a cura di Sofia Toselli
N. 11 bis /aprile 2004
 

La scuola per crescere
Ad una televisione di intrattenimento, sempre più grossolana e priva di contenuto, che sta producendo danni enormi nel tessuto sociale del Paese, nell'opinione pubblica, nella mente e nei comportamenti delle persone, sta per corrispondere una "rappresentazione" di cultura scolastica di bassissimo profilo. I nuovi 'programmi' infatti, non solo introducono una dimensione a-temporale della relazione educativa ma, attraverso i richiami continui alla formazione morale, spirituale e religiosa e ai principi della sintesi e dell'ologramma, veicolano un'idea della conoscenza e dell'uomo che si pensava superata da tempo.
Perciò l'assenza dell'evoluzionismo dai 'programmi' di scienze della scuola media, che tanto sta indignando i più illustri scienziati e uomini di cultura italiani, può essere assunta come il simbolo di tutto ciò che, da ora in poi, si vorrebbe cancellare dalla scuola, a cominciare da una cultura fondata sul senso critico e finalizzata al pensiero autonomo.

             Che cosa insegna una scuola che cancella Darwin
Dice il professor Bertagna…
Libri di testo e libertà di insegnamento
Quando l'erba del vicino è davvero più verde
E' tempo di "condoni culturali" … diplomifici cercansi!
Gli istituti tecnici, che fine faranno?…Ah, saperlo!
Tra somme e sottrazioni chi perde è sempre la scuola
Codici Progetto Risorse
Iniziative del Cidi
 
            
 
             Che cosa insegna una scuola che cancella Darwin

"La Repubblica" (di venerdì 23 aprile) ha pubblicato l'appello al ministro Moratti di un gruppo di insigni scienziati, perché non venga cancellato Darwin dai 'programmi' di scienze della scuola media. La rubrica di Augias, intitolata "Cosa insegna una scuola che cancella Darwin", riportava due lettere di professori universitari piene di sdegno per la cancellazione dell'evoluzionismo.
Su "la Repubblica" di sabato 24 è comparso l'articolo di Umberto Veronesi, dove si legge che "il darwinismo è un abito mentale imprescindibile per chi crede nella funzione suprema della ragione e nella sua capacità di modificare il mondo a beneficio dell'uomo".
"La Repubblica" di domenica scorsa riferiva della condanna dell'Accademia dei Lincei e aggiornava le firme all'appello degli scienziati: 10.000 adesioni raccolte in soli due giorni! A queste si dovranno aggiungere quelle degli insegnanti che lavorano ogni giorno per abituare il pensiero a pensare.

 
 
             Dice il professor Bertagna…

Il professor Bertagna, nell'intervista comparsa sabato scorso su "la Repubblica", spiega perché è giusto aver cancellato Darwin dai programmi di scienze della scuola media. Dice il professore che nella scuola "per i primi otto anni è necessario riflettere sulla esperienza, perché la scienza non è immaginazione ma verifica delle teorie. E solo dopo i primi otto anni è possibile affrontare in modo adeguato le teorie sull'evoluzione della specie umana, solo allora i giovani sono in grado di apprendere con una complessità e comparazione diverse".
E' singolare questa argomentazione, perché il professor Bertagna sta dicendo che quei ragazzi che non sono in grado, neppure sotto la guida competente dei loro insegnanti, di capire la storia evolutiva dell'uomo e il rapporto che c'è fra le varie specie, sarebbero invece capaci di scegliere consapevolmente quale scuola o percorso formativo frequentare dopo la terza media!

 
             Libri di testo e libertà di insegnamento

La circolare sull'adozione dei libri di testo informa le scuole che il Ministro dell'istruzione "ha dato indicazioni alle case editrici di modificare i libri di testo per adeguarli all'impianto ordinamentale introdotto dal Dlgs 59/04 e agli obiettivi e ai contenuti delle Indicazioni nazionali per i piani di studio personalizzati". Le case editrici, quindi, dovrebbero proporre ai docenti testi "allineati" con i nuovi 'programmi', benché tali 'programmi' non siano quelli definitivi e siano introdotti con una procedura non prevista neppure dalla legge 53/03.
La confusione e l'incertezza che il decreto legislativo sul primo ciclo ha generato nelle scuole si riflette così anche sul "che cosa adottare".
Cidi, Fnism, Legambiente Scuola e Formazione, Mce, Proteo Fare Sapere hanno perciò rivolto un appello alle scuole perché adottino libri di testo conformi al proprio piano di lavoro. "I docenti, in base alla libertà di insegnamento (art.33 della Costituzione) e all'art.117 del Titolo V della Costituzione e al Dpr 275/99 sull'autonomia scolastica - si legge nell'appello - hanno diritto di confermare il libro di testo adottato e di esigere l'edizione effettivamente scelta. In caso contrario, cioè di fronte a testi modificati in funzione del decreto, si può applicare il diritto di recesso." Contestualmente le associazioni chiedono che venga istituita "una commissione pubblica, pluralista, di alto profilo culturale, scientifico e professionale, a cui affidare il compito della stesura delle Indicazioni nazionali così come previsto dall'art. 8 del Dpr 275/99".

