a cura di Emma Colonna e Marina Boscaino
N. 42 del 18 maggio 2007

Il 15 e 16 maggio, a Roma, si è svolto il Laboratorio dell’Istruzione Tecnica e Professionale: un primo momento di riflessione per accompagnare la riforma ordinamentale di questo importante settore dell’ istruzione secondaria superiore, che dovrebbe compiersi entro il 31 luglio 2008. Sono 120.000 i docenti che lavorano in queste scuole, frequentate da mezzo milione di studenti, nonostante il calo delle iscrizioni determinato dalla licealizzazione prevista dalla riforma Moratti e dall’attribuzione del settore tecnico e professionale alle Regioni. Il decreto Bersani – riportando tecnici e professionali sotto le competenze statali – ha ripristinato una uguale condizione tra tutti gli indirizzi che costituiscono l’istruzione secondaria superiore, evidenziando la volontà già annunciata da parte del governo di restituire credibilità, centralità e autorevolezza all’istruzione non liceale. La richiesta di competenze e profili professionali medi, che possano sostenere la crescita e lo sviluppo tecnologico del Paese, rappresenta un’urgenza che rafforza ulteriormente la necessità di una seria riflessione su quale debba essere il ruolo della cultura anche nella formazione di chi non intenda continuare negli studi. Una riflessione che il Cidi porta avanti da tempo; così come condivide l’obiettivo di una riqualificazione del settore, la cui perdita di autorevolezza e credibilità culturale e formativa è testimoniata dal fatto che è frequentato in gran parte dagli alunni che hanno problemi alle scuole medie. Ci auguriamo, dunque, che al piano delle intenzioni e della progettualità seguano momenti operativi in cui il mondo della scuola e le associazioni professionali siano chiamati a contribuire al nuovo disegno. Che non potrà sottrarsi al difficile impegno di coniugare il piano della professionalizzazione con quello delle competenze di cittadinanza;  che solo un solido impianto culturale – che dovrebbe emergere dall’area comune di un biennio unitario - può garantire: nell’intenzione di formare lavoratori che siano – al contempo – uomini e cittadini liberi, democratici e consapevoli.


             Laboratorio dell’Istruzione Tecnica e Professionale

Le 4 commissioni

Voci dissonanti

Sciopero!

Semaforo verde dall’Anci per le nuove Indicazioni

Ricordando don Milani

Iniziative
 
            
 
             Laboratorio dell’Istruzione Tecnica e Professionale

Il laboratorio è stato aperto dall’intervento del ministro della Pubblica Istruzione, Giuseppe Fioroni e da quello della viceministro Mariangela Bastico. Entrambi hanno evidenziato che l’istruzione tecnica e professionale è una priorità del governo, elemento sottolineato anche dal premier Prodi, che ha concluso i lavori. Così come è stato ribadito il recupero della tradizione storica di questo ordine di studi, che tanta influenza ha avuto sui destini economici del nostro paese negli anni ’60. Nel delineare alcuni elementi su cui si baserà la riqualificazione del settore, l’intervento iniziale della Bastico e quello finale del ministro Fioroni hanno sottolineato una serie di elementi di cui riportiamo sinteticamente quelli che riguardano più da vicino le scuole: la necessità di un forte rapporto e una necessaria integrazione con il territorio; la creazione di Consigli di Amministrazione, con presenza del mondo del lavoro, Enti locali e parti sociali; una grande possibilità di flessibilità territoriale e di vocazione che sconsiglia aspetti ordinamentali rigidi; il coinvolgimento di soggetti esterni alla scuola. A proposito di quanto contenuto nel Titolo V, è stata sottolineata l’urgenza di unificare nazionalmente il sistema delle qualifiche e la loro spendibilità, nonché di una definizione degli ambiti in cui la programmazione regionale potrà intervenire senza ledere l’unitarietà del sistema. In applicazione della sentenza n. 13 della Corte Costituzionale sarà necessario stabilire il sistema di trasferimenti delle risorse dalle Regioni alle scuole autonome. Il personale resta, naturalmente, di competenza dello Stato. Per quanto riguarda l’istruzione professionale, il rilascio di diplomi triennali è di competenza regionale, mentre quello di diplomi quinquennali è di competenza statale. La formazione professionale è intesa come “sussidiaria e complementare” rispetto all’istruzione tecnica e professionale. Dopo essere scesi dalle 40 alle 36 ore nei professionali, è stato specificato l’obiettivo di arrivare a 32-33 ore, definite su base annuale che la singola scuola autonomamente organizza e gestisce.

     
 
             Le 4 commissioni

Sono state convocate 4 commissioni di lavoro – ciascuna con un focus specifico - cui hanno partecipato insegnanti e dirigenti scolastici. I tempi contratti non consentono di esprimere un giudizio definitivo sulle modalità di lavoro, né sugli esiti; ma certamente auspichiamo un sempre maggiore coinvolgimento della scuola in questa operazione di ristrutturazione sostanziale di un settore nevralgico del sistema dell’istruzione.

