N. 05 dicembre 2003
 

La scuola s'è desta!
Gli insegnanti rimandano al mittente le belle agende "tuttepatinate", che il ministro Moratti ha inviato ai docenti. Si incartano pacchi in tutte le scuole d'Italia: la Cgil scuola, la Gilda, ma anche la Cisl scuola della Lombardia li stanno raccogliendo per farli pervenire presso il ministero dell'Istruzione o presso gli Uffici scolastici regionali. Moltissimi insegnanti per autonoma iniziativa incartano e rispediscono le agende. Gli insegnanti sono fatti così, non riescono proprio a capire perché si debbano spendere tanti soldi in propaganda e comunicazione virtuale quando si continua a tagliare sul personale, sugli organici, sulle ore obbligatorie di insegnamento, sui finanziamenti alle scuole autonome ecc., ecc..
Noi l'avevamo detto (vedi Notecidi n. 4): la scuola non ha bisogno di marketing.

             Un decreto legislativo che proprio non va giù
L'on. Napoli e la relazione della maggioranza
Cnpi o Consiglio del principe?
Carriera? Meglio valorizzazione professionale
Scuole paritarie e alunni disabili
La Gilda e l'Associazione docenti cattolici
Campione di bel pensiero
Studenti e diritto di assemblea
Iniziative
 
            
 
             Un decreto legislativo che proprio non va giù

Il decreto legislativo relativo alla scuola dell'infanzia e al primo ciclo dell'istruzione ha di fronte a sé una strada non facile. Intanto la CGIL scuola e la CISL scuola ne chiedono il ritiro e, a tal fine, hanno avviato una raccolta di firme. Anche la Uil scuola ha lanciato la campagna "Una firma per bloccare il decreto e aprire un confronto con il Sindacato". Le Associazioni professionali (Cidi, Legambente scuola e formazione, MCE, Proteo fare sapere) e il CGD (il Coordinamento dei genitori democratici) continuano a promuovere l'iniziativa "invia lettera" ai componenti delle Commissioni cultura e istruzione di Camera e Senato (ci risulta che le caselle di posta elettronica di quei parlamentari siano intasate di lettere!). Intanto in Conferenza Unificata per l'esame del decreto le Regioni ribadiscono la questione del metodo (il metodo della concertazione e i tempi della concertazione!) e chiedono: precisazioni sui costi; lo scorporo dal decreto degli allegati A,B,C,D; la definizione della quota oraria delle Regioni (e questi, solo per citare alcuni punti). I Comuni, dal canto loro, denunciano la mancata previsione delle risorse finanziarie, la non chiarezza circa le dotazioni organiche per il tempo pieno, la sorte degli Istituti comprensivi ecc. Aspettiamo con curiosità il parere definitivo della Conferenza unificata Stato-Regioni e Autonomie locali.
Nel frattempo sono iniziate le audizioni presso la 7a Commissione del Senato: Sindacati e Associazioni si sono in questi giorni esercitati a dire in cinque minuti (è veramente ridicolo!) le tante cose negative e illegittime contenute nel decreto, in un contesto in cui a fronte di Senatori (e Senatrici) che ascoltano, ci sono tanti Senatori che fanno orecchie "da mercante".

 
             L'on. Napoli e la relazione della maggioranza

L'on. Angela Napoli, in qualità di relatrice di maggioranza della Commissione cultura e istruzione della Camera, ha illustrato (nella seduta del 3 dicembre) lo schema di decreto legislativo, rimarcando come la mancata conoscenza dei contenuti del decreto, abbia determinato dubbi ed errate interpretazioni nel mondo della scuola. Ci piacerebbe controbattere all'on. Napoli che i contenuti del decreto si conoscono da un bel pezzo, che gli stessi sono stati commentati dal ministero articolo dopo articolo e che, nonostante le suadenti argomentazioni addotte dal commentatore, il mondo della scuola (insegnanti, sindacati, associazioni professionali e dei genitori, esperti di scuola, pedagogisti), ma anche Regioni e Comuni, continuano a sollevare dubbi e critiche. L'onorevole afferma poi che "il provvedimento mette a regime la sperimentazione avvenuta nell'anno scolastico 2002-2003, cui hanno aderito più di 250 istituzioni scolastiche, nonché le migliori pratiche realizzate dalle scuole nell'ambito della propria autonomia". Onorevole Napoli, le singole istituzioni scolastiche della scuola dell'infanzia e della primaria statali (contando anche i plessi) sono oltre 50.000, quindi parlare di sperimentazione in 250 unità scolastiche (di cui una fetta consistente di scuole private) è veramente irrilevante! Inoltre, di tali sperimentazioni gli esiti sono piuttosto incerti mentre sappiamo con sicurezza in quale direzione vadano "le migliori pratiche realizzate dalle scuole nell'ambito della loro autonomia": creda, non è quella prevista dal decreto.