 
             Quando l'erba del vicino è davvero più verde

Il 16 aprile scorso l'Università di Roma Tre (Dipartimento di Scienze dell'Educazione-Laboratorio di Pedagogia sperimentale) e il Cidi hanno organizzato un incontro con Claude Thélot sul tema Come la Francia prepara la riforma della scuola. L'autorevole ospite ha coordinato i lavori della Commissione incaricata di organizzare nel suo Paese un grande dibattito sulla scuola e di indicare a Governo e Parlamento gli orientamenti per il cambiamento del sistema scolastico emersi attraverso la consultazione. E' stata buona la partecipazione all'iniziativa, altissima l'attenzione. Dopo la bella comunicazione di Thélot (di cui riportiamo una sintesi) Tullio De Mauro, Benedetto Vertecchi e Domenico Chiesa hanno posto alcune domande di approfondimento, svolgendo nel contempo sagaci considerazioni sul tema. In verità, le considerazioni nascevano spontanee al pensiero di tanta diversità, nel modo di operare per la riforma della scuola, tra il nostro Paese e la Francia: un salto di civiltà, veramente!
Ha concluso i lavori Domenico Chiesa.

 
             E' tempo di "condoni culturali" … diplomifici cercansi!

Si può dire "l'avevamo detto"? Perché noi l'avevamo detto e scritto, con dati alla mano (vedi notecidi n. 1) quello che stava succedendo nei cosiddetti diplomifici. Alba Sasso aveva presentato sulla materia, nel luglio dello scorso anno, una interrogazione parlamentare. La Cgil scuola aveva denunciato il malcostume delle scuole private che vivono e prosperano in funzione degli esami di Stato. Ora è lo stesso ministro Moratti che vuole i controlli (bisognerebbe controllare anche il modo in cui dal Ministero viene rilasciata alle scuole private che ne fanno richiesta, l'autorizzazione allo status di "paritarie"). Ha scritto il Ministro dell'istruzione nella relazione inviata al Parlamento sullo stato di attuazione della legge di parità scolastica: "Il riconoscimento del carattere pubblico del servizio reso dalla scuola paritaria richiede l'attivazione di forme di vigilanza e di controllo". Meglio tardi che mai, è il caso di dire, perché in molte scuole paritarie del nostro Paese c'è un vero e proprio boom di privatisti che, con la media dell'otto, sostengono l'esame di Stato abbreviando "per merito" il corso di studio. Quando si dice il "genio italico"!

 
             Gli istituti tecnici, che fine faranno?…Ah, saperlo!

Il 20 aprile scorso, in occasione del convegno di Confindustria a Vicenza, tutti pensavano di poter conoscere la sorte degli istituti tecnici. Invece il Ministro, trattenuta da "improrogabili impegni", non è andata al convegno di Vicenza. Ha inviato però un messaggio: "Esaminerò con attenzione le proposte sugli istituti tecnici. Voglio sottolineare che né per quanto riguarda i licei né per quanto riguarda l'istruzione e la formazione professionale, fino ad ora è stata presa alcuna decisione". E così in tanti avranno tirato un sospiro di sollievo, nella speranza che il tempo porti consiglio al Ministro. Per Confindustria infatti il sistema dell'istruzione e della formazione prefigurato dalla riforma (licei da una parte e formazione professionale dall'altra) va rivisto perché non tiene conto dell'importanza della formazione tecnico-scientifica che gli istituti tecnici sono in grado di offrire alle imprese. Non è la prima volta che gli industriali intervengono in difesa della "gloriosa" tradizione degli istituti tecnici.

   
 
             Tra somme e sottrazioni chi perde è sempre la scuola

Saranno 19.857 i docenti e gli ata che andranno in pensione il prossimo anno scolastico. I dati sono stati pubblicati sul sito del Ministero della pubblica istruzione. Secondo "ItaliaOggi" a tale cifra vanno aggiunte le 5.000 cessazioni dal servizio per inabilità o inidoneità fisica che si registreranno entro il 31 agosto, le 24.000 cessazioni registrate nel 2002 e le 25.000 nel 2003.
In tutto saranno circa 75.000 i posti vacanti. Ciò vuol dire che i 15.000 docenti e ata che saranno assunti a tempo indeterminato nell'anno scolastico 2004-05, non copriranno il fisiologico turn-over della scuola anzi, trattandosi di una cifra irrisoria a fronte degli oltre 160.000 precari in lista d'attesa, tale operazione sarà destinata ad aumentare le tensioni e i malumori.

   
 
             Codici Progetto Risorse

Si legge sul sito del Ministero che con il progetto RISORSE (ricerca e innovazione a sostegno della riforma del sistema educativo), si vuole "promuovere e sviluppare nelle scuole disponibili laboratori di ricerca-azione per il sostegno e l'accompagnamento della riforma". In una nota, a firma del Direttore generale Silvio Criscuoli, si chiede ai Dirigenti scolastici, poichè si vuole conoscere la disponibilità di ciascuna istituzione scolastica al progetto in oggetto, di compilare l'apposita scheda di rilevazione e di inviarla entro il mese di maggio al proprio Irre. Il Ministero, si dice nella nota, confida nella condivisione dell'attività e in un adeguato seguito da parte delle istituzioni scolastiche.
Ogni comunicazione ha il suo codice!

   
 
 

 


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