            
 
             Voci dissonanti

Per quanto riguarda i numerosi altri interventi ci limitiamo a riportarne due che ci sono sembrati in particolare controtendenza rispetto al senso e alle finalità dichiarate dell’iniziativa. Ma soprattutto rispetto alla nostra idea di scuola pubblica e – più in particolare – di istruzione tecnica e professionale. Giuseppe De Rita – presidente del Censis – ha ribadito con insistenza la necessità di svincolare questi studi da qualsiasi forma di generalismo, che ne snaturerebbe la reale vocazione – quella professionalizzante. La dubbia equazione tra generalismo e vaghezza – più volte sottolineata da De Rita – impone una seria riflessione su quello che deve essere il ruolo della cultura - delle culture - nella formazione di chi non veda nel proprio futuro la continuazione degli studi universitari. Dall’altra Gianfelice Rocca di Confindustria – nel pungolare la scuola sul parametro dell’efficienza – ha chiesto il massimo della flessibilità per i curricula e ha rispolverato l’autonomia dei dirigenti scolastici anche sulla chiamata diretta degli insegnanti. Suggerimenti respinti dal ministro Fioroni che ha puntualizzato la differenza di mandato socio-economico-culturale tra scuola e impresa. Qualche perplessità ha destato la dichiarazione del presidente Prodi che – dopo aver esaltato la funzione degli studi tecnici e professionali, la necessità di una loro riqualificazione in termini culturali e di professionalità e dopo averne ribadito l’importanza anche dal punto di vista storico per il nostro Paese, ha individuato nell’istruzione professionale una soluzione – in verità piuttosto stravagante – per i destini dei ragazzi migranti. Insomma, come al solito il problema è quello di decidere se lavoratori più colti – e quindi più liberi, più critici, più democratici – siano un lusso che il nostro paese vuole o può permettersi. O se affidarsi, ancora una volta, a una lettura divaricante, in termini di pari opportunità, di democrazia, di libertà, tra il sapere e il saper fare.

            
 
             Sciopero!

Nonostante lo scorso 6 aprile fosse stato raggiunto tra parti sociali e Governo un accordo sul contratto di insegnanti, Ata e dirigenti scolastici, non esiste un concreto riscontro della reale volontà di dare attuazione agli impegni presi. Per questo motivo il prossimo 4 giugno i lavoratori della scuola - i cui stipendi sono fermi dal 2005 – sciopereranno per l’intera giornata. Lo sciopero è stato indetto da Flc Cgil, Cisl e Uil Scuola. Nell’ambito di una serie di iniziative previste in attesa dello sciopero e a sostegno del contratto scuola, i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil scuola hanno tentato di diffondere – il 16 maggio – alcuni volantini durante il Laboratorio dell’Istruzione Tecnica e Professionale. Prima sono stati bloccati; poi, grazie all’intervento delle Confederazioni presso le autorità competenti, sono stati ammessi in sala.

            
 
             Semaforo verde dall’Anci per le nuove Indicazioni

L’Anci ha reso noto un documento sottoscritto da Regioni, Province autonome e Comuni nel quale si manifesta ampio apprezzamento per i documenti elaborati dalla Commissione Ceruti; il che –molto probabilmente, come sottolineato da “Tuttoscuola” – lascia prevedere un rapido iter legislativo delle nuove indicazioni. Ricordiamo a questo proposito il parere del Cidi e anche, però, la sostanziale indifferenza (o rassegnazione?) con cui il mondo della scuola ha accolto i documenti.

            
 
             Ricordando don Milani

“Salire insieme quest’anno a Barbiana assume un significato speciale. Sono trascorsi infatti quaranta anni da quando l’esperienza e la vita di Don Lorenzo Milani toccavano il culmine”. Comincia così l’appello con il quale il sindaco di Vicchio e di altri comuni toscani, il sindaco di Firenze e il presidente della provincia di Firenze invitano alla marcia di Barbiana, che ormai da diversi anni costituisce un appuntamento importante per il mondo della scuola. Noi del Cidi, oltre alla partecipazione alle varie celebrazioni previste un po’ dovunque, quest’anno vogliamo ricordare don Milani parlando di dispersione scolastica. E lo faremo il 25 maggio a S. Leucio (Caserta), in un seminario nazionale, il secondo su questo tema, all’interno di un progetto che prevede un grande convegno internazionale nel prossimo autunno.

 
             Iniziative

Roma 28 maggio 2007
La cultura della scuola

Caserta San Leucio 25 maggio
Relazione e mediazione educativa
Seminario nazionale

Roma 25 maggio 2007
Buone pratiche e questioni aperte.
Seconde generazioni e integrazione nelle scuole di Roma

Potenza 22 maggio
Progettazione curricolare e percorsi didattici nella pratica laboratoriale

Ferrara 22 maggio
Ricordando Don Milani



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