazione
formativa dei saperi. Se i contenuti proposti continuassero, infatti, a
essere quelli generalmente presenti nella scuola tradizionale, la quantità
enciclopedica e il livello concettuale che li caratterizza sarebbero tali
da rendere non praticabili o improduttive anche metodologie non trasmissive.
Il ruolo della scuola
Il passaggio dalla scuola
del programma alla scuola del curricolo potrà avvenire se l�autonomia
di ricerca e sperimentazione, costituendo effettivamente l�aspetto centrale
dell�autonomia scolastica, diventerà il perno attorno a cui si svilupperanno
le altre forme di autonomia; se, per esempio, l�autonomia organizzativa
verrà impiegata non come fine in sé, ma soltanto come mezzo
per organizzare il progetto di rinnovamento curricolare delle varie scuole.
Tutto ciò si potrà
verificare se si realizzeranno alcune condizioni:
1. Se le scuole
diventeranno effettivamente Istituzioni centrate sull�autonomia di «ricerca,
sperimentazione e sviluppo» (come afferma l�articolo 6 del Regolamento
dell�autonomia). Questo articolo disegna una scuola e una professionalità
docente molto diversa da quella tradizionale, che potranno essere realizzate
nel medio periodo se le scuole assumeranno una prospettiva strategica,
se sapranno, cioè, con l�aiuto delle strutture di supporto, progettare
l�innovazione curricolare sugli aspetti fondamentali per realizzare un
progetto di scuola capace di realizzare apprendimenti più significativi
per tutti gli studenti.
2. Se le scuole non verranno
di nuovo abbandonate a se stesse. Se la riforma del ministero della Pubblica
Istruzione, nelle sue varie articolazioni centrali e periferiche, e dell�Università,
per quanto riguarda la formazione iniziale degli insegnanti, approderà
a istituzioni competenti non solo sugli aspetti giuridico-amministrativi
ma anche su quelli culturali-pedagogico-didattici.
In questa prospettiva strategica,
un ruolo fondamentale sarà giocato dalla formazione in servizio,
se essa verrà ripensata in modo radicale: dovrà infatti essere
concepita come supporto all�attività di ricerca, sperimentazione
e sviluppo. La formazione in servizio dovrà prevalentemente essere
rivolta a insegnanti della stessa area disciplinare, sulla base di un modello
di formazione caratterizzato da quattro fasi: aggiornamento, progettazione,
sperimentazione, ricerca.
Data la complessità
del problema del curricolo, la tipologia e i contenuti dei corsi di formazione
sono molteplici. Su determinate problematiche, di carattere sia specifico
sia trasversale - soprattutto quando si tratti di mettere al corrente la
scuola di novità didattiche - non si può rinunciare alla
formula tradizionale di corsi di tipo informativo rivolti a grandi numeri
di insegnanti, anche interi Collegi. Tuttavia, in generale, un'efficace
formazione in servizio deve essere caratterizzata da modalità di
tipo interattivo e sperimentale. In tal modo l'universo di riferimento
della formazione può esser concepito in primo luogo come costituito
dagli insegnanti di una medesima scuola. In essa una delle formule più
efficaci è quella di attività di ricerca-azione rivolte a
piccoli gruppi stabili di insegnanti, con una previsione di durata di alcuni
anni.
In generale - per
tutte le considerazioni sviluppate precedentemente - questa formula dovrebbe
essere applicata soprattutto a insegnanti della stessa area disciplinare
o, comunque, interessati ai medesimi problemi didattici generali. E poiché
ciò implicherebbe di suddividere ciascun Collegio dei docenti in
piccoli gruppi omogenei, sono indubbie le difficoltà economiche
di un'organizzazione di questo tipo della formazione in servizio, in quanto
le risorse disponibili per ciascun Collegio sono state finora molto limitate.