 
             Cnpi o Consiglio del principe?

E' stato approvato dal Consiglio dei ministri, in prima lettura, lo schema di decreto legislativo di riforma degli organi collegiali territoriali; ora andrà al parere della Conferenza unificata Stato-Regioni per essere successivamente approvato, in via definitiva, dal Consiglio dei ministri. Entro il 15 settembre 2004 dovrebbero costituirsi - queste almeno sono le intenzioni - i nuovi organi collegiali. Il provvedimento modifica profondamente gli organismi di consultazione scolastica, sia quelli di livello nazionale, sia regionale e locale. Il nuovo Cnpi prevede 55 componenti, di cui 10 di nomina del Ministro e 45 in rappresentanza delle scuole statali, paritarie, di lingua tedesca, slovena, della Val d'Aosta. Di questi 45, 19 sono componenti di diritto, 3 sono eletti (al loro interno, dai rappresentanti delle scuole paritarie nei consigli scolastici regionali), 7 sono designati. Con ordinanza del Ministro sono stabiliti i termini e le modalità per le elezioni, le nomine e le designazioni dei componenti del Consiglio. Attualmente la maggior parte dei componenti del Cnpi è eletta direttamente dal personale della scuola attraverso liste presentate da Sindacati e Associazioni. I componenti durano in carica quattro anni, ma per il Consiglio nazionale è prevista la loro decadenza al termine del mandato del Ministro che li ha nominati. I sindacati hanno già -e in più occasioni- espresso con nettezza la loro contrarietà al provvedimento, soprattutto perché riduce la rappresentanza diretta della categoria. Obiettivamente esiste il rischio che si configuri un organo autoreferenziale, una sorta di "Consiglio del principe", lontano dagli interessi della scuola e vicino, molto vicino, a quelli del Ministro di turno.

 
             Carriera? Meglio valorizzazione professionale

Si è svolto al Ministero il primo incontro tra Sindacati, Miur ed Aran (Agenzia per la contrattazione nel pubblico impiego) per la definizione di un percorso di carriera degli insegnanti. Infatti l'art. 22 del recente CCNL prevede che "entro il 31 dicembre 2003 una commissione di studio elabori le soluzioni possibili, definendone i costi tendenziali, per istituire già nel prossimo biennio contrattuale, qualora sussistano le relative risorse, meccanismi di carriera professionale per i docenti". I Sindacati presenti (Cgil, Cisl e Uil scuola, insieme allo Snals) hanno chiesto in via preliminare di verificare le risorse finanziarie che il Governo intende aggiungere per la carriera dei docenti. Hanno inoltre chiesto la sospensione della discussione in Parlamento sui due progetti di legge relativi allo stato giuridico degli insegnanti. Il dibattito sullo Stato giuridico, avviato alla VII Commissione della Camera, è infatti, almeno per ora, sospeso. Ferdinando Adornato, presidente di tale Commissione, ha però dichiarato (al Convegno dell'ANP e dell'APEF, svoltosi a Roma lo scorso 1 dicembre) che entro i primi sei mesi del nuovo anno sarà pronto il nuovo stato giuridico dei docenti. Mentre l'on. Napoli (relatrice di maggioraza alla VII Commissione della Camera) ha inoltrato una interrogazione parlamentare al ministro Moratti per sapere "quali siano i motivi che hanno portato il ministro dell'Istruzione a disattendere un preciso impegno (la revisione dello stato giuridico dei docenti, ndr) assunto in Parlamento…" . Vedremo cosa risponderà il Ministro. Intanto nel secondo incontro (svoltosi il 9 dicembre all'Aran), i Sindacati hanno ribadito i punti fermi su cui intendono costruire l'ipotesi di carriera, anzi, meglio dire di "valorizzazione" professionale: un modello organizzativo che si fondi sull'autonomia delle scuole e sulla cooperazione; la centralità del lavoro d'aula; la formazione in servizio; un più celere passaggio tra retribuzioni minime e massime; il rafforzamento delle forme di "mobilità" professionale. Il prossimo incontro è fissato per il 18 dicembre.

 
             Scuole paritarie e alunni disabili

La CGIL scuola ha presentato un esposto alla procura della Repubblica perché avvii una indagine per verificare l'eventuale disattenzione del ministero dell'Istruzione nei confronti di alcune scuole paritarie, anche di ispirazione cattolica, che avrebbero rifiutato le iscrizioni ad alunni disabili. Infatti - si legge nel comunicato della Cgil scuola - "il mantenimento della condizione di scuola parificata richiede il rigoroso rispetto di alcune condizioni, una delle quali è appunto l'applicazione delle norme vigenti in materia di inserimento di studenti con handicap o in condizioni di svantaggio" (legge 62/'00, art. 1, comma 4, lett. e). Siamo contenti di tale iniziativa, ma mentre parliamo di gravi violazioni delle norme e di palesi ingiustizie, ci piacerebbe che la CGIL scuola presentasse anche un esposto alla Procura della Repubblica per verificare la superficialità con cui il ministero dell'Istruzione rilascia le qualifiche di scuola paritaria alle scuole private che ne fanno richiesta, senza che ne abbiano i requisiti. E mentre ci troviamo, per indagare sui fatti strani che accadono, e che nessuno controlla, in alcune scuole paritarie in occasione degli esami di Stato (vedi Notecidi n.1).

