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              La scuola per 
              crescereAd una televisione di intrattenimento, sempre più grossolana 
              e priva di contenuto, che sta producendo danni enormi nel tessuto 
              sociale del Paese, nell'opinione pubblica, nella mente e nei comportamenti 
              delle persone, sta per corrispondere una "rappresentazione" di cultura 
              scolastica di bassissimo profilo. I nuovi 'programmi' infatti, non 
              solo introducono una dimensione a-temporale della relazione educativa 
              ma, attraverso i richiami continui alla formazione morale, spirituale 
              e religiosa e ai principi della sintesi e dell'ologramma, 
              veicolano un'idea della conoscenza e dell'uomo che si pensava superata 
              da tempo.
 Perciò l'assenza dell'evoluzionismo dai 'programmi' di scienze della 
              scuola media, che tanto sta indignando i più illustri scienziati 
              e uomini di cultura italiani, può essere assunta come il simbolo 
              di tutto ciò che, da ora in poi, si vorrebbe cancellare dalla scuola, 
              a cominciare da una cultura fondata sul senso critico e finalizzata 
              al pensiero autonomo.
 
 
  |   |  | Che 
              cosa insegna una scuola che cancella Darwin Dice il professor Bertagna…
 Libri di testo e libertà di insegnamento
 Quando l'erba del vicino è davvero più verde
 E' tempo di "condoni culturali" … diplomifici 
              cercansi!
 Gli istituti tecnici, che fine faranno?…Ah, saperlo!
 Tra somme e sottrazioni chi perde è sempre la scuola
 Codici Progetto Risorse
 Iniziative del Cidi
 
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              cosa insegna una scuola che cancella Darwin |   
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 "La 
                Repubblica" (di venerdì 23 aprile) ha pubblicato l'appello 
                al ministro Moratti di un gruppo di insigni scienziati, perché 
                non venga cancellato Darwin dai 'programmi' di scienze della scuola 
                media. La rubrica di Augias, intitolata "Cosa insegna una scuola 
                che cancella Darwin", riportava due lettere di professori universitari 
                piene di sdegno per la cancellazione dell'evoluzionismo.Su "la Repubblica" di sabato 24 è comparso l'articolo 
                di Umberto Veronesi, dove si legge che "il darwinismo è un 
                abito mentale imprescindibile per chi crede nella funzione suprema 
                della ragione e nella sua capacità di modificare il mondo a beneficio 
                dell'uomo".
 "La Repubblica" di domenica scorsa riferiva della condanna 
                dell'Accademia dei Lincei e aggiornava le firme all'appello 
                degli scienziati: 10.000 adesioni raccolte in soli due giorni! 
                A queste si dovranno aggiungere quelle degli insegnanti che lavorano 
                ogni giorno per abituare il pensiero a pensare.
 
 
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            |  |  |  | Dice 
              il professor Bertagna… |   
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 Il 
                professor Bertagna, nell'intervista comparsa sabato scorso su 
                "la Repubblica", spiega perché è giusto aver cancellato Darwin 
                dai programmi di scienze della scuola media. Dice il professore 
                che nella scuola "per i primi otto anni è necessario riflettere 
                sulla esperienza, perché la scienza non è immaginazione ma verifica 
                delle teorie. E solo dopo i primi otto anni è possibile affrontare 
                in modo adeguato le teorie sull'evoluzione della specie umana, 
                solo allora i giovani sono in grado di apprendere con una complessità 
                e comparazione diverse".E' singolare questa argomentazione, perché il professor Bertagna 
                sta dicendo che quei ragazzi che non sono in grado, neppure sotto 
                la guida competente dei loro insegnanti, di capire la storia evolutiva 
                dell'uomo e il rapporto che c'è fra le varie specie, sarebbero 
                invece capaci di scegliere consapevolmente quale scuola o percorso 
                formativo frequentare dopo la terza media!
 
