a cura di Emma Colonna e Marina Boscaino
N. 44 del 15 giugno 2007

Come ogni anno gli esami di Stato si avvicinano, e con essi il carico di riflessioni e valutazioni che ritualmente portano con sé. Ci si interroga sul valore effettivo di questa prova, sul suo significato reale di conclusione del ciclo degli studi scolastici. Il Cidi continua ad attribuire a questa prova un significato importante. Quest’anno le novità sono tante, la più evidente delle quali è rappresentata dalla commissione “mista”, che tenta di attribuire all’esame quel margine di serietà che i provvedimenti (e i risparmi di cassa) della Moratti gli avevano definitivamente  alienato. Ma la conclusione delle prove ci rivelerà se il re-styling è stato efficace? L’eventuale variazione dei diplomati dal 96,6% dello scorso anno sarà un’indicazione significativa in questo senso? Il problema è complesso, e riguarda la valutazione, un campo su cui è d’obbligo la cautela. Per il momento ci limitiamo a considerare la positiva possibilità che – in seguito al cambiamento della normativa – non ci si trovi più a dover commentare il vergognoso fenomeno della “piramide rovesciata”, che ha caratterizzato l’epoca Moratti e le sue concessioni alle scuole private. Nell’attesa dei risultati, il Cidi augura buon lavoro a tutti i docenti e a tutti gli studenti impegnati nelle prove.


            
“Tuttoscuola” e la scuola italiana

Sezioni primavera

Proposte anti-fannulloni

Crediti e religione cattolica: a che punto siamo.

 
            
 
             “Tuttoscuola” e la scuola italiana

I 150 anni della scuola italiana si sono concretizzati in un sistema di istruzione disomogeneo per qualità e risultati degli alunni. E’ questa l’evidenza principale che emerge dal primo Rapporto sulla qualità nella scuola elaborato da “Tuttoscuola” e presentato a Roma il 12 giugno. Si tratta di oltre 63.000 dati raccolti da fonti ufficiali ed elaborati, dai quali sembra emergere un sistema nazionale costituito da tante scuole diverse da regione a regione, da provincia a provincia, in cui la qualità è distribuita a macchia di leopardo. La ricerca ha individuato 152 indicatori, raccolti in 19 quadri che configurano 5 macroaree  volte a definire la “qualità” nel sistema scolastico italiano: risorse e strutture, organizzazione e servizi, condizioni del personale, livelli di istruzione, risultati scolastici. Un lavoro decisamente apprezzabile, che aiuterà quanti intendono muoversi con maggiore cognizione di causa nel sistema complesso rappresentato dal mondo dell’istruzione. Ma se è vero che i numeri  conferiscono forza e oggettività alla descrizione del reale, occorre – come ha evidenziato il viceministro Mariangela Bastico – interpretarli correttamente, perché contribuiscano effettivamente a individuare criticità e eccellenze in un sistema che merita di essere valutato con prudenza, senza appassionarsi troppo a graduatorie che non tengono conto di variabili che i numeri da soli non possono rilevare.

     
 
            
 
             Sezioni primavera

Sta per passare in Conferenza unificata Stato-Regioni una bozza di accordo  tra Ministero della Pubblica Istruzione e Regioni: essa prevede l’apertura a circa 20.000 bambini tra i 2 e i 3 anni – a partire dal prossimo anno scolastico – di sezioni primavera. 30 milioni di euro stanziati, erogati da MPI, Ministero della Famiglia e Ministero della Solidarietà sociale. Tali fondi riusciranno a coprire solo parzialmente i costi: i gestori potranno chiedere un contributo alle famiglie. Gli standard qualitativi sono definiti da leggi regionali, mentre l’autorizzazione ai soggetti che presentino i requisiti necessari spetta ai Comuni. Si tratta, comunque,  di  una sperimentazione annuale  a cui possono partecipare Comuni, scuole paritarie e scuole statali. La regia dell’operazione è nazionale; ad essa spetta il compito di selezionare le richieste che i Comuni avranno accolto. Tutta da giocare infine la partita del coinvolgimento del personale: il personale qualificato previsto sarà costituito da educatori dei nidi, ma certamente ci sarà un coinvolgimento del personale della scuola statale in forme e modalità ancora da verificare.

            
 
             Proposte anti-fannulloni

Abbiamo a più riprese espresso il nostro parere in merito alle esternazioni sulla stampa di chi punta il dito contro gli insegnanti-fannulloni, rappresentando però sotto questa veste l’intera categoria: tra gli insegnanti – come in tanti altri ambiti professionali - si annidano realmente sacche di demotivazione e incompetenza nei cui confronti andrebbero presi provvedimenti adeguati sia per garantire il diritto all’apprendimento di qualità per tutti, sia per non delegittimare il prezioso lavoro della maggioranza dei docenti. La campagna mediatica che si è scatenata contro tutti gli insegnanti – colpevolmente identificati con i prodotti di un’iconografia sbattuta in prima pagina da vari editorialisti – ha il sapore di un attacco alla scuola pubblica e di appoggio alla chiamata diretta da parte dei dirigenti scolastici, con tutto il carico di arbitrarietà che ne consegue. Occorre però tenere presente che – in una situazione così complicata e in una gestione così unidirezionale della stampa e delle televisioni – il fenomeno pure esistente del professore fannullone crea un danno immane all’intera categoria. E’ del ministro Nicolais l’ipotesi – bocciata dai sindacati – di istituire presso il Cnel una commissione indipendente, che valuti qualità e risultati della Pubblica Amministrazione. Per quanto riguarda la scuola, si tratterebbe di verificare l’efficacia del sistema attraverso il rendimento degli studenti, la lotta alla dispersione, l’assenteismo del personale. La proposta – condivisibile o meno – pone però questioni alle quali non è più opportuno sottrarsi: la necessità di inaugurare una ragionevole, cauta ma determinata stagione di elaborazione programmatica e di richieste sulla valorizzazione della professionalità e del lavoro di chi si impegna con motivazione e competenza; e la dimostrazione che una riflessione seria sulla revisione dello status giuridico dei docenti – certamente estranea agli obiettivi e alle procedure proposte a suo tempo dalla Moratti – non può essere rimandata troppo a lungo.

            
 
             Crediti e religione cattolica: a che punto siamo.

Il giorno 11 giugno il Consiglio di Stato ha confermato il provvedimento provvisorio a favore del Ministero dell’Istruzione di sospensione dell’ordinanza del Tar del Lazio; tale ordinanza sospendeva a sua volta l’O.M. 26/07, che consente l’attribuzione di credito scolastico in relazione alla frequenza dell’Insegnamento della Religione Cattolica. La prossima tappa di questa inquietante vicenda sarà il giudizio di merito davanti al Tar del Lazio, la cui data è però ancora da stabilire. Non possiamo che ribadire tutte le nostre preoccupazioni sulla natura di questo conflitto.

            
 
             Iniziative

Cosenza 30 giugno - 1 luglio
Dell'insegnare e dell'apprendere


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