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Sulla riforma degli Irrsae - documento di un gruppo di lavoro Cidi coordinato da Anna Baglione
Nel quadro della riforma in atto del sistema di istruzione l’articolo 21 della legge 59/97 prevede gli Irrsae, riformati, come "enti finalizzati al supporto delle Istituzioni scolastiche autonome"; l’articolo 76 del Decreto legislativo n. 300 (30/7/1999) istituisce gli Irre (Istituti regionali per la ricerca educativa) come "enti strumentali con personalità giuridica" che svolgono funzioni di supporto agli uffici dell’Amministrazione e alle Istituzioni scolastiche e "attività di ricerca nell’ambito didattico-pedagogico e della formazione del personale della scuola". La funzione dei futuri Irre va quindi individuata nella capacità di supportare e nel contempo arricchire e valorizzare il processo di innovazione espresso dalle scuole sul territorio in relazione al mandato nazionale. Gli Irre come cerniera tra più soggetti
Se per lo sviluppo "qualitativo" del sistema scolastico e a garanzia di obiettivi e standard nazionali sono state potenziate strutture di supporto tecnico come Cede e Bdp per svolgere due delle funzioni ritenute decisive per il miglioramento della scuola, come il servizio di valutazione e il servizio di documentazione, resta da chiedersi come affrontare altri due tasselli importanti: quello della ricerca educativa e didattica e quello dell’aggiornamento e della formazione in servizio dei docenti. Un’Agenzia permanente per la ricerca educativa
Identificare i luoghi e i soggetti istituzionali che a livello centrale e periferico si dovranno far carico della ricerca educativa e didattica - non è infatti in questione soltanto la trasformazione in questa direzione degli Irrsae - è un passaggio decisivo per garantire efficacia ed efficienza al sistema scolastico creando le condizioni per un protagonismo consapevole delle Istituzioni scolastiche nell’assunzione diretta della responsabilità di progettare, realizzare e verificare l’attuazione di ambienti funzionali all’apprendimento. Senza un adeguato livello di ricerca educativa e didattica (che non può identificarsi soltanto con quello delle singole scuole), funzionale alla complessità del sistema e capace di lettura e correzione continua dei processi innovativi, c’è il rischio di un’autonomia scolastica piegata a un passivo adeguamento alle norme o a uno sperimentalismo permanente sollecitato da istanze momentanee. Anche per questo è indispensabile ridefinire e rivitalizzare le occasioni di monitoraggio dei processi in atto, rilevare le priorità su cui investire risorse e sperimentazioni, analizzare e riproporre in modo articolato le esperienze più significative, sollecitare e coordinare momenti di confronto e ricerca comune sostenuti da un approfondimento teorico che sappia indirizzarli e rilanciarli nell’ambito di una progettualità condivisa. Gli Irre come luoghi di elaborazione originale
Centrale - soprattutto in questa fase del processo di riforma che evidenzia la necessità di ridefinire al più presto curricoli e contenuti - è l’ambito della ricerca didattica disciplinare, dove appare essenziale una funzione di mediazione e costruzione di sapere didattico-metodologico che funzioni da cerniera tra le elaborazioni disciplinari di tipo universitario, per lo più troppo lontane dallo specifico formativo, e le attività didattiche spesso lontane dagli aggiornamenti culturali, scientifici e metodologici propri dei singoli approcci disciplinari. In questa funzione gli Istituti regionali per la ricerca educativa dovrebbero rispondere a livello più alto e di sintesi all’esigenza per la scuola che:
numero 1/2000 |