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              di testo e libertà di insegnamento |   
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 La 
                circolare 
                sull'adozione dei libri di testo informa le scuole che il Ministro 
                dell'istruzione "ha dato indicazioni alle case editrici di modificare 
                i libri di testo per adeguarli all'impianto ordinamentale introdotto 
                dal Dlgs 59/04 e agli obiettivi e ai contenuti delle Indicazioni 
                nazionali per i piani di studio personalizzati". Le case editrici, 
                quindi, dovrebbero proporre ai docenti testi "allineati" con i 
                nuovi 'programmi', benché tali 'programmi' non siano quelli definitivi 
                e siano introdotti con una procedura non prevista neppure dalla 
                legge 53/03.La confusione e l'incertezza che il decreto legislativo sul primo 
                ciclo ha generato nelle scuole si riflette così anche sul "che 
                cosa adottare".
 Cidi, Fnism, Legambiente Scuola e Formazione, Mce, Proteo Fare 
                Sapere hanno perciò rivolto un appello 
                alle scuole perché adottino libri di testo conformi al proprio 
                piano di lavoro. "I docenti, in base alla libertà di insegnamento 
                (art.33 della Costituzione) e all'art.117 del Titolo V della Costituzione 
                e al Dpr 275/99 sull'autonomia scolastica - si legge nell'appello 
                - hanno diritto di confermare il libro di testo adottato e di 
                esigere l'edizione effettivamente scelta. In caso contrario, cioè 
                di fronte a testi modificati in funzione del decreto, si può applicare 
                il diritto di recesso." Contestualmente le associazioni chiedono 
                che venga istituita "una commissione pubblica, pluralista, di 
                alto profilo culturale, scientifico e professionale, a cui affidare 
                il compito della stesura delle Indicazioni nazionali così come 
                previsto dall'art. 8 del Dpr 275/99".
 
 
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            |  |  |  | Quando 
              l'erba del vicino è davvero più verde |   
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 Il 
                16 aprile scorso l'Università di Roma Tre (Dipartimento di Scienze 
                dell'Educazione-Laboratorio di Pedagogia sperimentale) e il Cidi 
                hanno organizzato un incontro con Claude Thélot sul tema Come 
                la Francia prepara la riforma della scuola. L'autorevole 
                ospite ha coordinato i lavori della Commissione incaricata di 
                organizzare nel suo Paese un grande dibattito sulla scuola e di 
                indicare a Governo e Parlamento gli orientamenti per il cambiamento 
                del sistema scolastico emersi attraverso la consultazione. E' 
                stata buona la partecipazione all'iniziativa, altissima l'attenzione. 
                Dopo la bella comunicazione di Thélot (di cui riportiamo una sintesi) 
                Tullio De Mauro, Benedetto Vertecchi e Domenico Chiesa hanno posto 
                alcune domande di approfondimento, svolgendo nel contempo sagaci 
                considerazioni sul tema. In verità, le considerazioni nascevano 
                spontanee al pensiero di tanta diversità, nel modo di operare 
                per la riforma della scuola, tra il nostro Paese e la Francia: 
                un salto di civiltà, veramente!Ha concluso 
                i lavori Domenico Chiesa.
 
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            |  |  |  | E' 
              tempo di "condoni culturali" … diplomifici cercansi! |   
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 Si 
                può dire "l'avevamo detto"? Perché noi l'avevamo detto e scritto, 
                con dati alla mano (vedi notecidi 
                n. 1) quello che stava succedendo nei cosiddetti diplomifici. 
                Alba Sasso aveva presentato sulla materia, nel luglio dello scorso 
                anno, una interrogazione 
                parlamentare. La Cgil 
                scuola aveva denunciato il malcostume delle scuole private 
                che vivono e prosperano in funzione degli esami di Stato. Ora 
                è lo stesso ministro Moratti che vuole i controlli (bisognerebbe 
                controllare anche il modo in cui dal Ministero viene rilasciata 
                alle scuole private che ne fanno richiesta, l'autorizzazione allo 
                status di "paritarie"). Ha scritto il Ministro dell'istruzione 
                nella relazione inviata al Parlamento sullo stato di attuazione 
                della legge di parità scolastica: "Il riconoscimento del carattere 
                pubblico del servizio reso dalla scuola paritaria richiede l'attivazione 
                di forme di vigilanza e di controllo". Meglio tardi che mai, è 
                il caso di dire, perché in molte scuole paritarie del nostro Paese 
                c'è un vero e proprio boom di privatisti che, con la media dell'otto, 
                sostengono l'esame di Stato abbreviando "per 
                merito" il corso di studio. Quando si dice il "genio italico"! 
                