D'altra parte una seria
formazione in servizio necessita di risorse significative e soprattutto
di un'organizzazione che permetta di superare la frammentazione e la casualità
attuali. E di fronte a questa esigenza, che è la variabile indipendente
del problema, non c'è che da pensare a un aumento dei fondi disponibili,
o almeno a una più organica amministrazione di quelli disponibili:
probabilmente le risorse attualmente utilizzate, disperse in mille rivoli,
non sono piccola cosa, ma sono gestite sostanzialmente con l'ottica dell'�usa
e getta� e non in una prospettiva di lungo respiro.
Una formazione in servizio
per reti
D'altra parte, una variante
della proposta precedente potrebbe essere quella di un progetto di formazione
in servizio di reti di scuole di diversi ordini e gradi scolastici. Anzi,
da un certo punto di vista, questa è indubbiamente una modalità
da adottare per necessità, in casi di aggiornamento sulla didattica
di alcune materie per le quali gli insegnanti di una singola scuola siano
troppo pochi per formare un gruppo. Ma essa può essere interessante
anche in altri casi, perché permetterebbe agli insegnanti di riflettere
sulle differenti interpretazioni del curricolo nelle rispettive scuole,
o di prospettare ipotesi comuni non circoscritte a un determinato livello
scolastico.
Si è già fatto
cenno ai programmi della scuola di base, evidenziandone l�impostazione
innovativa. Tuttavia, ne vanno messi in evidenza anche i limiti, che sono
riconducibili, da una parte, al fatto di essere programmi pensati per gradi
di scuola ben distinti e separati, nonostante alcuni richiami alla continuità
fra i diversi livelli scolastici; e, dall'altra, di essere in generale
curricolarmente indeterminati. Ciò ha avuto riflessi negativi nell'editoria
scolastica, consentendo in un gran numero di casi di riproporre il curricolo
tradizionale, enciclopedico e formalistico, con l'aggiunta di aggiornamenti
e riverniciature soltanto apparentemente innovative. La maggior parte degli
insegnanti ha finora conseguentemente vissuto il rapporto con il grado
scolastico successivo come una richiesta di maggiore quantità di
nozioni. E ciò ha avuto gravi implicazioni negative sull'impostazione
dell'attività didattica, portando spesso a vanificare completamente
la parte innovativa dei programmi stessi.
Riflettere in sede di aggiornamenti
con insegnanti di differenti gradi scolastici su un tipo di curricolo longitudinale
nei vari ambiti disciplinari, in un'ottica di continuità educativa,
significa superare l'attuale discontinuità artificiale comportata
dai gradi scolastici medesimi, retaggio della storia secolare della nostra
scuola; né si corre il rischio con ciò di appiattire l'attività
didattica in un'unica marmellata indistinta. �Fondate proposte� - in un'ottica
di continuità educativa - significa sostanzialmente prospettare,
sulla base delle molteplici competenze già indicate - di tipo disciplinare,
epistemologico, psicologico, pedagogico e didattico - attività didattiche
caratterizzate, semmai, da discontinuità non casuali, ma adeguate
alle capacità di assimilazione dei soggetti che apprendono.
Questo progetto di formazione
in servizio di più scuole potrebbe, in teoria, riguardare tutti
i livelli scolastici, dalla scuola dell'infanzia al triennio della scuola
superiore. È, però, necessario tenere sotto controllo la
complessità del compito, in relazione alle risorse sia di tipo finanziario
sia di competenza degli esperti. In molti casi, saranno possibili progetti
di formazione con scuole di due-tre livelli scolastici, quali scuole dell'infanzia,
elementari e medie, oppure elementari, medie e bienni ecc.. Nei progetti
che riguardano la scuola di base e il biennio, i gruppi di formazione in
servizio potrebbero riguardare generalmente le seguenti cinque aree: educazione
linguistica (L1 e L2), educazione matematica, educazione scientifica e
tecnica, educazione storica, geografica e delle scienze sociali, educazione
artistica e tecnica.
