a cura di Sofia Toselli
N. 08 febbraio 2004
 

Gli insegnanti e il cambiamento
Si dice che gli insegnanti guardino con sospetto ad ogni innovazione e che si oppongano a qualsiasi riforma della scuola perché sono restii, per principio, al cambiamento. Ciò è falso. O meglio, è vero se parliamo di quella istintiva e "sana" diffidenza che nasce negli insegnanti quando devono capire se il nuovo che avanza è "cosa utile" alla scuola o inefficace e rischiosa. La diffidenza perciò è positiva, professionalmente indispensabile perché genera attenzione, riflessione, elaborazione.
Oggi nelle scuole si discute, ci si confronta, si valuta la legge 53, il primo decreto attuativo, gli obiettivi e i contenuti delle Indicazioni nazionali e quello che il "nuovo" suscita è una consapevole e adulta contrarietà. Scatta ovunque una ragionata ostilità nei confronti della riforma. Riforma che gli insegnanti dovrebbero realizzare.
Nel nostro Paese non era mai capitata una situazione così.

             Il 28 febbraio ci saremo
Leggere le istruzioni, prima dell'uso (come limitare i danni del decreto Moratti)
L'importanza di ritrovarsi a Genova
Un patto per la scuola l'università la ricerca …se non ora, quando?
L'inchiesta della Gilda sulla sperimentazione nelle 250 scuole
Bando di concorso per gli insegnanti di religione cattolica
Una doppia violazione di diritti
Iniziative del Cidi
 
            
 
             Il 28 febbraio ci saremo

Le Confederazioni Cgil, Cisl, Uil, unitamente ai rispettivi sindacati di categoria, hanno promosso una manifestazione nazionale a Roma per sabato 28 febbraio 2004 (partenza da Piazza della Repubblica alle ore 14,30 e conclusione a Piazza del Popolo). In continuità con l'iniziativa del 29 novembre scorso, i sindacati intendono manifestare per la scuola contro le politiche del governo, in particolare contro il decreto legislativo attuativo della legge 53 e contro il provvedimento sulla cosiddetta "devolution", attualmente in discussione al Senato. I sindacati hanno rivolto un appello alle associazioni professionali e alle scuole perché aderiscano alla mobilitazione del 28 febbraio.
Il Cidi ha aderito con un comunicato in cui si sottolinea la forte preoccupazione per il futuro della scuola pubblica e per gli effetti che la legge 53 avrà sul profilo culturale della popolazione. Si sottolinea inoltre l'importanza di tenere salde le alleanze e di far crescere le relazioni fra tutti i soggetti interessati alla qualità dell'istruzione per tutti, coerentemente con le iniziativa del 29 novembre e del 17 gennaio scorsi. L'appuntamento è davanti alla libreria Feltrinelli in Via E. Orlando.

 
 
             Leggere le istruzioni, prima dell'uso (come limitare i danni del decreto Moratti)

Nel contesto dell'autonomia delle istituzioni scolastiche, dell'autonomia culturale e professionale dei singoli docenti, di un rinnovato patto con i genitori e gli amministratori locali, non c'è motivo per cui non si possa - pur di fronte a mutate e più pesanti condizioni di lavoro - continuare a fare bene scuola in continuità con le buone pratiche. Il richiamo continuo al Regolamento dell'autonomia non può infatti restare un riferimento formale ma deve diventare la premessa per costruire "modelli orari" coerenti con le scelte culturali, educative e didattiche che ogni scuola ha voluto darsi in questi anni. Se le scuole sapranno progettare l'offerta formativa costruendo una proposta ricca e organica, sarà possibile offrire ai genitori un modello organizzativo assestato sulla fascia alta della quantità oraria. Inoltre il tutor non dovrà essere identificato con un docente cui attribuire particolari compiti, semmai è la scuola che garantirà particolari funzioni distribuendole fra i docenti titolari della classe. Insomma, le scuole hanno un margine di decisionalità didattica e organizzativa con cui contrastare gli effetti negativi del decreto legislativo sul primo ciclo dell'istruzione... leggere attentamente le istruzioni, prima dell'uso (materiali di riflessione a cura del Cidi).

 
             L'importanza di ritrovarsi a Genova

Il 33° Convegno nazionale del Cidi si svolgerà il 4, 5, 6 marzo prossimi a Genova, una città bellissima, quest'anno "capitale europea della cultura". Mostre, musei, visite guidate, itinerari culturali 'alleggeriranno' le giornate di lavoro. Al Convegno si discuterà di quale scuola per l'Europa, di cultura, di diritti e di democrazia. Si ragionerà delle prospettive dell'Unione Europea e della Costituzione, ma anche delle competenze di base per i cittadini europei, di valutazione, di università e di ricerca. E si parlerà di tecnologia e di lavoro, di modernità e di esclusione, di una scuola per tutta la vita. Il Convegno vuole essere "un richiamo dalla scuola alla scuola - scrive Domenico Chiesa nell'editoriale di Insegnare - affinché il significato della costruzione dell'Europa possa rappresentare non un tema marginale e isolato ma un elemento trasversale e interno al processo di innovazione democratica di cui la nostra, come tutte le scuole europee, hanno bisogno. Lo vuole fare, come sempre, cercando di individuare i problemi fondamentali e attorno a essi riflettere e argomentare insieme."
I materiali di lavoro utili per chi si interessa di scuola e di Europa sono consultabili sul sito del Cidi: www.cidi.it

 
             Un patto per la scuola l'università la ricerca …se non ora, quando?

