il sommario - l'archivio - la redazione - gli abbonamenti


Sul metodo di lavoro del gruppo Bertagna

Nelle prime pagine del Rapporto del Gruppo Ristretto di Lavoro compaiono in calce numerose sigle di associazioni (tra cui il Cidi), sindacati, enti ecc. i cui esponenti risultano essere stati ascoltati dal Gruppo. L’intera seconda parte del Rapporto è dedicata alle consultazioni (Focus group) con vari soggetti tra cui alcune scuole. Si riconosce a pag. 8, nella prima parte del Rapporto, che le posizioni dei vari soggetti interpellati sono state «alcune volte integrative, spesso alternative a quelle messe a punto dal Gruppo Ristretto di Lavoro.» Tuttavia l’evidenza con cui quelle sigle e quei nomi, anche autorevoli, vengono riportati non corrisponde alla loro vera funzione esercitata negli incontri di lavoro.
Chi ha preso parte a quei Focus group sa bene che si è trattato di incontri una tantum dove ciascuno ha avuto modo di esprimere le proprie idee, o le idee maturate nell’organismo di appartenenza, senza però un vero confronto e una partecipazione a una comune elaborazione. Sotto questo profilo poco di democratico, dunque. La finalità di tali incontri infatti è sembrata essere, in conclusione, più la ricerca di una copertura formale, quella della consultazione fine a se stessa, da sbandierare come segno di una disponibilità al dialogo - che in realtà non c’è stato -  verso tutte le sigle piuttosto che il confronto e l’approfondimento comune dei temi. Il Rapporto non rappresenta perciò, come in altre occasioni era avvenuto (programmi media ’79, programmi elementare ’85, orientamenti materna ’91, progetto e programmi Brocca ’92-’93, indicazioni per i curricoli nazionali De Mauro 2000-2001) la sintesi di un confronto ampio tra vari orientamenti culturali, bensì l’elaborazione di un gruppo molto ristretto di soli docenti universitari (e solo uomini!), che su mandato del ministro dell’Istruzione ha operato, pur per via amministrativa, a una ipotesi di cambiamento della stessa legge ordinamentale vigente, la n. 30/2000.
In un evento altamente mediatico come gli Stati Generali della scuola, tenuti a Roma il 19-20 dicembre scorso, - costruito con l’aiuto di chi ordinariamente si occupa di spettacolo (salvo la “scocciatura” di qualche rumorosa manifestazione studentesca e dei no global) - poter vantare un progetto di riforma scolastica come il risultato di un’ampia consultazione può rafforzare la credibilità di quel progetto: basta tacere o affievolire un po’ il dissenso, anche profondo, che da quelle consultazioni è realmente scaturito o, ai più sprovveduti, farle apparire come “a sostegno”.
Ma al di là della forma è la sostanza che preoccupa. Nella scuola si manifestano pur sempre, anche se in forme particolari, i diversi orientamenti culturali presenti nella società; ciò è garanzia di vitalità culturale e di ridotta autoreferenzialità: non aver aperto, su una proposta di riforma così complessa come quella avanzata dal Gruppo Bertagna, un vero confronto a tutto campo tra i contributi di varia ispirazione culturale, non garantisce della validità di quella soluzione e ancor meno del consenso, dentro e fuori la scuola, necessario per farla marciare.

E.T.

numero 1/2002


inizio pagina