Importanza del lavoro
in classe
Gli aspetti interattivo
e sperimentale sono fondamentali per un�efficace formazione in servizio:
gli insegnanti in formazione devono avere un ruolo significativo nella
riflessione sul curricolo e nella progettazione dei percorsi didattici,
ma tutto ciò deve saldarsi con l'attività in classe, deve
tradursi in sperimentazione effettiva affinché l'aggiornamento possa
sviluppare una riflessione non soltanto di tipo teorico, astratto dal lavoro
in classe. Non sottovalutiamo la dimensione teorica, ma vogliamo soltanto
evidenziare la fecondità di esiti che si realizza nell'intreccio
costante tra capacità progettuale teorica e sperimentazione. Anzi,
alla dimensione progettuale teorica, fondata scientificamente, attribuiamo
un�importanza tale da ritenere che gruppi di formazione in servizio, quali
quelli prospettati, possano realmente operare in modo efficace soltanto
se tali gruppi sono coordinati da uno o più esperti del curricolo
di ciascun ambito disciplinare. Questi esperti devono avere quelle competenze
multidisciplinari di cui si è parlato in riferimento al curricolo
stesso; non dovrebbero, quindi, essere semplicemente degli esperti di didattica
disciplinare. Potrebbero anche essere organizzati in gruppi, con competenze
diverse, ma comunque abituati a lavorare insieme.
Nella fase iniziale del
progetto di formazione in servizio, il compito degli esperti dovrebbe essere
soprattutto quello di informazione: essi dovrebbero, cioè, nell'arco
di alcuni incontri, facendo riferimento a testi significativi della bibliografia
esistente in ciascun ambito, fornire indicazioni e prospettare ipotesi,
provvisorie e parziali, di curricolo verticale (longitudinale), per permettere,
innanzitutto, al gruppo di condividere alcune coordinate pedagogiche ed
epistemologiche comuni prima di iniziare attività innovative in
classe. Dopo questa fase iniziale, concentrata in un arco di tempo limitato
(2-3 mesi), gli incontri potrebbero avere cadenza trisettimanale o mensile
ed essere dedicati a una attività di progettazione delle proposte
didattiche future, alla luce della riflessione sulle difficoltà,
sui problemi e sugli aspetti positivi emersi dalla sperimentazione già
effettuata.
Questo modello di formazione
in servizio per produrre risultati significativi dovrebbe protrarsi nell'arco
di più anni. Inoltre, in relazione alle esigenze e alle competenze
degli insegnanti, un'attività di formazione di questo tipo potrebbe
essere intrecciata, fin dalla fase iniziale, con attività di approfondimento
e studio di specifiche problematiche (di tipo epistemologico o pedagogico,
o psicologico o didattico). Il modello interscolatico prospettato ha, tuttavia,
un limite rilevante nel numero non grande di insegnanti di ciascuna scuola
in grado di partecipare a un progetto di questo tipo; potrebbe, infatti,
risultarne scarsa la ricaduta sulla scuola nel suo insieme. Qui entra in
gioco la figura del preside e del direttore didattico: dipende principalmente
dalla loro capacità organizzativa e progettuale la realizzazione
in tempi medio-lunghi di opportunità di formazione in servizio che
coinvolgano molti insegnanti, come il produrre le opportunità di
osmosi, di contaminazione tra i risultati della ricerca e dell�innovazione
di gruppi limitati di insegnanti e l'attività di programmazione
e progettazione dell'insieme del Collegio dei docenti.
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Bibliografia:
P. Boscolo, Psicologia
dell�apprendimento scolastico, Utet, Torino 1997.
J. Bruner, La cultura
dell�educazione, Feltrinelli, Milano 1997.
F. Cambi (a cura di),
L�arcipelago dei saperi. Progettazione curricolare e percorsi didattici
nella scuola dell�autonomia, Le Monnier, Firenze 2000.
R. Maragliano (a cura
di), Le conoscenze fondamentali per l�apprendimento dei giovani nella scuola
italiana nei prossimi decenni. I materiali della commissione dei Saggi,
Le Monnier, Firenze 1997.
A. Sasso, S. Toselli
(a c. di), Il sapere della scuola. Proposte e contributi, Zanichelli, Bologna
1999.
numero 1/2001
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