A Milano il 14 febbraio scorso oltre 40.000 persone tra insegnanti, genitori e bambini (tanti bambini, che la libertà di scelta "educativa" mica vale solo per mandare i figli alle scuole private!) hanno manifestato per dire no alla legge 53 e al primo decreto attuativo. Per dire no a una scuola che seleziona in funzione dei talenti, che divide i bravi ragazzi dai "nulla facenti", che mette sotto tutela i docenti ecc, ecc,. Intanto anche l'Università ha iniziato a mobilitarsi: il 17 febbraio si è svolta alla Sapienza di Roma una affollatissima assemblea con migliaia di docenti, ricercatori, studenti, con delegazioni da tutta Italia, per dire no al decreto legislativo sull'Università. In un articolo, comparso alcuni giorni fa sull'Unità, Giunio Luzzatto scrive: "L'attacco che il governo sviluppa contro il sistema pubblico della formazione e della ricerca è complessivo e complessiva deve essere la risposta….Se mai qualcuno avesse pensato che non c'è rapporto tra scuola dell'infanzia e Cnr, il ministro Brichetto Moratti ha dato importanti contributi per chiarire a tutti la perversa unitarietà della sua strategia…".
Che fare, allora? Tenere unita la protesta, mobilitarsi ovunque insieme, formulare una proposta alternativa (un progetto di riforma della scuola e dell'università) condivisa largamente…intanto firmare il documento appello "Un patto per la scuola, l'università, la ricerca".

 
             L'inchiesta della Gilda sulla sperimentazione nelle 250 scuole

La Gilda ha diffuso i risultati dell'inchiesta che ha svolto in nove regioni italiane sulla sperimentazione della legge 53/03, ai sensi della circ. n. 100 del 18/9/02. Il Miur, come si sa, non ha mai socializzato i risultati della sua verifica , è perciò interessante leggere il dossier della Gilda pubblicato in www.gildaprofessionedocente.it. Oggetto della ricerca: il tutor, il portfolio e la personalizzazione degli insegnamenti. Dall'indagine risulta che le incursioni delle famiglie dentro la scuola - uno degli obiettivi della legge 53 - non fanno proprio bene agli insegnanti. Alcuni "tutor" sono stati sottoposti dalle richieste continue dei genitori a una situazione di tale tensione, da vivere come un incubo tanto il rapporto con le famiglie quanto la compilazione del portfolio. In molti casi il portfolio si è rivelato lo strumento attraverso il quale i genitori hanno controllato l'operato dei docenti. Le slide del Miur (una sorta di raccomandazioni ai docenti) spingono infatti in modo esagerato e scorretto i genitori ad entrare all'interno della scuola, a diventare i protagonisti anche delle osservazioni sulle attività didattiche.
Fra le cose più singolari che emergono dall'inchiesta troviamo la difesa, da parte delle scuole private, dell' autonomia. Una volta che hanno elaborato il progetto educativo (rigorosamente confessionale) le scuole lo presentano alle famiglie perché ne prendano semplicemente atto; nel merito nessuno può intervenire. "Prendere o lasciare" è il dictat delle private. Altro che chiacchiere!

 
             Bando di concorso per gli insegnanti di religione cattolica

E' uscito il bando di concorso per l'immissione in ruolo degli insegnanti di religione cattolica (pubblicato il 6 febbraio sulla Gazzetta Ufficiale) con il quale il Miur istituisce due concorsi riservati (uno per la scuola dell'infanzia ed elementare, uno per la scuola secondaria di primo e secondo grado) per l'accesso a contratto a tempo indeterminato nella scuola pubblica degli insegnanti di religione. La domanda scade l'8 marzo.
L'associazione Per la scuola della Repubblica - che provvederà ad impugnare con un ricorso presso il Tar il bando di concorso - ha promosso una raccolta di firme per denunciare l'illegittimità "dell'immissione in ruolo degli insegnanti di religione cattolica, assunti sulla base del placet delle autorità religiose e per un insegnamento facoltativo". Le adesioni di singoli e di associazioni vanno indirizzate a scuolarep@inwind.it oppure per posta a: Comitato Per la scuola della Repubblica, via Lamarmora 26, 50121 Firenze.

   
 
             Una doppia violazione di diritti

Per l'ammissione al concorso riservato per gli insegnanti di religione cattolica (vedi nota sopra), oltre al possesso del riconoscimento di idoneità da parte della diocesi, occorre aver maturato quattro anni continuativi di servizio nella scuola a partire dagli ultimi dieci anni, in barba perciò a tutti quei docenti che saranno esclusi dal concorso perché licenziati prima del '95. Fino al '95, infatti, la revoca dell'idoneità da parte del vescovo comportava automaticamente il licenziamento. Dal 1995, in virtù di una legge che istituisce un ruolo speciale per i docenti di religione cattolica, a cui si accede per concorso, tale licenziamento non è più automatico e lo Stato è tenuto, se si verificano certe condizioni, ad assegnare ad altre mansioni gli insegnanti di religione privati della idoneità da parte dell'autorità ecclesiastica.
Insomma, il bando non solo conferma la situazione di ingiustizia tra insegnanti di religione cattolica (che nomina il vescovo) e insegnanti abilitati di altre discipline, ma crea una sperequazione tra gli stessi insegnanti di religione, quelli che hanno insegnato prima del 1995 e quelli che hanno insegnato dopo tale data.

   
 
             Iniziative del Cidi

Bologna 25 febbraio Scuola di qualità per tutti o per pochi?
Caserta 26 febbraio La scuola della riforma Moratti
Roma 26 febbraio Professione docente
Potenza
26/27 febbraio
Leggere e (ri)scrivere per apprendere dai testi
Napoli 17 marzo Professione docente: quale futuro?


 

 


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