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4 marzo 2010
Oltre la crisi. La scuola e la politica

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Oltre la crisi. La scuola e la politica

In una stagione in cui appare più aspro il conflitto sociale e per nulla facile il confronto sulle ragioni di una scuola pubblica per tutti in una società democratica, vogliamo porre al centro del dibattito il punto di vista di chi a queste scelte ha ispirato negli ultimi quaranta anni la propria iniziativa culturale, politica, professionale.
Andar oltre il contingente ci appare l’unico obiettivo cui tendere, convinti come siamo che non si debba rinunciare a riproporre l’idea di una istruzione pubblica finalizzata all’educazione di uomini e donne che possano e sappiano esercitare i loro diritti. Praticare le condizioni per un reale sviluppo civile, economico e culturale del Paese, a partire dalla conoscenza e dalla scuola, è l’unica scelta possibile, pena il declino della stessa idea di identità collettiva.

Il diritto all’apprendimento lungo tutto l’arco della vita, in cui il tempo della scuola dai 3 ai 18 anni ha un valore fondativo, ci appare oggi il terreno in cui collocare la riflessione, il dibattito e il progetto politico e culturale sulla rimozione degli ostacoli di cui all’art.3, comma 2 della Costituzione italiana. Il diritto di tutti all’istruzione e alla cultura rimane l’unico obiettivo per una società equa e solidale, pluralista e democratica, una scelta in grado di garantire competenze di cittadinanza e responsabilità a tutti coloro che abitano e vivono nel nostro Paese. Ma perché esso sia garantito, c’è la necessità di nuove assunzioni di responsabilità da parte della collettività per intervenire sui deficit, sulle difficoltà strutturali e sui cambiamenti culturali che, ad oggi, non sono stati ancora intercettati.

In una società che può svilupparsi esclusivamente grazie al contributo di tutti, è intollerabile la deriva imposta dall’individualismo imperante; soprattutto per noi, gente di scuola, sono intollerabili:

· una politica scolastica dettata dalla logica del risparmio che opera drastici tagli alla spesa pubblica e non investe in relazione alle necessità dei bambini, degli adolescenti, dei giovani in età scolare;

· la scarsa attenzione ai diritti dei più piccoli, ai loro bisogni di sviluppo, educazione e cura;

· l’assenza di politiche che sappiano contrastare la presenza consistente di analfabeti funzionali e di giovani e adulti in palese difficoltà di apprendimento;

· una prospettiva, che leggiamo negli atti e nelle misure del governo, che propone il lavoro, la cultura e l’istruzione in una logica elitaria, “per pochi”, che alimenta le diseguaglianze, le ingiustizie e i conflitti, dove non c’è un’idea di futuro, ma piuttosto la preoccupazione di un presente senza regole, portatore di interessi dei singoli.

Portare la conoscenza, la ricerca e quindi la scuola oltre la crisi è un obiettivo di medio e lungo periodo su cui costruire le azioni di governo del Paese, un obiettivo a cui il mondo della cultura e della politica non possono sottrarsi. Oggi, come in altri momenti importanti della storia recente del nostro Paese, con gli strumenti della scienza, nel rispetto e nei ruoli di ciascuna istituzione coinvolta nel processo di cambiamento, avvertiamo l’esigenza di un progetto politico e culturale per una democrazia sostanziale.
In un mondo globale le diversità di genere, di etnia, di religione sono una ricchezza se è privilegiato un approccio politico-culturale contro la separatezza e l’esclusione, un approccio capace di salvaguardare la pluralità dei punti di vista e degli stili di vita e di contrastare la politica dei respingimenti, costruita sugli steccati e sulle paure dell’altro. Non si governano il mondo, la società e la scuola predisponendo atti e norme “contro”, alimentando la paura dell’altro e del diverso, alzando nuove barriere, scegliendo un approccio che privilegia il “noi e loro”.

