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Qualche giorno fa, una bellissima giornata
Il dovere dell’accoglienza e dell’integrazione
Evasione, abbandono, dissipazione scolastica
Una scuola più fragile
Iniziative
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Qualche giorno fa, una bellissima giornata |
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Il 16 febbraio a Firenze, durante un interessante convegno sull’obbligo a 16 anni organizzato dal Cidi – Obbligo di istruzione fino a 16 anni – l’Assessore regionale all’Istruzione, formazione e lavoro ha detto parole importanti, che pesano e peseranno sulle prospettive della scuola italiana: “La Toscana ha già scelto. L’attuazione della norma della Finanziaria che prevede l’innalzamento dell’obbligo a 16 anni non prevederà, nella nostra regione, la costruzione di un percorso formativo esterno alternativo alla scuola. Il raggiungimento dell’obbligo avverrà, pertanto, all’interno del biennio della scuola superiore”. Parole chiare, chiarissime. Che tracciano una strada precisa che configura possibilità concrete di far coincidere l’obbligo a 16 anni con l’obbligo scolastico. L’augurio sincero e convinto è che altre regioni – si parla, per il momento, della Puglia – si incamminino sul percorso tracciato dalla Toscana: un percorso di civiltà, democrazia, crescita per il Paese. |
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Il dovere dell’accoglienza e dell’integrazione |
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Da più parti vengono segnalate difficoltà dalle famiglie di alunni diversamente abili, in particolare con deficit grave. In virtù dell’innalzamento dell’obbligo a 10 anni, si prevede un aumento di iscrizione di alunni con handicap nel biennio della scuola superiore, con la conseguente ripercussione sull’organico degli insegnanti di sostegno, che dovranno supportare i percorsi formativi di questi alunni nelle scuole secondarie di II° grado: diventa pertanto doveroso un aumento del numero degli insegnanti di sostegno destinati a quell’ordine di scuola rispetto agli scorsi anni scolastici. Senza dimenticare poi la necessità di attivare adeguati e specifici percorsi di formazione degli insegnanti curricolari, al fine di attuare il diritto all’integrazione scolastica, riconosciuto due mesi fa anche dall’ONU, per i cittadini in situazione di handicap.
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Evasione, abbandono, dissipazione scolastica |
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Il Ministero dell’Istruzione ha pubblicato la scorsa settimana uno studio che fotografa la situazione della dispersione scolastica nel nostro Paese relativamente all’anno scolastico 2004/05. Si tratta di uno studio preoccupante, che mette a fuoco una realtà denunciata dai media senza considerarne la profonda complessità. Sotto la voce dispersione, infatti, si tende a inglobare una serie di fenomeni che rispondono a logiche differenti e che differentemente vanno trattati. Abbiamo un numero imprecisato di senza nome e senza diritti: bambini e ragazzi che ogni anno evadono totalmente la scuola e non vengono nemmeno iscritti. Di questa popolazione non sappiamo nulla, né esistono al momento possibilità di valutarne numeri e composizione. L’abbandono, poi, riguarda i bambini e i ragazzi che si iscrivono e non vengono scrutinati perché si ritirano dalla scuola senza però iscriversi ad altro istituto. Un numero relativamente basso (ma sempre sull’ordine delle 2000 unità) alle scuole elementari, che aumenta con l’aumentare degli anni di scuola. E poi c’è il fenomeno della dissipazione: ritardo dovuto alle bocciature, esiti scolastici appena sufficienti sin dalla scuola elementare, destinati a tradursi in ritardo scolastico e spesso in abbandono; debiti formativi costanti e numerosi: un’immensa popolazione scolastica alla quale la scuola non riesce a fornire in maniera efficace possibilità e spazi di crescita reale. Quella di lavorare subito per l’istituzione di un’anagrafe scolastica si rivela sempre più un’urgenza prioritaria.
Il Cidi sta programmando una serie di iniziative relative allo studio e all’analisi dei fenomeni che riguardano il complesso panorama della dispersione scolastica. La nostra rivista Insegnare dedicherà a questo tema un intero dossier alla fine del mese di maggio.
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Una scuola più fragile |
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Con l’emanazione della circolare n. 19, del 13 febbraio 2007, dopo un lungo balletto di cifre, sono finalmente stati definiti gli organici per il prossimo anno scolastico. Se in Finanziaria si prevedevano circa 19.000 cattedre in meno, i conti del Ministero ne dichiarano quasi 12.000, cifra che si ottiene sommando le 7.236 cattedre in meno in organico di diritto alle 4.473 dell’organico di fatto, quello che si definirà a settembre a iscrizioni effettuate. La differenza si deve al maggior numero di iscritti, che quindi determina un aumento complessivo delle classi. I tagli dell’organico di diritto sono così ripartiti: 2.522 alle elementari, 1.787 alle medie, 2.744 alle superiori. Per quanto riguarda le singole regioni, sarà il sud ad avere più tagli, perché l’aumento degli alunni è concentrato soprattutto al nord. La Campania perde 1.426 posti, la Sicilia poco meno (1.129). Al nord gli iscritti sono aumentati ma i tagli ci sono comunque: la Lombardia avrà 349 cattedre in meno nonostante 16 mila studenti in più. Tra le norme introdotte dal Ministero spicca la possibilità di creare classi iniziali anche con 27 alunni e intermedie fino a 31-32 alunni, aumentando di due unità i limiti ora previsti.
La situazione adesso passa nelle mani dei Direttori generali degli Uffici scolastici regionali che, come spiega la circolare, dovranno operare i tagli «in funzione degli specifici bisogni del territorio di competenza» valorizzando «le autonomie delle scuole».
Che dire? Non c’è bisogno di tante parole. I problemi che abbiamo di fronte sono tanti, e aumentano sempre di più, perché alla scuola si chiedono impegno e responsabilità sempre maggiori per fronteggiare vere e proprie emergenze educative (vedi bullismo). Ma per garantire gli obiettivi che tutti ci chiedono c’è bisogno di una scuola capace di assicurare il diritto allo studio, e la dotazione organica è la prima cosa da garantire, il vero e proprio cuore di un motore che per funzionare deve assolutamente essere stabile e definitivo.
La scuola che esce da questa circolare, invece, sembra essere sempre più fragile: aumenta il numero assoluto degli alunni e contemporaneamente diminuisce quello dei docenti; tutto ciò fa aumentare automaticamente oltre limiti sopportabili il numero degli alunni per classe, per giunta in territori in cui la dispersione è più alta. Non ha senso fare tanti progetti se si indebolisce la capacità della scuola di farsene carico.
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Iniziative |
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Palermo 2-3 marzo Fare scuola dagli 11 ai 16 anni
Bari 5-6-7 marzo Speaking in public
Torino 8 marzo L'obbligo scolastico a 16 anni
Roma 16-17-18 marzo 36° Convegno nazionale SCOMMETTERE SULLA SCUOLA
per una scuola di tutti e di qualità
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