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 a cura di Emma Colonna N.60 del 13 giugno 2008
Nell’intervento tenuto nel corso dell’audizione alla Commissione Cultura della Camera dei Deputati Mariastella Gelmini, Ministro dell'Istruzione, ha aggiunto un’altra i alle tre di Berlusconi: non solo inglese, informatica, impresa, ma anche italiano, laddove per italiano si intende ‘leggere, scrivere e far di conto’, cioè una solida cultura di base.
Gli studenti italiani? I più impreparati. Peggio di noi, in Europa, solo Grecia, Portogallo, Bulgaria e Romania. Gli insegnanti italiani? I peggio pagati. Sistema mediocre, risultati mediocri. Per risalire, serve uno scatto d’orgoglio nazionale, e stipendi a livello europeo. Valorizzare gli insegnanti, dunque. Ma come? La coperta è corta, ha detto il ministro, ma la scuola è una priorità, non un capitolo di bilancio qualunque. Merito e misurazione dei livelli di apprendimento dei ragazzi: questa è la ricetta.
E poi, la scuola è stata troppo a lungo un “ammortizzatore sociale”. Troppi insegnanti, poco pagati, quindi la soluzione sembra essere una riduzione drastica delle cattedre per poter valorizzare i bravi, come da tempo chiede Confindustria. Pur sapendo - come il Quaderno Bianco ha dimostrato con dati alla mano - che non è vero che in Italia gli insegnanti siano, nel rapporto numerico insegnante alunni per classe, privilegiati rispetto al resto d’Europa.
Lettera aperta al ministro

La proposta di legge dell’on. Aprea

Scuola, l’opposizione riparte da zero

Debiti

Il re è nudo

  Lettera aperta al ministro
  Con una lettera aperta al ministro Gelmini Sofia Toselli, presidente nazionale del Cidi, esprime una serie di considerazioni sulle linee programmatiche di governo esposte dal ministro alla Camera. Si apprezza il tono generale della relazione e molti dei temi trattati, ma si esprime una forte preoccupazione per il silenzio sull’innalzamento dell’obbligo di istruzione, sulla generalizzazione della scuola dell’infanzia e sul sistema di educazione degli adulti. Preoccupano anche le affermazioni sul “federalismo all’insegna della sussidiarietà”, e sulle “forme di pluralismo educativo”, secondo l’idea che il pluralismo si debba intendere tra scuole e non dentro la scuola. Infine, si esprime preoccupazione sulle modalità che si delineano per premiare il merito dei docenti.
 
  La proposta di legge dell’on. Aprea
  L’on. Valentina Aprea, presidente della Commissione Cultura della Camera, ha, molto tempestivamente, già dall’inizio di maggio, presentato una proposta di legge “Norme per l’autogoverno delle istituzioni scolastiche e la libertà di scelta educativa delle famiglie, nonché per la riforma dello stato giuridico dei docenti”. Praticamente, con questa iniziativa vengono di fatto ripresi, con qualche ritocco, due disegni di legge del 2004, quello sugli organi collegiali e quello sullo stato giuridico degli insegnanti. Naturalmente si torna a parlare di scuole come Fondazioni, di consigli di amministrazione, di “esterni”. Nella parte sullo stato giuridico dei docenti viene proposta una vera e propria carriera (docente iniziale, docente ordinario e docente esperto); ritorna l’organismo autonomo della docenza, l’albo professionale, il tentativo di ridurre il potere contrattuale dei sindacati, la soppressione della rappresentanza sindacale di scuola (RSU). La domanda è sempre la stessa: è questa la soluzione dei problemi della scuola? Privato, mercato, libera professione. Quanto poi ai sindacati, oltre al dichiarato obiettivo di ridimensionarne la funzione, siamo di nuovo di fronte al tentativo di utilizzare le associazioni professionali in funzione antisindacale. C’è comunque da chiedersi se andrà avanti la proposta di legge Aprea, dal momento che il Ministro può realizzare cambiamenti significativi su tutta la materia trattata intervenendo con i previsti e attesi decreti legge.
 
  Scuola, l’opposizione riparte da zero
  Col cambio di legislatura sono cambiati per la scuola, oltre – naturalmente – al Ministro, anche i referenti istituzionali di Camera e Senato: presidente della VII Commissione alla Camera dei Deputati è ora l’on. Valentina Aprea, e al Senato il sen. Guido Possa, entrambi del Pdl.
La vera sorpresa, però, è che non solo quelli che si sono candidati nella Sinistra Arcobaleno, come Alba Sasso e Chiara Acciarini, non sono stati eletti, ma tutti i protagonisti della trascorsa legislatura e coloro che si sono occupati di scuola negli ultimi anni, a cominciare dal ministro Fioroni, Mariangela Bastico, Albertina Soliani, Andrea Ranieri, per motivi diversi, non sono più in VII Commissione. Considerando poi che il ministro ombra del Pd, Maria Pia Garavaglia, non è una esperta del settore, ci chiediamo come leggere tutto ciò.
Che l’opposizione voglia voltar pagina?
 
  Debiti
  Dopo la sentenza del Consiglio di Stato, che ha respinto il ricorso avanzato dai Cobas, volto a ottenere la sospensione dell’O.M. n. 92 sul recupero dei debiti scolastici, la tanto attesa circolare sugli scrutini ha sostanzialmente confermato quanto già era stato stabilito, e gli istituti superiori possono procedere nel lavoro già avviato nei mesi scorsi. Nel bene e nel male, quest’anno è andata così, e dopo tanto tempo si ritorna a studiare d’estate. Ne riparliamo l’anno prossimo.
 
 
 

Una ricerca della Banca d’Italia presentata in questi giorni, che parte dall’analisi delle più importanti indagini nazionali e internazionali, accentua l’allarme già presente sullo stato della scuola italiana: in particolare, divario fra scuole del nord e scuole del sud, tra licei e istituti tecnici, incidenza della provenienza sociale degli studenti rispetto al livello di istruzione raggiunto. Sotto accusa è il sistema di valutazione, che non segnala adeguatamente la scarsa preparazione degli studenti, soprattutto nel momento degli esami finali. Nell’esprimere la sua preoccupazione il governatore Mario Draghi ha sottolineato il valore dello studio delle materie scientifiche e l’importanza del fatto che su tutta questa questione c’è per lo meno, finalmente, una consapevolezza reale, anche se recente. Come dire, il re è nudo.

 
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