a cura di Emma Colonna
N. 48 del 13 ottobre 2007

In questi giorni la Camera ha approvato misure importanti sulla scuola. Si interviene su tanti fronti, dai bilanci scolastici, agli organici, al tempo pieno. Si destinano fondi all’edilizia scolastica e al diritto allo studio, nell’ottica generale - ci sembra di poter affermare ad una prima veloce lettura - di migliorare la funzionalità della scuola e la qualità dell’offerta formativa. Contemporaneamente, però, non si è ancora certi della copertura finanziaria relativa al secondo biennio del contratto appena firmato, tanto è vero che è stato proclamato dai sindacati lo sciopero generale per sabato 27 ottobre. Ci chiediamo: si può lasciare una categoria impegnata in un settore strategico qual è la scuola in una condizione di permanente incertezza sul suo stato retributivo e contrattuale?


            

Conversione del decreto legge sull’avvio dell’anno scolastico

Disposizioni urgenti in materia di istruzione

Tesoretto

I debiti scolastici e il funzionamento della scuola

Finalmente

Iniziative

 
            
 
             Conversione del decreto legge sull’avvio dell’anno scolastico 

Una serie di interventi sulla scuola sono stati votati in questi giorni dalla Camera dei deputati. Alcuni sono contenuti nel disegno di legge conversione del decreto legge del 7 settembre 2007, n. 147, in materia di disposizioni urgenti per l’avvio dell’anno scolastico. Il nuovo testo è stato trasmesso al Senato per l’approvazione definitiva. Le novità più importanti riguardano il ripristino del tempo pieno nella scuola elementare, l’introduzione di una quarta prova scritta a carattere nazionale per l’esame di terza media (predisposta dall’Invalsi e scelta dal ministero), la somministrazione di prove Invalsi per effettuare verifiche periodiche e sistematiche sulle conoscenze e abilità degli studenti (seconda e quinta elementare, prima e terza media, seconda e quinta superiore), il trasferimento al ministero degli oneri relativi al pagamento delle supplenze per le docenti in maternità. Infine, per quel che riguarda i procedimenti disciplinari per i docenti e i dirigenti scolastici, vengono introdotte alcune norme cautelative a garanzia della libertà di insegnamento.

     
 
             Disposizioni urgenti in materia di istruzione

Tutte queste norme, presentate nel decreto del ministro per l’avvio dell’anno scolastico, si incrociano con quelle del disegno di legge “disposizioni urgenti in materia di pubblica istruzione” (2272-ter-A, già noto come pacchetto Bersani), approvato dalla Camera lo scorso 11 ottobre. Con questo provvedimento, fra le altre cose, si stabilisce che sarà il Ministero dell’Istruzione, e non più le scuole, a pagare la tassa sui rifiuti (Tarsu), calcolando la quota in rapporto al numero degli alunni; si riassegnano fondi non spesi all’edilizia scolastica; infine, si stabilisce che con un decreto del ministro verranno definiti criteri per la stabilità degli organici, con priorità per il sostegno e le aree a rischio. Entrambi i provvedimenti legislativi passano ora alla discussione del Senato per l’approvazione definitiva.

            
 
             Tesoretto

Il decreto legge n. 159 (il cosiddetto “tesoretto”), in discussione attualmente al Senato, assegna, all’art. 12, 150 milioni di euro per l’anno 2007 al “sostegno all’adempimento dell’obbligo di istruzione”. Un decreto del Ministro della Pubblica Istruzione definirà i criteri e le modalità per l’assegnazione dei fondi. Inoltre, i 282 milioni di euro previsti dalla scorsa finanziaria per la riduzione del personale (non avvenuta!) vengono lasciati in dotazione al Ministero della Pubblica Istruzione.

            
 
             I debiti scolastici e il funzionamento della scuola

Con il decreto ministeriale 80 del 3 ottobre 2007 il ministro Fioroni è intervenuto sulla questione dei debiti scolastici. Innanzitutto, chiariamo una cosa: non sono stati ripristinati gli esami di riparazione. Gli esami di riparazione, come giustamente sostiene Mauro Palma nell’articolo apparso su Treccani scuola, erano “una possibilità individuale di recupero di una carenza da certificare attraverso una prova”. Altra cosa è che la scuola, e non il singolo, preveda e organizzi attività didattiche di recupero per rispondere alle difficoltà degli studenti e affrontarle. E che il lavoro degli studenti all’interno di queste attività venga valutato. Quindi, lasciamo perdere le semplificazioni giornalistiche, e poniamoci alcuni problemi: intanto, le attività di recupero e sostegno, per avere una effettiva ricaduta, devono svolgersi dentro la scuola ed essere parte integrante del processo di apprendimento, e quindi del curricolo. Di conseguenza, il ruolo dei soggetti esterni va assolutamente chiarito dall’Amministrazione, così come andrebbe rivista la possibilità assegnata ai genitori di far frequentare o meno ai propri figli le attività di recupero organizzate dalla scuola durante l’anno, se è vero, come afferma l’art. 1 del decreto, che “le attività di sostegno e recupero costituiscono parte ordinaria e permanente del piano dell’offerta formativa”. Ora però, come afferma Sofia Toselli nella sua dichiarazione, insieme al provvedimento andrà favorita la ripresa di un ragionamento sui processi di insegnamento e apprendimento.

            
 
             Finalmente

Finalmente, lo scorso 7 ottobre è stata conclusa la trattativa per il rinnovo del contratto scuola. Come già ha ampiamente riportato la stampa, è previsto per i docenti un aumento medio mensile lordo di 140 euro. In questa sede però ci interessa sottolineare che il contratto presenta alcune novità importanti per la valorizzazione della professionalità docente: per la prima volta, infatti, la ricerca e la sperimentazione diventano una reale opportunità per migliorare l’azione didattica nei vari ambiti del sapere. Infatti, come viene sottolineato anche sul nostro sito, “dall’incremento del compenso orario per le attività didattiche aggiuntive (35 euro lordi, che diventano 50 per i corsi di recupero), ai fondi destinati alla ricerca e all’insegnamento nelle scuole a rischio e in ospedale, le innovazioni del contratto sono finalizzate a migliorare l’apprendimento degli allievi e a far emergere e promuovere quel sommerso di qualità già presente e diffuso in molte scuole”. Certo però, c’è ancora tanta strada da fare per incentivare e valorizzare la professionalità degli insegnanti: la formazione in servizio deve diventare un credito finalizzato alla progressione di stipendio e/o all’acquisizione di punteggio utile ai fini delle graduatorie di istituto e di trasferimento. Ma questa è un’altra storia. Per ora, speriamo di non avere brutte sorprese dalla finanziaria in discussione al Parlamento.

     

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