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            |  |  |  | Gli 
              istituti tecnici, che fine faranno?…Ah, saperlo! |   
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                Il 20 aprile scorso, in occasione del convegno di Confindustria 
                a Vicenza, tutti pensavano di poter conoscere la sorte degli istituti 
                tecnici. Invece il Ministro, trattenuta da "improrogabili impegni", 
                non è andata al convegno di Vicenza. Ha inviato però un messaggio: 
                "Esaminerò con attenzione le proposte sugli istituti tecnici. 
                Voglio sottolineare che né per quanto riguarda i licei né per 
                quanto riguarda l'istruzione e la formazione professionale, fino 
                ad ora è stata presa alcuna decisione". E così in tanti avranno 
                tirato un sospiro di sollievo, nella speranza che il tempo porti 
                consiglio al Ministro. Per Confindustria infatti il sistema dell'istruzione 
                e della formazione prefigurato dalla riforma (licei da una parte 
                e formazione professionale dall'altra) va rivisto perché non tiene 
                conto dell'importanza della formazione tecnico-scientifica che 
                gli istituti tecnici sono in grado di offrire alle imprese. Non 
                è la prima volta che gli 
                industriali intervengono in difesa della "gloriosa" tradizione 
                degli istituti tecnici.  
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            |  |  |  | Tra 
              somme e sottrazioni chi perde è sempre la scuola |   
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                Saranno 19.857 i docenti e gli ata che andranno in pensione il 
                prossimo anno scolastico. I dati sono stati pubblicati sul sito 
                del Ministero della pubblica istruzione. Secondo "ItaliaOggi" 
                a tale cifra vanno aggiunte le 5.000 cessazioni dal servizio per 
                inabilità o inidoneità fisica che si registreranno entro il 31 
                agosto, le 24.000 cessazioni registrate nel 2002 e le 25.000 nel 
                2003.In tutto saranno circa 75.000 i posti vacanti. Ciò vuol dire che 
                i 15.000 docenti e ata che saranno assunti a tempo indeterminato 
                nell'anno scolastico 2004-05, non copriranno il fisiologico turn-over 
                della scuola anzi, trattandosi di una cifra irrisoria a fronte 
                degli oltre 160.000 precari in lista d'attesa, tale operazione 
                sarà destinata ad aumentare le tensioni e i malumori.
 
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              Progetto Risorse |   
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                Si legge sul sito del Ministero che con il progetto 
                RISORSE (ricerca e innovazione a sostegno della riforma del 
                sistema educativo), si vuole "promuovere e sviluppare nelle 
                scuole disponibili laboratori di ricerca-azione per il sostegno 
                e l'accompagnamento della riforma". In una 
                nota, a firma del Direttore generale Silvio Criscuoli, si 
                chiede ai Dirigenti scolastici, poichè si vuole conoscere 
                la disponibilità di ciascuna istituzione scolastica al progetto 
                in oggetto, di compilare l'apposita scheda di rilevazione 
                e di inviarla entro il mese di maggio al proprio Irre. Il Ministero, 
                si dice nella nota, confida nella condivisione dell'attività 
                e in un adeguato seguito da parte delle istituzioni scolastiche.Ogni comunicazione ha il suo codice!
 
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