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 a cura di Emma Colonna N.61 del 27 giugno 2008
La manovra economica del governo spezza le gambe alla scuola. L’entità dei tagli previsti (fra docenti e personale ATA, si parla di una cifra che oscilla fra i 150 e i 190 mila) e l’insieme delle misure che l’accompagnano non lasciano spazio a considerazioni tranquille. Altro che confronto e dialogo, non si può che reagire energicamente. Queste misure evidentemente partono dalla considerazione che c’è ben poco da salvare. Non ci si pone il problema, per esempio, di difendere la scuola elementare che, guarda caso, è ai primi posti delle classifiche internazionali. Di questo passo andremo indietro anche lì.
La scuola italiana ha tanti difetti, è vero, ma questi provvedimenti la mettono in ginocchio. Con la scusa dell’acqua sporca si vuol buttare anche il bambino!
Dalle parole… ai fatti

Libri di testo on-line

A scuola di Costituzione

  Dalle parole… ai fatti
  Si può ben dirlo. Nel discorso alla commissione cultura della Camera, con cui circa 15 giorni fa il ministro Gelmini ha presentato il suo programma di governo, si parlava della necessità di “uno scatto d’orgoglio”, per riportare la scuola italiana a risultati dignitosi nelle graduatorie delle indagini europee; si diceva che la scuola rappresenta una priorità a cui tutti sono chiamati a dare risposte, nell’interesse generale, e si diceva anche che la scuola, pur nel momento difficile che l’Italia sta attraversando, non può essere considerata un qualsiasi capitolo di bilancio. Per non citare le dichiarazioni sulla valorizzazione del lavoro degli insegnanti che hanno riempito le pagine dei giornali. A 15 giorni di distanza, la manovra finanziaria varata dal Consiglio dei Ministri (decreto n. 112 del 25 giugno 2008) dimostra quali siano le vere intenzioni di questo governo sulla scuola, e in quale considerazione essa sia tenuta, al di là delle dichiarazioni.
L’articolo che riguarda direttamente la scuola è il n. 64. In esso si decreta che: a partire dall’anno scolastico 2009-10 ed entro il 2011-12 sarà aumentato di un punto il rapporto alunni/docente; contemporaneamente (triennio 2009-11) ci sarà una riduzione del personale ATA pari al 17% dell’organico attuale. Per realizzare questi due obiettivi il Ministro, entro 45 giorni dall’entrata in vigore del presente decreto, deve predisporre un piano di “interventi volti ad una maggiore razionalizzazione delle risorse umane”, attraverso uno o più regolamenti da adottare entro 12 mesi, “anche modificando le disposizioni legislative vigenti”, provvedendo “ad una revisione dell’attuale assetto ordinamentale, organizzativo e didattico del sistema scolastico”.

Questi i criteri:
1. razionalizzazione e accorpamento delle classi di concorso;
2. ridefinizione dei curricoli anche attraverso la razionalizzazione dei piani di studio e dei relativi quadri orari (soprattutto nei tecnici e nei professionali);
3. revisione dei criteri vigenti per la formazione delle classi;
4. rimodulazione dell’attuale organizzazione didattica della scuola primaria;
5. revisione dei criteri e dei parametri per la determinazione dell’organico degli ATA;
6. ridefinizione dell’assetto organizzativo-didattico dei centri di istruzione per gli adulti.

Dulcis in fundo: a decorrere dal 2010, il 30% delle economie realizzate sarà destinato a “incrementare le risorse contrattuali stanziate per le iniziative dirette alla valorizzazione ed allo sviluppo professionale della carriera del personale della scuola”. Inoltre: i dirigenti scolastici devono assicurare la realizzazione di questo piano e il mancato raggiungimento degli obiettivi “comporta l’applicazione delle misure connesse alla responsabilità dirigenziale”. Fin qui, l’art. 64. In altra parte del decreto (art. 71) si interviene molto pesantemente sulle assenze per malattia e sui permessi retribuiti. Per non parlare poi delle misure che riguardano l’Università (vedi art. 16), che di fatto trasformano le Università italiane in Enti privati. Come dire (ed è stato detto, anche in questi termini): bando alle chiacchiere!
 
  Libri di testo on-line
  Ai fini di contenere il costo dei libri di testo entro un triennio - a decorrere dall’anno scolastico 2008-09 - i libri per le scuole del primo ciclo di istruzione e per gli istituti di istruzione secondaria superiore “sono prodotti nella versione a stampa, on line scaricabile da internet e mista”. A partire dall’anno scolastico 2011-12 il collegio dei docenti adotterà “esclusivamente libri utilizzabili nella versione on line scaricabili da internet o mista” (art. 15).
I libri di testo “sviluppano i contenuti essenziali delle Indicazioni nazionali dei piani di studio e possono essere realizzati in sezioni tematiche, corrispondenti ad unità di apprendimento”.
Ogni commento sarebbe superfluo: solo chi non conosce la scuola può pensare di avvalersi delle tecnologie informatiche per abbattere i costi dei libri di testo, non sapendo che le scuole non sono dotate di computer sufficienti a scaricare i testi per tutti gli allievi. A meno di non pensare che lo facciano le segreterie delle scuole (ma sarebbe una follia con i tagli di personale previsti nel DPF); o lo facciano le famiglie degli studenti (ma non tutte le famiglie hanno a casa un computer).
Va ricordato al ministro Gelmini che le scuole con laboratori ben attrezzati e pieni di computer non ci sono ancora in Italia, salvo rare eccellenti eccezioni: ci vorrebbe infatti un grande investimento nel settore, fatto che non è stato realizzato neanche ai tempi della Moratti, nonostante l’enfasi posta sulle tre i. Tutto ciò per limitarci a questioni di ordine pratico, per non parlare della perdita in termini culturali di un libro stampato e venduto in libreria, che - come sappiamo noi docenti - è spesso l’unico libro che entra nelle case di molte famiglie italiane. Ma questo purtroppo è coerente con il valore e il significato che un paese attribuisce alla cultura e all’istruzione.
Infine, cosa che deve preoccupare molto gli insegnanti, si proclama il ritorno delle “Indicazioni nazionali per i piani di studio personalizzati” e delle “unità di apprendimento”, con buona pace delle Indicazioni per il curricolo e di ogni dichiarazione fatta nei giorni scorsi dal Ministro sulla necessità di dialogo, di confronto, di continuità nel rispetto della scuola e del lavoro degli insegnanti.
 
  A scuola di Costituzione
  Si è concluso anche quest'anno il lungo lavoro di A scuola di Costituzione. La giuria nazionale, che si è riunita il 24 e il 29 maggio 2008, ha selezionato, a partire dalle indicazioni delle giurie regionali, i lavori delle scuole che saranno premiate. Ecco l’elenco dei vincitori e le motivazioni della giuria. Erano presenti: Sofia Toselli, Tullio De Mauro, Anselmo Di Giorgio, Rosamaria Maggio, Maria Piscitelli, Sandro Provvisionato, Lucia Zannino.
 
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