Il diritto universale all’istruzione e all’educazione
La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo indica nel diritto ll’istruzione una precondizione necessaria per esercitare a pieno tutti gli altri diritti. Una proposizione presente anche nella nostra Costituzione, ogni giorno compromessa per il prevalere di luoghi comuni e scelte legislative in contrasto con gli stessi principi fondamentali. Si ripropongono nella scuola, così come nella società, nuove gerarchie, imponendo di fatto agli aventi diritto all’istruzione scelte e situazioni educative costruite sulla disparità di trattamento, e fin dall’infanzia e dall’adolescenza.

Riporre al centro il diritto universale all’istruzione e all’educazione esige un ripensamento dell’intero sistema scolastico e formativo con una diversa impostazione culturale e organizzativa, coerente con i cambiamenti
intervenuti negli ultimi decenni nella società, nella cultura e nel lavoro.

Quale progetto culturale
Occorre ripensare il progetto culturale integrando la dimensione disciplinare e quella psico-pedagogica, evitando le contrapposizioni fra esperti dell’uno e dell’altro orientamento, assumendo la necessità di un impegno della società e del mondo della cultura a sostegno del “sapere della scuola”.
Da troppo tempo manca alla scuola un luogo autorevole in cui il mondo della ricerca culturale, educativa e didattica dialoghino, un luogo capace di costruire un’alternativa alla parcellizzazione disciplinare dilagante. Né appare sufficiente, per i nuovi problemi che irrompono nel processo di insegnamento-apprendimento, un approccio volto a riorganizzare il sapere della scuola solo intorno a grandi temi e questioni. Consegnare alle diverse età della scuola gli strumenti culturali per comprendere il mondo è l’obiettivo di una istruzione per tutti che privilegia l’inclusione.

Che cosa e come si debba insegnare e apprendere è ancora oggi la domanda chiave, a cui si dovrà necessariamente rispondere per non lasciare nella perenne situazione di incertezza chi ogni giorno utilizza il sapere della scuola per garantire apprendimenti significativi.
Un sapere irrinunciabile per un cittadino adulto è la sola risposta per una sfida educativa divenuta epocale, e non solo nel nostro Paese.

“… fatta salva l’autonomia delle Istituzioni scolastiche”
Le modifiche della Costituzione, introdotte otto anni fa, attendono soluzioni legislative che sappiano fare chiarezza su compiti e funzioni dei diversi soggetti istituzionali, ivi compresa la scuola nella sua autonomia.
Il processo di “essenzializzazione” e di “regionalizzazione” in atto impone oggi una riflessione profonda sul sistema di governance che si è andato di fatto costituendo. Non si può procedere in assenza di norme condivise.
Che cosa debbano essere oggi il diritto allo studio, le politiche per l’infanzia e per gli adulti, anche alla luce dei cambiamenti legislativi recentemente introdotti (ordinamenti, federalismo…), è una priorità di governo nazionale e regionale.
Una revisione ordinamentale, culturale e organizzativa non può essere dettata da indicatori che si sottraggono all’analisi del cambiamento necessario in una società complessa, in assenza di chiarezza riguardo alle norme generali e ai livelli essenziali delle prestazioni.
Un deciso impegno istituzionale per un sistema scolastico nazionale e unitario, in favore delle comunità locali e delle aree interne delle Regioni a rischio educativo, è ancora nel nostro Paese interesse comune se non si intendono riproporre le “tante scuole” dell’emarginazione sociale, economica e culturale e un’idea di sviluppo e di futuro in contrasto con i bisogni delle persone e dei territori.
Per questo chiediamo alle forze politiche che non si riconoscono nelle scelte di governo della scuola pubblica, di proporre un’alternativa progettuale alla deriva in atto, proponendo politiche educative nazionali a cui ispirare le scelte che dovranno essere poi tradotte nei prossimi anni sul territorio in leggi regionali in materia di istruzione e formazione.
Lo sviluppo di un Paese incomincia da qui, ovvero dalla capacità dei governanti di intercettare i bisogni dei governati, sottraendo all’incuria e all’approssimazione il diritto di tutti all’istruzione e alla cultura.

La Segreteria Nazionale del Cidi
28 febbraio 2010

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