             La Gilda e l'Associazione docenti cattolici

In un articolo comparso alcuni giorni fa sul giornale "La Padania", Alberto Giannino, presidente nazionale dell'Adc (Associazione docenti cattolici), con argomentazioni che trasudano un livore veramente eccessivo, accusa la Gilda perché, a suo dire, discriminerebbe gli insegnanti di religione cattolica. La Gilda aveva presentato, in vista delle elezioni delle RSU, un ricorso al Comitato dei Garanti presso l'Ufficio provinciale del lavoro contro l'ammissibilità della candidatura di un docente di religione nella lista Cisl del Liceo Vittorio Veneto.
Francesco Zaffuto, coordinatore provinciale della Gilda, risponde al presidente dell'Adc con ineccepibile precisione, dalle pagine dello stesso giornale, sottolineando che l'accordo quadro del 7/8/'98 all'art. 3 (che ancora regola le elezioni delle Rappresentanze Sindacali Unitarie) indica "quale requisito per l'elettorato passivo quello di essere dipendenti con contratto di lavoro a tempo indeterminato e che i docenti di religione cattolica potranno avere tale ruolo solo dopo l'espletamento dei concorsi previsti dalla Legge 18 luglio 2003 n.186". Inoltre, il coordinatore della Gilda ricorda che in un recente incontro a carattere nazionale (presenti tutti i Sindacati rappresentativi, oltre allo Snadir, il Sindacato degli insegnanti di religione cattolica) fu riconfermata quell'interpretazione, cioè "in base all'accordo quadro del 7/8/'98 non ci sono margini per riconoscere ai docenti di religione, in quanto non di ruolo, l'elettorato passivo".

 
            
 
             Campione di bel pensiero

Vittorio Campione, il cui pensiero bipartisan è noto al mondo della scuola, con un articolo apparso recentemente sul giornale il Riformista, offre il suo contributo al dibattito attuale sullo stato giuridico dei docenti, sull'elevato numero del personale, sulla funzione e ruolo degli insegnanti, proponendo alcune efficaci (dal suo punto di vista) soluzioni.
La prima: occorre differenziare la funzione docente, infatti non tutti sanno fare bene quanto la funzione richiede. Differenziata la funzione, la singola scuola può assumere (e licenziare, ndr) in base alla funzione che serve.
La seconda: modificata l'organizzazione del lavoro, non servono più le supplenze, se un docente è assente, le classi si scompongono per seguire le attività che altri docenti della scuola stanno svolgendo.
La terza: modificati i meccanismi di assunzione, la scuola cerca, seleziona, assume il personale per le funzioni di supporto, all'interno dell'offerta di personale qualificato.
La quarta: poiché quasi un terzo degli attuali docenti va in pensione entro i prossimi anni si può provare ad affidare alle scuole il reclutamento (in sostituzione) di quanti andranno in pensione nei prossimi anni. Questo sarebbe un modo per cominciare a trasferire alle scuole autonome un compito che non può che essere loro. Con criteri, certo, di trasparenza e controlli, ma senza gli automatismi dei punteggi.
La quinta, relativa al nodo tra formazione iniziale e reclutamento, è l'inevitabile modifica dello Stato giuridico dei docenti. Le soluzioni proposte da Vittorio Campione non ci sorprendono. Le sue idee le conosciamo da tempo, del resto sono quelle che in più occasioni hanno profuso alcuni rappresentanti di Confindustria e quel movimento della scuola che fa capo all'area cosiddetta "liberal". Quel che sorprende è che possano indurre in tentazione… qualcuno a sinistra!

 
             Studenti e diritto di assemblea

Il Miur con nota del 26 novembre scorso ha confermato che le assemblee degli studenti vanno considerate come attività didattica vera e propria, occasione educativa e formativa per la crescita dei giovani. Un dirigente scolastico della Sicilia voleva infatti far recuperare ai suoi allievi le ore "perse" in assemblea. Gli studenti hanno fatto ricorso, l'Ufficio scolastico regionale ha girato il quesito al Ministero, il Ministero ha così risposto.

 
             Iniziative

 

Roma 17/23 dicembre 2003 Corso di formazione in servizio per docenti europei

Brescia 15 dicembre Le scuole bresciane e la "scuola per crescere

Cosenza 24 gennaio 2004 L1, L2, L3... in Europa. Curricoli a confronto

 

 


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